Giovedì 24 febbraio si è svolta presso la libreria Rinascita di via Savoia 30, sul territorio del Municipio2, la presentazione del libro di Francesco Angelico, medico internista, «Un tuffo nel passato in un’isola da sogno» (Bompiani) sulla sua esperienza di volontariato presso la bellissima e selvaggia isola di Socotra (Yemen) nel mezzo dell’Oceano Indiano.
Esperienza profonda e continuativa. Lo scrittore racconta che il libro, tra il romanzo e il diario, è nato «da un “epistolario elettronico” tramite telefono satellitare, l’unico mezzo di contatto che avevo con il resto del mondo visto che nell’isola non c’è internet». La descrive come «un’esperienza che mi ha lasciato molti segni, ora vedo la nostra medicina in modo diverso. Sono anche guarito da fastidiose sindromi gastrointestinali di cui soffrivo. È un’esperienza dunque che continua anche quando si è conclusa».
L’Italia e lo Yemen. Alberto Angelici, autore della prefazione e medico chirurgo che dal 1998 ha partecipato lui stesso in esperienze di volontariato sia sull’isola di Socotra «un posto arcaico dalla bellezza violenta», che nel continente, descrive lo Yemen, unico regime repubblicano della penisola araba, come un «paese affascinante con gente splendida di cui spesso non si parla onestamente». Angelici racconta che la collaborazione tra Italia e Yemen è antica e molteplice, non solo medica, ma anche economica («la prima centrale elettrica fu costruita da italiani e quest’anno si compiono 85 anni dal primo trattato economico tra i due paesi») e culturale (a Sana’a, la capitale del paese, «è presente l’Università La Sapienza, per cui per chi volesse passare un periodo di studio in Yemen, può farlo perché molti esami sono equipollenti»). Nonostante questo non esiste quasi nessun saggio sullo Yemen: «il medico Cesare Ansaldi scrisse un libro sulla storia, i miti e i costumi dello Yemen fra 1929 e il 1932, “Il Yemen nella storia e nelle leggende” pubblicato nel 1933, dove si rivelano una serie di affinità culturali tra questo paese e l’Italia, preceduto solo da “El Yemen. Un viaggio a Sana’a 1877-1878” di Renzo Manzoni, nipote del grande Alessandro, etnologo e viaggiatore, tra i primi italiani a esplorare lo Yemen».
Lo spirito del viaggiatore. Fondamentale è lo sguardo di chi si avvicina in questi paesi, tenendo sempre a mente le conseguenze di un’azione, anche se benefica. «Il libro va letto con gli occhi del viaggiatore, e non quelli del turista». Negli anni «ho visto di tutto, anche una “Clinica del Gin” – che è lo spirito che possiede l’uomo, responsabile anche delle sue malattie – in una casa nel sud dello Yemen dove c’era il guaritore che svolgeva sul paziente un rito che dura una giornata intera. Dopo una settimana ho visto uomini guarire. Quindi dobbiamo pensare che la medicina tradizionale ha un suo valore, non è solo suggestione, semplicemente noi non abbiamo gli strumenti per capire». Entrando a Socotra, nonostante sia ancora un’isola pressoché sconosciuta, molto è già cambiato: «prima le donne cantavano le favole, ballavano e vestivano veli colorati. Ora non più: sono gli occidentali che hanno portato l’”haraam”, ora tutto questo è “haraam”» termine arabo che significa “proibito”. Si deve sempre considerare il rischio di non portare ricchezza, al contrario, può succedere che «quando arriviamo in un posto arcaico lo trasformiamo in povero».
Alice Rinaldi(3 marzo 2011)