Il 9 settembre si è chiusa l’esperienza estiva dell’ oratorio missionario della parrocchia Gran Madre di Dio, a pochi passi dal Tevere, che divide II e XX municipio. L’iniziativa è nata dal confronto tra genitori che frequentano la parrocchia con l’obiettivo di creare un nuovo spazio per i bambini del quartiere e agevolare l’interazione tra le diverse realtà culturali che lo popolano. La consapevolezza del rapido cambiamento del tessuto sociale e urbanistico nei pressi di Ponte Milvio ha incoraggiato a lanciare un progetto di controtendenza al fenomeno della movida giovanile, che da qualche anno ha stravolto la zona e soffocato gli spazi destinati alle famiglie.
Una proposta conveniente. Attraverso una piccola porta su Via degli Orti della Farnesina si entra in una sala spaziosa. I bambini, seduti in cerchio, partecipano alla preghiera della mattina in attesa di correre in cortile a giocare. “Il progetto mette al centro i più piccoli” spiega Camilla Piromalli, un’animatrice di 22 anni, “Con una retta di 20 euro a settimana viene offerta un’alternativa ai genitori che lavorano durante tutto il periodo estivo e non possono sostenere la spesa dei centri sportivi del quartiere”. Grazie ad un fitto passaparola molte famiglie hanno deciso di sfruttare questa occasione e in otto settimane l’oratorio ha raccolto 150 iscrizioni, grande traguardo per un’iniziativa nata da così poco tempo.
Un lavoro diverso.“Ho saputo di questa opportunità grazie ad un’amica. Anche se abito nel quartiere africano, ho accettato subito!” dice la collaboratrice, “ E’ stancante, perché i bambini richiedono tempo ed energie, ma vederli felici è una soddisfazione unica”. Gli animatori sono affiancati da volontari e genitori, che con spirito di servizio si dividono alcuni compiti quotidiani. Mentre Camilla parla, arriva una mamma con delle buste in mano “Oggi siete fortunati, per merenda ho preparato la crostata con la nutella!” Si respira un’atmosfera familiare, che, come spiega l’animatrice, facilita la cooperazione e contribuisce ad affrontare le responsabilità con il sorriso.
Imparare giocando. I muri della sala principale sono pieni di cartelloni colorati. Camilla spiega che ogni settimana viene proposto un tema a cui sono legate tutte le attività, come il laboratorio sul valore dell’amicizia, in cui ciascuno ha scritto una lettera ad un coetaneo del Mozambico, descrivendo la sua estate. Tutti i giorni tre istruttori preparano giochi a squadre all’aperto, e con l’aiuto del campetto da calcio e la rete da pallavolo stimolano i bambini alla collaborazione nello sport . “Ogni tanto un bambino arriva piangendo per qualche sbucciatura, ma basta un bicchiere di thè freddo e passa il dolore!” dice Camilla sorridendo.
Piccole culture a confronto. In due mesi l’oratorio ha accolto un numero maggiore di bambini con origini straniere (78) rispetto agli italiani (72). La diversità come valore è un messaggio che interpreta la variegata realtà del quartiere e che i collaboratori si impegnano a trasmettere ogni giorno. Camilla pensa che sia importante stimolare la spontanea curiosità che i bambini hanno nei confronti dell’altro. “Qualche giorno fa una bambina straniera ha scritto una canzone in spagnolo, si sono messi tutti intorno a lei e gliel’hanno fatta cantare più di cinque volte, poi l’abbiamo imparata insieme”.
Un luogo che unisce. Avvicinandosi ad un tavolino, Camilla indica una costruzione di cartone con degli animali di plastilina colorata “Questa è l’ Arca di Noè che abbiamo costruito”. L’orientamento cattolico del progetto è esplicito, ma si realizza nel rispetto di tutte le altre confessioni. I collaboratori hanno introdotto il tema della differenza nella fede alternando giochi a momenti di dibattito, con l’obiettivo di stimolare anche nei più piccoli il confronto tra realtà diverse. L’animatrice ci racconta che a mezzogiorno si va in chiesa per recitare l’Angelus con un sacerdote. Anche i bambini di altre religioni vogliono partecipare perché la preghiera è vissuta come un momento di ritrovo, un grande cerchio che accoglie tutti.
Lorna Garcia filippina a Roma da tredici anni è la mamma di Marlo, un bambino disabile. Racconta di aver cercato senza sosta un centro estivo economico in zona, che fornisse il sostegno necessario a suo figlio. “Mi sono fermata davanti alla porta solo per leggere il cartello e come per miracolo mi ha aperto il parroco!” Sembra contenta perché suo figlio è riuscito ad integrarsi in una realtà cattolica, valore aggiuntivo di questa esperienza “Siamo molto religiosi, abbiamo due piccoli altari a casa, uno proprio in camera di Marlo”.
Le speranze per il futuro. Alle 16.30 i genitori vengono a prendere i figli. “Se non ci fosse stato l’Oratorio estivo non avrei saputo dove mandare Fernando” racconta Flora, giovane mamma peruviana “abitiamo a Cesano, e io lavoro qui vicino”. Dice che suo figlio si è trovato benissimo. “Ho appena scambiato il numero di telefono con due mamme per far giocare i bambini insieme anche d’inverno”. Prima di andare via i bambini abbracciano i collaboratori e qualcuno chiede a Camilla se l’anno prossimo trascorreranno un’altra estate insieme. “Se questa esperienza si dovesse ripetere” risponde Camilla “sicuramente tornerò!”
Marianna Vollono(20 settembre 2011)