Figli d’Italia, i g2 parlano alle istituzioni

Locandina del film "18 ius soli"

“L’intenzione di questo lavoro è provare a mutare il percorso culturale del cittadino italiano medio, specie quello più distante da questa tematica, fargli comprendere chi sono i ragazzi di seconda generazione”. Con queste parole Fred Kuwornu, regista nato a Bologna, di origini ghanesi, ha presentato l’ultima edizione del suo film/documentario “18 ius soli” nella mattinata di martedì 20 dicembre alla sala Mappamondo della Camera dei Deputati. “Io stesso li identificavo come figli di immigrati, dobbiamo pensare che sono italiani. Il cambiamento non può essere solo legislativo se poi non ci sarà un riconoscimento di fatto alle persone. E noi vogliamo accelerare questo processo.”

Il film racconta le storie di una decina di ragazzi g2 di tutta Italia e con origini in ogni parte del mondo, diversi tra loro ma accomunati dalla mancanza dello status di cittadini italiani, con tutti i problemi che questo può creare. Dalle lunghe trafile burocratiche per i permessi di soggiorno, all’impossibilità di partecipare a concorsi pubblici, al non poter viaggiare all’estero. “Avevo la ragazza a Londra ma era sempre lei a dover scendere”, spiega Valentino, romano dalle radici nigeriane, studente di biochimica con la passione per il rap, con cui spera di sfondare. “A 18 anni mi sarei voluto arruolare nell’esercito” racconta invece Anastasio di Parma, genitori delle Isole Mauritius. O ancora Catalina, con il sogno tarpato di partecipare alle selezioni per la nazionale di ginnastica. “Non punto ad ottenere la cittadinanza attraverso il matrimonio”, rivela Dorkas, di Bergamo “il giorno che dovessi fare questo ragionamento vorrebbe dire che non sarei innamorata di chi sposerei”.

La sala Mappamondo di Palazzo Montecitorio

La parola alle seconde generazioni “Siamo in ritardo, c’è chi ha speculato sui ragazzi senza guardare ai figli dell’Italia, ad una generazione che cresce in disuguaglianza, rischiando di diventare rancorosa verso il paese dove è nata. La popolazione ha capito, la maggioranza fuori dal parlamento già c’è”, sostiene Khalid Chaouki, intervenuto nel breve arco di tempo concesso ai ragazzi di seconda generazione al termine della proiezione del film. “Speriamo che venga data l’opportunità a chi ama l’Italia di essere italiano, magari approfittando delle celebrazioni dei 150 anni di unità”,aggiunge Mohamed, ventunenne studente di giurisprudenza, nel nostro paese da quando aveva 3 anni ma ancora legalmente un extracomunitario. “Chiederci di integrarci è un’offesa, lo siamo già, spiega Salio, di Padova, una dei protagonisti di “18 ius soli”, presente anche al dibattito “se un popolo è sicuro della propria identità non ha paura che siano gli stranieri a fargliela perdere”. “L’Italia ancora rafforza il muro della diversità, bisogna intervenire a partire dalle scuole salendo alla politica del territorio, eliminando gli ostacoli che anche con l’acquisizione della cittadinanza non sono abbattuti”, prosegue Samia Oursana. “In una cittadina del Veneto era un requisito addirittura per guidare l’autobus. La voglia di cambiare, tutti insieme, c’è”. “In Emilia sono state tagliate le borse di studio per gli extracomunitari, serve una rivoluzione culturale”, conclude Elvira, dell’esecutivo dell’Udu – Unione degli Universitari.

Le voci della politica Gli onorevoli Granata e Sarubbi, rispettivamente di Fli e Pd, promotori della proposta di legge che mira al passaggio dallo ius sanguinis ad uno ius soli temperato, sono concordi sull’azione condivisa che bisogna fare a livello istituzionale, approfittando di un periodo di distensione, almeno apparente, e di un governo tecnico al di sopra degli scontri politico-ideologici. L’obiettivo è l’approvazione entro la fine della legislatura, “indipendentemente dal fatto che la legge porti il nostro nome o meno, l’importante è il risultato. Il modello dell’immigrato medio non è la badante ucraina, che dopo qualche anno torna al suo paese, ma la colf filippina, che resta a lungo, fa i figli qui e anche se torna in patria, questi cresceranno in Italia. Il 78% degli stranieri vuole restare, e anche tra il restante 22% molti alla fine rimangono. Non vogliamo regalare nulla, solo riconoscere un diritto acquisito”. “La legge va avanti quando non sono solo i portatori di interessi a spingere, questo dà molto coraggio”, aggiunge Jean-Leonard Touadi, del Partito Democratico. “Nelle elezioni per governatore dello Stato di New York la sfida è stata tra Cuomo e Paladino, terze generazioni, e nessuno ha messo in dubbio che fossero veri americani. Questa è vera democrazia della partecipazione”, il commento di Italo Bocchino, Fli.

 

Gabriele Santoro(21 dicembre 2011)

http://www.youtube.com/watch?v=-KEMgZGojOshttp://www.youtube.com/watch?v=oLO1iRSK4gQ