La Chanukkà (o Hanukkah), che cade il 25 di Kislev, quest’anno corrispondente alla sera del 20 dicembre, è una delle feste ebraiche più sentite. “Si tratta di un’occasione gioiosa, in cui abbondano i momenti conviviali e i bambini sono grandi protagonisti, sebbene ci sia un significato spirituale molto profondo”, spiega il Rabbino Di Porto, direttore dell’Ufficio Rabbinico della Comunità ebraica di Roma. “Rappresenta un momento importante per comprendere il valore della preservazione e del tramandamento della nostra cultura millenaria, fra le radici del bagaglio occidentale, ed ha ancora molto da trasmetterci”.
Il rito principale è l’accensione della Chanukkià, il candelabro a nove braccia, che commemora i prodigi avvenuti nel II secolo ante era volgare, quando il popolo ebraico rischiava di essere distrutto da uno scontro ideologico fra coloro che volevano rimanere fedeli alla tradizione e quanti erano influenzati dalla cultura ellenistica, allora dominante nella terra d’Israele. “Al contempo vi era un’altra catastrofe, la perdita del Santuario, riconquistato dopo tre anni di scontri dai Maccabei, dove l’olio per fare ardere la Menorah – il candelabro a sette braccia – sufficiente per un solo giorno, ne durò otto. In ricordo di tale episodio accendiamo i lumi nelle otto sere di Chanukkà e li esponiamo alle finestre delle nostre case per rendere pubblico il miracolo”.
Lo stesso avviene nelle sinagoghe e in occasioni pubbliche all’aperto. “Da vari anni le accensioni in piazza Barberini, al Portico d’Ottavia, nel Giardino del Tempio Maggiore e da ultima la sinagoga di Ostia, attirano simpatizzanti e curiosi, costituendo un momento d’incontro e di condivisione fra la Comunità ebraica romana e la cittadinanza”. Nel pomeriggio del 21 dicembre, alle 18.00, il sindaco Alemanno sarà presente alle celebrazioni nel ghetto, mentre per quanto riguarda la Chanukkià più grande, quella di piazza Barberini, sono previste dalle 17.00 del 25 dicembre attività per i bambini, che precederanno l’accensione delle ore 18.00. Altri eventi pubblici saranno il 24 dicembre alle 20.00 a piazza Bologna e il 27 alla stessa ora in piazza Gimma, zona viale Libia.
Usanze tipiche “Durante questa festività, al contrario di altre, si usa mangiare latticini, da collegarsi al famoso episodio di Giuditta e Oloferne – generale assiro che assediò per 34 giorni Israele (ndr) – dove quest’ultimo venne stordito dalla prima proprio con del latte.” I dolci tipici sono le sufganiot, simili alle bombe, fritte nell’olio per commemorare il miracolo. “In molti gruppi ebraici del mondo si usa regalare del denaro ai bambini, per abituarli al valore della beneficenza. Si gioca con il sevivon (o dreidel), una trottola con quattro lati su ognuno dei quali è presente una lettera, iniziali della frase che tradotta in italiano vuol dire lì avvenne un grande miracolo”.
In Israele “Da dove vengo non ci sono cerimonie pubbliche”, racconta Elad Adelman, trentaduenne dei pressi di Tel Aviv, membro lo scorso mese della Giuria Methexis al Medfilm Festival. “La maggior parte delle persone che conosco non fa nulla di speciale. Alcune famiglie osservano la tradizione, accendendo il candelabro e cantando canzoni della festa, specie con i bambini, a cui vengono dati dei soldi, chiamati Hanukkah gelt. Come regalo però è più facile che ricevano una playstation che non il tipico dreidel.” Oltre al sufganiot, un piatto tipico sono i latkes, frittelle di patate fatte in casa. “Spesso accade che le comunità ebraiche al di fuori di Israele siano più attaccate alle festività di chi vive qui, essendo un modo per rimanere legati al proprio patrimonio culturale, da noi dato per scontato”.
Gabriele Santoro(15 dicembre 2011)