RD Congo: elezioni strangolate da illegalità e violenza

Jean-Jacques Diku, rappresentante in Italia per il partito d’opposizione Udps

“Vizi procedurali, assenza di trasparenza e brogli sono stati la norma: iniziano prima della campagna elettorale, continuano durante la campagna, nel voto e nel conteggio. Intorno violenze”

Il 28 novembre si sono svolte le elezioni legislative e presidenziali nella travagliatissima Repubblica Democratica del Congo, immersa da decenni in genocidi, negazione di diritti umani e sfruttamento delle sue immense risorse naturali.I dati ufficiali confermerebbero la vittoria del candidato uscente Kabila con il 48,95% dei voti contro il 32 circa del principale candidato d’opposizione Etienne Thisekedi del partito Udps. Di fatto le contestazioni interne ed estere alla regolarità del voto sono fortissime: tanto parti della società civile che della politica, organi di supervisione internazionale riferiscono di vittoria schiacciante di Thisekedi, messa a tacere nei modi più svariati.Abbiamo cercato di ricostruire una cronologia dei fatti più recenti e meno recenti con Jean-Jacques Diku, Rappresentante in Italia dell’Udps, il principale e storico partito d’opposizione ai governi personalistici ed autoritari che da decenni si susseguono senza risolvere i drammi di questo Paese.Campagna senza mezzi. “Il primo elemento da evidenziare è stato l’emendamento costituzionale proposto ad inizio 2011 dal governo in carica per passare da un’elezione a doppio turno a una a turno unico. In questo modo a contare per la vittoria non è la maggioranza assoluta dei voti, ma quella relativa e un governo dispotico già forte si perpetua con più facilità.La campagna elettorale iniziata intorno al 20 ottobre, presentava da subito segni di violazioni evidenti delle regole. Chi aveva un mandato politico doveva dimettersi per poter fare campagna: di fatto molti amministratori, locali o meno, non l’hanno fatto usufruendo senza alcuna liceità dei media pubblici a loro totalmente asserviti. Gli edifici istituzionali non dovevano divenire supporto per manifesti e materiale di propaganda: anche questo il partito di Kabila non ha rispettato, anzi ne ha abusato abbondantemente.Tenendo conto poi che la RD Congo è uno stato grande buona parte dell’Europa occidentale e che per raggiungerne le varie regioni sono indispensabili grandi spostamenti, hanno monopolizzato l’uso degli aerei statali disponibili, al punto che le opposizioni quando hanno potuto hanno pagato aerei privati per gli spostamenti di campagna. Insomma una assoluta disparità di mezzi.”Superare l’astensione. “Malgrado tutto questo la popolazione era stata sensibilizzata e mobilitata in modo da fare fronte a questa situazione tant’è vero che il responso delle urne ha premiato la campagna dell’Udps, che aveva come parola d’ordine “Prima di tutto il popolo”, che più che uno slogan di partito, ha convogliato le opposizioni, anche non legate all’Udps, intorno a una filosofia comune che fornisse identità e motivazione.Va tenuto presente che vista la pessima qualità dell’ultima elezione del 2006 il rischio astensione era molto molto alto.  La società civile, quando ha visto che parti importanti dell’opposizione hanno deciso comunque di partecipare nonostante l’emendamento costituzionale sono stati invogliati: parliamo di un afflusso intorno all’80-85% che l’Udps legge come un giudizio esplicito dei congolesi sulla gestione ormai decennale di Joseph Kabila.”Urne piene in partenza. “La seconda palese violazione della legalità, secondo i pareri dei vari testimoni interni e internazionali è data dal voto stesso: molte urne all’apertura delle sedi elettorali risultavano già piene di schede precompilate a favore del Presidente uscente. Ci sono poi stati casi di parlamentari della maggioranza che portavano personalmente gruppi di schede precompilate. Alcuni di queste persone sono state intercettate dalla società civile stessa che ha reagito, anche bruciando queste schede e distruggendo urne ed uffici elettorali. Abbiamo avuto vari casi, a Kananga, Mbuji-Mayi, a Kinshasa. In quest’ultimo caso ci sono anche filmati.”I verbali non piacciono. “Comunque a fine voto, osservatori e testimoni presenti, nelle singole sedi elettorali sono stati affissi dei verbali con i risultati della singola urna. Quindi tutti i partiti sommando i verbali delle sedi hanno potuto fare un computo ed estrarre i dati reali: cioè Etienne Thisekedi al 51% e Kabila al 29-30%. Un risultato opposto in modo schiacciante rispetto ai dati ufficiali.Per dare un’idea del clima inizialmente i risultati dovevano uscire il 6 dicembre: sono stati resi noti solo il 10 per timore di reazioni violente da parte della popolazione. Il Ceni, la Commissione elettorale nazionale indipendente, preposta a riferire il dato ufficiale ha subìto continue pressioni da parte del governo uscente e è giunta anche a spacciare come dati nazionali quelli che erano dati locali di singole zone in cui notoriamente Kabila è storicamente vincente. Onestamente è difficile ritenere il Ceni un organo indipendente.L’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo  Pasinya, in  rappresentanza degli osservatori della Chiesa cattolica che hanno potuto controllare circa il 50% degli uffici elettorali, sopratutto le sedi di maggior rilievo, ha dichiarato: la Ceni non ha dato risultati secondo giustizia e verità.C’è anche una dichiarazione degli osservatori dell’UE: subito dopo le elezioni avevano detto che non si erano svolte in modo trasparente e credibile, adesso sono andati un po’ oltre dichiarando che le regioni dove il candidato Kabila avrebbe avuto una maggioranza diciamo sovietica non sarebbero validi perché ci sono state evidenti operazioni sospette.Come dire: c’è una convergenza generale sui fatti e tutte le buone ragioni per spingere alle dimissioni il candidato uscente.”Il ricorso. “Allo stato attuale le opposizioni hanno fatto ricorso presso la Corte Suprema di Giustizia: in questa fase  il ruolo delle diaspore e della pressione internazionale diviene fondamentale: il 17 dovremmo manifestare in modo sinergico a livello internazionale.Un nuovo conteggio delle schede è stato reso impossibile perché la maggior parte dei verbali sono andati perdut. C’è stata una volontà deliberata di non proteggerli e sembra che buona parte siano andati distrutti in questi pochi giorni trascorsi dal voto.”Reazioni all’estero. “Ci sono già state manifestazioni in tutto il mondo: Belgio, Francia, Inghilterra, Australia … parliamo di migliaia di persone non solo congolesi, ma anche africane in genere. Un’azione politica efficace è perseguibile solo se va al di là del singolo stato: il problema è africano. La partecipazione a Roma invece è stata più ridotta. Qui in Italia si registrano due principali problemi interni alla diaspora: una carenza di coordinamento di tutte le associazioni congolesi e il fatto che nei momenti in cui bisognerebbe esporsi e parlare molte associazioni anche singolarmente non si attivano.Va stigmatizzato che noi diaspore  non siamo state ammesse al voto: altrimenti i voti pro Thisekedi dal 51% sarebbero probabilmente giunti almeno all’80%. Le diaspore devono prendere le redini di molte questioni politiche. A ben vedere già le abbiamo: come per molti Paesi poveri, l’economia congolese si regge in gran parte sulle nostre rimesse.”

Marco Corazziari   (15 dicembre 2011)