Gian Matteo Sabatino, Tutti a scuola, La Scuola, Brescia, 2008“Non c’è nulla di più importante dell’imparare, stando fianco a fianco, alunni italiani e stranieri, a conoscersi, rispettarsi, a lavorare assieme, ad apprendere ciò che è fondamentale nella vita”. Questo traguardo si può raggiungere solo attraverso il “filtro” sociale della scuola che è “il fulcro del processo d’integrazione degli stranieri nel nostro mondo” (G. M. Sabbatino, Tutti a scuola, Ed. La scuola, pag 149).La scuola italiana sta vivendo un periodo-percorso di trasformazione con l’intenzione di migliorarsi qualitativamente; per tale motivo deve dotarsi di un piano organico per l’accoglienza degli studenti stranieri.L’incidenza statistica degli iscritti non italiani è diventata un dato strutturale dell’istituzione scolastica italiana. La percentuale di alunni stranieri a tutti i livelli è in costante crescita e nel 2007 si attestava al 4,8% del complesso degli studenti delle scuole italiane. Negli ultimi 2 anni il numero dei non italiani è cresciuto del 16%. In mancanza della presenza scolastica degli stranieri il numero complessivo degli studenti sarebbe diminuito negli ultimi anni. Questi dati confermano il consolidamento della presenza straniera sul suolo italiano.Dove sono gli alunni stranieriAumenta il numero degli studenti stranieri “europei” mentre diminuiscono quelli extraeuropei. La dislocazione territoriale di questi nuovi cittadini italiani è assai disomogenea in quanto si concentra nelle regioni più ricche del paese, soprattutto nel Nord-Est. Ultime nella graduatoria di studenti stranieri sono, come spesso succede, le regioni meridionali. Basti pensare che dei 6005 diplomati stranieri nelle nostre scuole nel 2006, solo 115 hanno conseguito il titolo scolastico in Puglia. In valore assoluto, invece, la regione con minor numero di studenti stranieri è la Campania.Il processo di integrazione dei cittadini stranieri attraverso le istituzioni scolastiche è iniziato relativamente da poco tempo e non è ancora giunto ad un punto consolidato e stabile, in quanto la distribuzione ai vari livelli scolastici è ancora spoporzionata, con una forte presenza straniera tra gli alunni più piccoli mentre a mano a mano che si sale di grado la presenza straniera diminuisce progressivamente. Una delle cause è il grave problema dell’abbandono scolastico da parte dei giovani stranieri che non vanno oltre le scuole secondarie di primo grado.Presenza nella scuola primariaI dati più interessanti, dunque, sono quelli che arrivano dalle scuole primarie che hanno, all’interno di una media nazionale, una percentuale del 6,8% di studenti stranieri. Molti di questi fanno parte di una seconda generazione che inizia adesso ad ingrossare le proprie fila. I figli degli immigrati, nuovi nati in Italia, costituiscono la vera sfida interculturale della scuola italiana.Secondo dati ISTAT, nel 2007, i minori stranieri sul suolo italiano erano 665.625: il 22,6% di tutta la popolazione straniera regolare. Di questi 665.000 ben il 72,1% sono nuovi nati in Italia: italiani, figli di cittadini stranieri immigrati. Questo dato pone in risalto come sia proprio in questi anni che la nascita di una società caratterizzata da tante culture si stia formando nel nostro paese.89 scuole italiane, tutte allocate nel nord del paese, contano un numero di iscritti stranieri pari a circa il 40% degli studenti. Oltre 600 scuole primarie e dell’infanzia hanno più del 20% dei bambini iscritti che hanno genitori di un’altra nazionalità. Il totale delle nazionalità presenti nella scuola italiana ammonta a 216!Scuole di italiano per adultiNei corsi per adulti, invece, il 25% degli iscritti sono cittadini stranieri: in grande prevalenza donne. Il continente più rappresentato è quello africano mentre al secondo posto si trovano i cittadini europei extracomunitari.Problemi e soluzioniPer fronteggiare una situazione così vasta e complessa, che rischia di diventare socialmente esplosiva, occorre che tutti gli operatori che si trovano a lavorare su questo campo siano correttamente formati e preparati. I primi soggetti che devono farsi trovare pronti a fronteggiare le sfide di un’integrazione possibile ma difficile sono i dirigenti scolastici.Per superare positivamente tutti i problemi che un processo d’integrazione così vasto e delicato occorre fare perno su numerosi fattori:* è necessario coinvolgere nella scuola nuove figure professionali come facilitatori linguistici, operatori interculturali, mediatori linguistici e culturali;* coinvolgere le famiglie straniere (che dovrebbero impegnarsi nell’apprendimento dell’italiano);* stabilire dei parametri standard per l’insegnamento dell’italiano come L2;* rivisitare i programmi scolastici, soprattutto di storia e geografia, per dare più risalto alle storie e ai territori che si stanno integrando nel percorso culturale di tutta la cittadinanza;* stipulare accordi di vario genere con i paesi di provenienza.La specificità degli zingariConsiderazioni a parte merita la popolazione degli zingari che, secondo Gian Matteo Sabatino: “Finchè non ci sarà un ambito comune in cui far crescere ed affiancare gli italiani ad una comunità spesso isolata nella storia, non sarà possibile quell’evoluzione di mentalità necessaria e reciproca per permettere la stabilizzazione dei nuclei familiari, in altri termini far crollare il muro fra zingari e gagè” (G. M. Sabatino, Tutti a scuola, Ed. La scuola, pag. 154).Nel 2007 gli zingari in Italia erano circa 140.000 di cui più della metà minori di 14 anni: lo 0,2% circa della popolazione italiana. Circa la metà della popolazione zingara è italiana ius sanguinis sin dal 1400. Sono effettivamente stranieri circa 30.000 di essi provenienti soprattutto dai paesi della ex Jugoslavia.La loro situazione è molto difficile anche perchè troppo spesso le scuole rifiutano le domande di iscrizione dei bambini di queste famiglie pur essendo obbligatorio per legge iscrivere i propri figli alle scuole primarie e secondarie di I° grado. Per quanto riguarda i genitori di bambini in età scolare che non iscrivono i propri figli nelle scuole occorrerebbero più ammonimenti e sanzioni.L’impressione generale è quella di un forte disinteresse del nostro paese per i diritti di queste popolazioni. Questo disinteresse contribuisce ad intaccare un bene prezioso per ogni paese quale è la coesione sociale della popolazione.