“Non è una buona scuola quella che non sia consapevole che l’apertura al mondo si fa prima di tutto dando valore alla pluralità di mondi – lingue, religioni, culture, esperienze – che sono ormai parte costitutiva della scuola e del paese”. Così si legge nel contributo della Rete Scuolemigranti alla consultazione pubblica su La buona scuola. Il 24 settembre le associazioni della Rete si sono riunite in assemblea e la coordinatrice Paola Piva, in apertura, ha commentato: “Non c’è un potenziale rinnovamento strategico nel documento del governo”. Quel rinnovamento e quella scuola buona che gli aderenti alla rete Scuolemigranti cercano di costruire dal 2009 e su cui si lavorerà anche quest’anno.
L’assemblea, infatti, è stata l’occasione per ingranare la marcia. Dopo un primo momento collettivo in cui è stato presentato il nuovo sito della Rete, i partecipanti, divisi in gruppi, si sono messi al lavoro su più fronti. Una porzione ha affrontato le questioni legate alla collaborazione con i CTP, Centri Territoriali Permanenti, un’altra quelle relative all’inserimento nella scuola dei minori e un’altra ancora ha discusso sulla possibilità di organizzare un evento per presentare alla città la Rete Scuolemigranti, 120 associazioni che insegnano gratuitamente la lingua italiana agli stranieri.
“I corsi coordinati sono un punto avanzato del rapporto volontariato-scuole pubbliche e sono unici in tutta Italia, segno anche di un lavoro massiccio dei volontari”, ha fatto notare il coordinatore della sessione sui CTP, Augusto Venanzetti. Basti pensare che nell’anno scolastico 2012/2013 gli stranieri iscritti ai corsi dei CTP a Roma erano poco meno di 8.000, mentre le cifre relative a quelli del volontariato superavano i 12.000. La rete e l’Ufficio Scolastico del Lazio hanno creato un sistema che permette alle associazioni di tenere i corsi d’italiano L2 e ai Centri Territoriali Permanenti di fare soltanto la verifica finale. E non tutto il corso come previsto dall’accordo d’integrazione. Ma anche il sistema dei corsi coordinati può incepparsi quando si interagisce con dirigenti scolastici e insegnanti impreparati o poco sensibili ai temi, hanno fatto notare i partecipanti. Una questione da non sottovalutare se si pensa che la possibilità di affrontare l’esame è un passaggio obbligato per regolarizzare la propria posizione nel nostro paese.
I rapporti con le scuole, poi, si fanno ancora più complessi se si parla di minori. Il gruppo di lavoro coordinato da Luigi Ugolini ha posto l’accento su una serie di questioni in cui quelle legate all’insegnamento della lingua italiana finiscono all’ultimo posto. Una su tutte: il caso dei minori non accompagnati che avrebbero bisogno di essere motivati all’apprendimento con metodi non tradizionali e supportati da personale specializzato. “Ci facciamo carico di problemi e proposte che vengono dalla scuola e ci attrezziamo al meglio per rispondere”, ha fatto notare Ugolini. Ma le istituzioni comunicano poco e collaborano ancora meno. Da qui è nata da parte del gruppo la proposta di un laboratorio linguistico permanente che sia capace di rispondere, sempre e subito, alle esigenze delle scuole.
E proprio perché comunicare è fondamentale, il terzo gruppo coordinato da Matilde Passa ha lavorato sull’idea di una festa della rete Scuolemigranti, un evento che racconti le attività, diverse ma comuni, di più di cento associazioni. L’obiettivo sarà coinvolgere istituzioni, cittadini, aderenti, ma più di tutti avvicinare chi è disinteressato all’intercultura e all’integrazione. Potrebbe essere una sfida interessante provare, per una volta, a cambiare le carte in tavola per scoprire che in realtà ognuno di noi è uno straniero.
La condivisione del lavoro e lo scambio di competenze tra le associazioni della Rete dimostra che una buona scuola per tutti si può costruire, se tutti sono disposti a collaborare.
Rosy D’Elia(24 settembre 2014)
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