“Il Senegal ha una composizione molto particolare, un mosaico etnico e religioso nelle diverse zone del paese. E sono le confrèrie,(=confraternite) a detenere realmente il potere, non lo stato centrale, che deve giocare un ruolo di equilibrio più che di guida”, spiega Badara Seck, musicista di 43 anni, in Italia da dieci. “L’attuale presidente Abdoulaye Wade ha fatto l’errore di uscire allo scoperto dichiarando l’appartenenza ai musulmani mouride, perdendo la fiducia del resto della popolazione, che lo ha visto come un estraneo”.
Il 26 febbraio si terranno le elezioni presidenziali, cui si giunge dopo un mese di scontri e tensioni. La costituzione del 2001 ha introdotto il limite di due mandati, ridotti inoltre da 7 a 5 anni, e per Wade, 85 anni, leader del Partito Democratico, si tratterebbe del terzo. Ma il Consiglio Costituzionale lo scorso 27 gennaio ha ritenuto ammissibile la sua candidatura non considerando retroattiva la nuova norma in vigore. Una parte della stampa lo ha visto come un primo passo verso la monarchia, anche perché “suo figlio Karim è il suo ‘erede’, ha già avuto l’attribuzione di diversi ministeri, tra cui due fondamentali come infrastrutture ed energia”.
Tensioni nel paese. La decisione presa ha contribuito a creare un clima agitato, da quasi un mese si assiste quotidianamente a scontri e manifestazioni concentrati nella zona di Dakar ma diffusi in tutto il paese, costati la vita a otto persone, di cui un poliziotto. A Djourbel è stata data alle fiamme la sede del Partito Democratico, stessa sorte per la televisione nazionale Rts a Kaolack. Ultimo solo in ordine di tempo, il lancio di lacrimogeni su una moschea dei tidjania a Dakar, “una mossa che potrebbe costare molti consensi al presidente. Lo stile del Pds è stato sempre molto aggressivo”. Come reazione, è stato incendiato il municipio di Tivaoune, città santa dei tidjania.
Politica e religione .“In Senegal siamo molto aperti, con i due vecchi presidenti non ci sono mai stati problemi seppure il primo, Senghor, fosse cristiano in un paese a grande maggioranza islamico e il secondo, Abdou Diouf, avesse sposato una francese ebrea”. Entrambi del partito socialista, hanno cercato di mantenere una linea di equilibrio che ha rischiato di spezzarsi quando Wade si è esposto dichiarandosi mouride. “Siamo arrivati al punto in cui bisogna iniziare a separare politica e religione, ma servirà tempo, non potrà essere un cambiamento drastico. In Africa le credenze sono molto forti, faremmo qualsiasi cosa se venisse chiesta dalle nostre guide spirituali, non dal presidente. In questo possiamo imparare dagli aspetti positivi dell’occidente, ma senza rinunciare a valori radicati.
L’opposizione. Artefice dei principali cambiamenti sociali, culminati con la redazione della nuova costituzione, è stato il movimento di rapper Y’en a Marre: “nemmeno negli Stati Uniti, dove è nato l’hip hop, si è mai visto qualcosa del genere. Con le loro campagne di sensibilizzazione e di protesta civile hanno guadagnato le simpatie e la solidarietà della popolazione. Youssou N’Dour ha cercato di cavalcare l’onda solo perché è il senegalese più rappresentativo nel mondo, ma di politica o di economia non si è mai occupato, scriveva solo canzoni sentimentali”. La sua candidatura è stata respinta perché solo 8911 delle 12936 firme presentate sono state ritenute valide, meno delle 10000 necessarie “ma non credo che Wade avesse paura di lui”. I principali avversari saranno Macky Sall e Idrissa Seck, entrambi ex primi ministri di Wade, che per dissidi con il presidente hanno abbandonato il Partito Democratico creando l’Alleanza per la Repubblica il primo e Rewmi il secondo. Meno possibilità di vittoria per il socialista Tanor Dieng e per M23, Mouvement du 23 Juin, dalla data della carta costituzionale, costola di Y’en a Marre. “Forse cambierà poco chiunque venga eletto, il vero potere è delle confrérie, lo stesso Wade, che pure ha fatto un buon lavoro per lo sviluppo del paese, ne finanziava i capi per gestire le regioni. Ciò che servirebbe sono investimenti nell’agro-economia, nell’industria, ospedali, lavoro per i giovani, cercando di regolare l’emigrazione. Bisognerebbe sfruttare l’energia solare per rendersi indipendenti dal petrolio guardando anche alle generazioni future”.
Necessità di associazionismo “Quando ci sono urgenze come cercare casa e lavoro, la politica passa in secondo piano, per molti senegalesi è così. Sto cercando di creare forme di associazionismo per essere attivi nella nostra crescita”. Le differenze con altre comunità ci sono, “ad esempio i bengalesi si riuniscono sempre per cercare soluzioni ai problemi, hanno investito molto e ottenuto risultati. Noi solidarizziamo meno e non abbiamo l’appoggio istituti bancari per finanziamenti e microcredito. È anche colpa nostra, chi vive qui dovrebbe essere più responsabile. Il rovescio della medaglia è che ci integriamo di più, capiamo e apprezziamo la cultura italiana”. Per il migliaio di residenti nella capitale sarà possibile votare presso l’ambasciata di via Lungotevere del Sangallo 3, domenica 26 febbraio dalle 8 alle 18. Nel resto del paese saranno attivi i consolati di Milano, Firenze e Sicilia/Sardegna, più seggi diffusi nel resto della penisola.
Per maggiori informazioni
Tel. dell’ ambasciata 06 6872381; 06 6872353; 06 6865212
La pagina myspace di Badara Seck http://www.myspace.com/badaraseck
Gabriele Santoro
(21 febbraio 2012)