Quando la foto è d’oro e la parola d’argento

Stefano e la moglie Bayu
Stefano e la moglie Bayu

“Quando una foto emoziona positivamente su qualcosa fino ad allora associata a pregiudizio negativo, si crea una sorta di corto circuito, il germoglio di un cambiamento” questo è lo spirito del lavoro di Stefano Romano, fotografo trentasettenne nato e cresciuto a Roma. Quando si osservano le sue foto ci si addentra nei singoli volti delle diverse nazionalità. Ci si immerge di getto nelle loro storie; per poi riemergere altrettanto velocemente. E, come avviene con un sogno svanito al risveglio, di quella storia rimane un lieve soffio, un flebile ricordo, un’indistinta  piacevole sensazione. Non ne sappiamo nulla ma pare di conoscerne ogni istante.

una delle foto di Stefano che ha per oggetto l’amore materno

La fotografia. “Ho sempre pensato che non ci siano differenze tra gli esseri umani. Conoscere gente straniera mi ha affascinato e il pregiudizio irritato. A diciotto anni sono andato in viaggio a Londra e mi colpì enormemente la sua multietnicità, qui a Roma ancora non siamo a quei livelli. A volte in metrò noto come non vengano guardate con buon occhio le coppie in cui uno dei partner è italiano mentre l’altro/a è di colore o musulmana/o”. Laureato in lettere ha iniziato la sua ricerca artistica con la poesia. Nel tempo Stefano si è reso conto di quanto una fotografia fosse immediata e comprensibile a tutti. “La poesia possiede filtri più forti per la comprensione; spesso ha bisogno che chi la legge abbia una certa cultura e che sia abituato a leggerne. Una foto quando emoziona arriva a chiunque. Un fotografo deve conoscere la storia dell’arte, la psicologia, i grandi fotografi, avere nozione della forma e della composizione. Ma tutti questi elementi sono e devono essere invisibili nel risultato finale”.  Sono sei anni ormai che ha lasciato il vecchio lavoro, indagini di mercato per un’azienda milanese, per dedicarsi alla fotografia. “E’ come una missione per me. E mi piacerebbe diventare un giorno: Stefano Romano, il fotografo dell’Islam”. Attualmente collabora con l’Ambasciata Indonesiana, con L’Istituto Italiano di Cultura Bengalese e con un’associazione filippina. “Sono il loro fotografo ufficiale nei grandi eventi e faccio anche il fotografo nei matrimoni. Non nego che arrivo a fatica a fine mese, se le collaborazioni aumenteranno potrò vivere e lavorare con più serenità”.

La lezione di Corano nel piccolo villaggio indonesiano. foto di Stefano Romano

L’Islam e gli stranieri. Stefano è, da circa un anno, musulmano. Gli Hadith e le lezioni di arabo all’Ambasciata Indonesiana sono stati la sua porta d’ingresso. Nel momento della Shahada, la dichiarazione di fede, ha scelto come nome islamico: Abdul Al-Basir che significa “il servo di colui che tutto osserva”.  Ed una delle cose che più d’ogni altra ama osservare e fotografare è il rapporto madre-figli. “L’amore materno è una poesia universale. Guardando un abbraccio madre-figlio ogni donna di qualsiasi nazionalità si identifica; ogni uomo vi riconosce la propria madre, la propria moglie, se stesso bambino. Le donne con il velo, poi, sono davvero affascinanti. Ho sempre cercato di fotografarle con discrezione. Inizialmente gli uomini non accettavano che fotografassi le donne, mi accusavano di andare contro l’Islam. E’ pur vero che una donna si vela in nome del senso del pudore, ma lo è altrettanto il fatto che sono molto delicato e che agisco in buona fede. Mi sono sempre appellato alla nia, cioè l’intenzione che sta dietro all’azione. La nia nell’Islam ha un valore fondamentale”. Ricorda quando in un villaggio molto povero dell’Indonesia, una maestra di Corano non avendo i soldi per la carta, scriveva sul pavimento. “Molti islamici potrebbero contestare questo gesto, io l’ho trovato commovente”. Ha voluto fotografare quella classe di bimbi e la loro maestra. Ci ha impiegato molto prima di riuscire a farlo; ha dovuto far sì che si sentissero a loro agio e si dimenticassero della macchina fotografica. Sapeva che solo in quel momento sarebbe arrivata la foto che desiderava: il vero volto di quella piccola classe. Un volto dolcissimo, un cortocircuito per coloro che pensano che scrivere i versetti del Corano sul pavimento sia una forma di non rispetto verso Allah.

Molte delle foto di Stefano Romano sono visibili nel suo sito http://stefanoromanophotography.zenfolio.com/
Dal 12 al 18 novembre 2011 a Villa de Sanctis ci sarà una sua mostra intitolata “I bambini del mondo”, evento promosso dal Comitato di quartiere di Torpignattara.

M. Daniela Basile
(6 0ttobre 2011)