Nel territorio del Secondo Municipio presso la Libreria Rinascita di via Savoia 30, si è svolto il seminario organizzato da Più Culture, “La medicina ayurvedica per un benessere totale” con la partecipazione della dottoressa Nancy Myladoor, fondatrice di Mother and Child Italia onlus.
Cos’è l’Ayurveda. Nancy ha iniziato col raccontarci cosa significa “ayurveda”. La parola deriva da “ayus”, “vita” e “veda”, “conoscenza”, dunque l’ayurveda è “la conoscenza di una vita sana”, una medicina preventiva più che curativa. Il 75% degli indiani ancora oggi utilizza l’ayurveda che è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’Ayurveda e la medicina moderna. L’ayurveda somiglia molto alla medicina islamica per quanto riguarda l’approccio olistico che considera non solo il fisico ma anche la psiche e la spiritualità, al contrario della medicina moderna che è separata e affronta il corpo o la psiche attraverso specializzazioni diverse. Anche se ultimamente una nuova branca, la PNEI (la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) si sta imponendo come nuovo modello scientifico che cerca di conoscere il funzionamento dell’organismo in salute e in malattia. “Non è altro che l’ayurveda”, dice Nancy, “la ricerca di un equilibrio tra mente e corpo” che gli indiani praticano da oltre 3000 anni. Ultimamente la medicina moderna parla anche di un “secondo cervello” che è anche il titolo di un libro scritto da un medico canadese (Michael D. Gershon, “The second brain”, 1999) nel quale indica appunto due cervelli: uno risiede nella testa, l’altro nell’addome. “Ciò che viene prodotto nel cervello si produce anche nell’intestino, ma l’ayurveda già sapeva anche questo”. Sono effettivamente evidenti collegamenti continui tra i vari apparati, per esempio tra il sistema nervoso, la digestione e la pelle: quest’ultima spesso manifesta reazioni che non a caso vengono definite “sfoghi”. O tra sistema nervoso e stomaco: le varie gastriti che la medicina moderna cura con una stessa medicina, ma le cui origini possono essere molteplici e comprendono anche lo stress, l’ansia, la paura o una cattiva alimentazione.
Le energie vitali. Secondo l’ayurveda ogni corpo fisico è pervaso da tre energie vitali in proporzioni diverse. “Vata” indica il sistema nervoso, “Pitta” il sistema digestivo e “Kapta” il sistema immunitario, che sostiene il complesso fisico. Queste descrivono a loro volta tre diversi tipi di persone, per esempio il tipo “Vata” ha la pelle secca, soffre molto il freddo, ha una statura media ed è molto creativo quando raggiunge il suo equilibrio, ma la sua energia va a ondate molto forti che poi si esauriscono lasciandolo spossato, per questo i rimedi più consigliati sono bere liquidi caldi e riposare molto. Il testo del dottor Deepak Chopra “Il benessere totale” (1993) descrive proprio l’obiettivo dell’ayurveda: il raggiungimento di un benessere fisico, emozionale, spirituale, mentale e sociale.
Salute e malattia. Per l’ayurveda “stare in salute non è solo assenza di malattia”. La salute è anche la felicità e tutto ciò che l’ayurveda definisce “prevenzione primaria”, prima su tutte l’alimentazione: “non ci sono cibi buoni o cattivi, dipende dall’individualità”. Importante è l’esercizio fisico e la capacità di seguire l’equilibrio energetico che cambia anche con le stagioni e la routine giornaliera. L’ayurveda cerca in qualche modo di responsabilizzare la persona, di insegnargli il rispetto per se stessi.
Malattie e rimedi. Dunque con l’ayurveda si parla di equilibrio energetico e non tanto di malattie curabili, in ogni caso per alcune l’ayurveda può essere un valido rimedio: artrosi, cefalee, anoressia, obesità, problemi della pelle e allergie. Secondo la filosofia indiana “il mondo è come lo vediamo noi”, per cui se una persona è allegra sarà allegro, se è triste sarà triste: molte di queste malattie, come l’anoressia, sono mentali e l’ayurveda si concentra proprio su questo. Fondamentale è la diagnosi, capire l’origine di ogni squilibrio e fondamentale è mantenere forte il sistema immunitario. Per questo tra le varie terapie, essenziale è la terapia disintossicante dell’ayurveda, il Panchakarma, che comprende una serie di interventi tra cui il Marma, il massaggio che stimola punti del corpo sfiorandoli, e poi impacchi caldi, clisteri, trattamenti per il viso e per stimolare i chakra, le rappresentazioni delle funzioni vitali umane. L’ayurveda utilizza rimedi naturali, ma, al contrario dell’omeopatia, impiega piante intere senza estrarre principi attivi, perché “è l’insieme che mette in equilibrio la pianta” e che dunque può aiutare il ripristino dell’equilibrio di una persona: l’azione delle due medicine è completamente diversa.
Lo yoga. L’ayurveda aiuta a combattere anche i famosi “radicali liberi” di cui tutti siamo ossessionati, che non sono altro che tossine, “Ama”, che non hanno origine solo alimentare, ma soprattutto mentale e che possono essere dunque eliminate attraverso lo Yoga: la pratica meditativa (sarebbe importante fare poca meditazione, anche solo 10 minuti, ma tutti i giorni e con tranquillità) e di respirazione (“il respiro è la grande creazione che è dentro di noi”) che fornisce una serie di esercizi specifici che agiscono sul corpo, come l’esercizio della “testa che brilla”, che stimola il sistema gastro-enterico.
Integrazione. “Non c’è nulla che non si possa integrare”, dice Nancy. I rimedi chimici e quelli naturali si possono integrare per la cura di molte malattie gravi, come ictus, cancro o sclerosi. Per esempio riguardo l’ictus, una volta trattata la fase acuta con la medicina moderna, i trattamenti ayurvedici sono un valido rimedio coadiuvante per un recupero più veloce. Durante una chemioterapia invece, i rimedi ayurvedici possono rinforzare il corpo per aiutarlo ad affrontare una terapia estremamente debilitante.
La testimonianza. Durante il seminario erano presenti alcuni pazienti della dottoressa Nancy. Una signora ha voluto contribuire con la propria testimonianza: “sono la moglie di un medico, ma l’ayurveda mi ha sempre affascinato. Ho fatto terapie disintossicanti e stimolanti e mi sento più leggera da tutti i punti di vista. Non ho mai smesso di usare medicine tradizionali, ma il vantaggio di integrarle e le differenze si notano. Soprattutto questo, sento un senso di leggerezza totale”.
Mother and Child Italia onlus. L’ultimo intervento è stato di Giorgia Mariani, volontaria della Mother and Child Italia onlus che ci ha raccontato la situazione della fondazione, presieduta da Nancy e dal marito Thomas Myladoor, a Thodopuzha, nel Kerala, regione meridionale dell’India. In India le ragazze madri sono emarginate, per questo nella città è stata costruita una casa per madri e bambini (circa 200). La fondazione dal 1995 organizza varie attività, tra cui i laboratori di falegnameria per i ragazzi e di ricamo e confezione per le mamme. A Roma invece vengono organizzate spesso cene benefiche per raccogliere fondi. Soprattutto per il nuovo “Progetto Formazione”: la scuola pubblica in India è gratuita ma l’università è all’anglosassone, a carico dello studente, con una retta di circa 1000 euro all’anno. Chi è interessato può partecipare alle cene, ai corsi yoga o visitare la stessa casa in India dove si può essere ospitati in cambio di un’offerta o di giorni di volontariato: dice Giorgia che “il posto è molto bello, vicino al mare, alla montagna e alle piantagioni”.
Alice Rinaldi
(27 gennaio 2011)
Medicina ayurvedica, dott.ssa Myladoor. L’Ayurveda. (parte 1)
Medicina ayurvedica, dott.ssa Myladoor. La prevenzione. (parte 2)
Medicina ayurvedica, dott.ssa Myladoor. Le terapie. (parte 3)
Medicina ayurvedica, dott.ssa Myladoor. Le malattie. (parte 4)