Gli istituti Giuseppe Mazzini ed Esopo, scuola elementare la prima e media la seconda, sono contigui. Alle 14:00 largo Volsinio è gremito. I piccoli allievi salutano insegnanti e compagni e tornano a casa con i genitori. L’allegria contagia i passanti.
Le attività per l’integrazione degli alunni stranieri realizzate dalla Mazzini sono molteplici. A tal proposito, l’insegnante Marianna Lambiase, ex referente per l’integrazione dell’istituto, ha affermato che è molto importante agire anche nelle scuole dei quartieri ricchi. Sono luoghi in cui può essere maggiore il rischio di sottovalutare i problemi degli alunni svantaggiati. Nel tempo la scuola ha sviluppato quattro tipi di attività: – Progetti rivolti ai bambini, corsi di italiano L2 e laboratori extradidattici per favorire l’integrazione e la gestione dei conflitti; – Progetti sulla continuità, lavorare, cioè, in rete con la scuola dell’infanzia e con la scuola media, pianificando percorsi educativi e didattici verticali che tengano conto dei bisogni formativi individuali; – Progetti rivolti ai docenti, corsi di formazione per i docenti volti a sviluppare competenze relazionali, a “imparare ad accogliere”; – Progetti rivolti ai genitori: corsi di italiano L2, a cui partecipano anche baby sitter e colf che fanno le veci dei genitori, e corsi sulla genitorialità. Questi ultimi sono rivolti anche ai genitori italiani. “Un genitore con atteggiamento positivo verso la diversità, favorisce un atteggiamento di accoglienza nel figlio” spiega Lambiase.
I bambini stranieri. Oltre ai singoli progetti, la scuola ha creato un protocollo di accoglienza, moduli in varie lingue per i genitori stranieri e un vademecum sull’accoglienza per gli insegnanti. Gli alunni di alcune classi hanno realizzato un CD-rom contenente un libretto di accoglienza per i bambini stranieri. L’attenzione verso l’altro è peculiarità storica della scuola. Nell’elenco dei principi dell’istituto leggiamo, al primo posto, il diritto all’accoglienza, seguito dal diritto alla propria identità, originalità e autostima. E’ dal 1987 che la Mazzini dedica attività ludico-pedagogiche per l’integrazione degli alunni stranieri. “Fino all’anno scorso eravamo inserite nella lista degli istituti ad alto flusso migratorio” sottolinea la dirigente scolastica, Loredana Teodoro, questo ha consentito alla scuola di accedere ai finanziamenti dedicati del Ministero dell’Istruzione. Il sito dell’istituto descrive l’ampio spettro di attività: teatro, musica, sport. “Stiamo proponendo anche delle attività estive, il problema è che non abbiamo molti spazi all’aperto” spiega Teodoro.
Attenzione al singolo. “Ci sono casi di programmi dedicati” racconta Teodoro “un bambino Eritreo, quest’anno, è stato inserito in una classe. Con l’aiuto di un assistente questo ragazzino, più grande dei suoi compagni, si sta integrando bene”. I genitori degli altri alunni, spaventati all’inizio per la possibilità di rallentamenti nel programma di studio, si sono ricreduti. “Queste esperienze positive incoraggiano. Il Municipio è sensibile interlocutore”. Ricordiamo che il Municipio2 è secondo per presenza di stranieri a Roma. “Abbiamo avuto anche l’esperienza con l’associazione Arciarcobaleno, contro la dispersione scolastica dei bambini Rom. Un’iniziativa molto positiva: andavano a prendere i bambini e li portavano a scuola. Sono ragazzini educati, umani, rispettosi; emergono dal gruppo.” Con la chiusura dei campi nomadi vicini alla scuola quest’anno non è stato riproposto il progetto, ma qualche alunno ancora frequenta l’istituto.
La storia di cinque fratelli. “La maggior parte dei bambini stranieri presenti nella nostra scuola sono di seconda generazione. Ci sono anche molti figli adottivi.” Racconta Maria Teresa Esposito, l’insegnante che coordina le attività per l’integrazione. “Proprio riguardo le famiglie adottive c’è un caso esemplare”, interviene la dirigente Teodoro. Degli alunni della Mazzini di origine brasiliana sono figli adottivi. Sono due di cinque fratelli. I genitori, quando si sono recati in Brasile per l’affidamento hanno conosciuto la famiglia che avrebbe adottato altri due fratellini. Hanno scoperto di essere entrambi residenti a Roma. Oggi, seppur distanti – una abita vicino a villa ada, l’altra all’Eur- fanno di tutto per vedersi con continuità. I fratelli, così, possono incontrarsi e crescere insieme. “Sono storie importanti che fanno capire quanto oggi siamo davvero ad un buon punto verso l’attenzione, la valorizzazione ed il rispetto dell’altro, chiunque esso sia” conclude con emozione Teodori.
M. Daniela Basile(1 giugno 2011)