Ejaz Ahmad, 22 anni di Ramadan in Italia

Ejaz Ahmad, giornalista

Il primo agosto è cominciato il Ramadan. Anche a Roma migliaia di musulmani onoreranno fino al termine del mese il sacro Digiuno. Tra questi Ejaz Ahmad, pachistano, mediatore culturale e giornalista. Nato in una piccola località vicino Islamabad, dove consegue una laurea in comunicazione di massa, arriva in Italia nel 1989 all’età di 21 anni, e qui trova l’amore. Presto sposa Valentina Benedetti, romana, e dalla loro unione nascono Jacopo e Ludovico.

Ejaz ha cominciato a osservare il Ramadan all’età di 12 anni. Secondo la legge coranica sono esenti dal Digiuno i bambini, i vecchi, i malati di mente, i malati cronici, i viaggiatori, le donne con le mestruazioni, in stato di gravidanza o che allattano, e le persone in età avanzata. “ In Pakistan è l’unico mezzo per sentire in modo comunitario l’Islam, dato che la nostra cultura è più vicina alle tradizioni indiane. Ma durante il mese sacro le moschee si riempiono e l’atmosfera del paese cambia. Si prega tutti insieme, soprattutto nei giorni dispari, quando Maometto è salito al cielo. Ogni sera per trenta giorni l’Hafiz – colui che conosce il Corano ndr – recita a memoria uno dei trenta articoli in cui è suddiviso il testo sacro” spiega Ejaz.

Il Ramadan è il nono mese lunare del calendario musulmano, coincidente con la rivelazione del Corano a Maometto. È uno dei cinque pilastri della religione islamica, ed è un periodo di rottura con la vita quotidiana: mira al risveglio della spiritualità. Dall’alba al tramonto i musulmani si astengono dal bere, dal mangiare, dagli affari e dal sesso. “In realtà si mangia di più perchè – spiega sorridendo Ejaz– ogni giorno alla rottura del digiuno si fa festa e si banchetta con i parenti, gli amici o la comunità intera, e il cibo fa da protagonista durante la notte: datteri, carne halal e tante vivande caloriche che permettono di affrontare il giorno successivo”.

Ogni anno il Ramadan inizia circa dieci giorni prima rispetto all’anno precedente, in base al calendario lunare: “anche quest’anno lo festeggiamo in piena estate. E’ più dura perchè il sole tramonta più tardi, ma è meglio dal punto di vista lavorativo, perchè in Italia molte fabbriche o aziende sono chiuse”. Negli anni passati c’erano molti problemi per conciliare il Ramadan con gli orari di lavoro, “ma le cose ora stanno migliorando, c’è maggiore comprensione da parte dei dirigenti ”. In Pakistan è diverso: “coloro che fanno mestieri pesanti, come il muratore, sono esentati dal lavoro, e in genere si concede una diminuzione delle ore lavorative. I festeggiamenti coinvolgono tutti, si respira una spiritualità che in Italia non è possibile ricreare, nonostante le comunità organizzino feste e momenti di preghiera comunitari nelle varie moschee della capitale”. Con un po’ di nostalgia racconta il suo ultimo Ramadan a Islamabad: “avevo 20 anni, fu il più bello della mia vita: l’Imam cantava benissimo, e uno dei suoi discorsi fu molto toccante. Lo passai con i miei cugini tra momenti di preghiera e di festa, e conobbi anche una ragazzaEjaz è l’unico della sua famiglia a praticare il digiuno; la moglie Valentina è atea, e i loro bimbi “sono figli del futuro. Per il momento non fanno il Ramadan, sono troppo piccoli. Conosceranno entrambe le culture e decideranno loro”.Melissa Neri(2 Agosto 2011)