Le nuvole oscurano il cielo sopra il centro sportivo del CUS Roma, in via di Tor di Quinto, ma niente può fermare la passione dei trenta ragazzi che, grazie all’ONLUS Sport senza frontiere scendono, puntuali , in campo. L’associazione, permette ai bambini appartenenti a famiglie con problemi socio-economici di praticare due volte a settimana differenti tipi di sport. Non solo, grazie all’aiuto di pisco terapeuti e di mediatori culturali, aiuta, attraverso un percorso di integrazione, i ragazzi con problemi socio psicologici. Si crea un clima molto caloroso sul campo di gioco dove si incrociano ragazzi di ogni nazionalità: italiani ma anche G2 di origine africana o dell’est europeo.
Parola di allenatore“ Le attività che i bambini svolgono sono molte: dal rugby, al pentathlon o al calcio” commenta Niki, coordinatore sportivo dell’Onlus. “Noi adulti ci consideriamo più degli educatori che non degli allenatori: cerchiamo di aiutare i ragazzi a crescere sotto molti altri aspetti, come il rispetto reciproco o la correttezza e l’onesta. Io – continua Niki – mi occupo della sezione pentathlon che, per quanto possa sembrare uno sport individuale, permette ai ragazzi di socializzare e divertirsi. Oltre alle attività prettamente sportive, durante gli allenamenti, facciamo spesso giocare i ragazzi tra loro, attraverso delle attività ludico motorie come il classico “acchiapparella”.
Mentre parla, i ragazzi del pentathlon si sono disposti sul campo, e dopo un breve riscaldamento iniziano l’allenamento di scherma dribblando i coni fino a colpire con una “stoccata” una pallina da tennis. “ La richiesta è elevata, e noi vorremmo poter accogliere tutti, purtroppo esistono molti problemi logistici soprattutto per radunare e portare fino al campo i ragazzi. Speriamo di poterne accogliere di nuovi al più presto”. Finito l’allenamento sul campo, i ragazzi si preparano per andare in piscina. Alcuni di loro si fermano, incuriositi dalle domande poste al loro allenatore. Non si sentono affatto in soggezione quando Niki chiede di avvicinarsi.
I ragazziI loro nomi sono JJ, Julian, Adam e Costi, di nove , sette e dieci anni. JJ e Adam sono i veterani del gruppo dato che praticano questo sport da tre anni, mentre sono sei mesi che Julian si è aggregato alla compagnia. Costi è il neofita: è nel gruppo solo da due mesi. Sono tutti ragazzi di seconda generazione che grazie all’associazione di Alessandro Tappa possono praticare due volte a settimana il loro sport preferito.“ Nessuno, nelle nostre famiglie, fa sport” afferma Adam, ma prontamente Costi lo corregge “ho iniziato grazie a mio fratello che giocava a rugby, così ho deciso di venire agli allenamenti anche io, sono velocissimo e mi piace fare sempre meta!” Quando si chiede loro chi sia l’atleta preferito rispondono così: “ Per me sicuramente Bolt, è fortissimo, il migliore che ci sia ”confida JJ. Adam invece, nonostante la giovanissima età, si dimostra un profondo conoscitore dell’atletica e spiazza gli altri dicendo: “ Il mio idolo è Gerrouje (campione olimpico marocchino nel 2004 ndr)”. Particolare è anche l’atleta cui si ispira Julian: “E’ il mio allenatore Niki”.
L’importanza dello sportLa giornata sta volgendo al termine e i ragazzi ancora si devono cambiare per andare in piscina, Niki li chiama da lontano, c’è tempo per un’ultima domanda: “Quanto è importante per voi lo sport?” Come al solito il primo a farsi avanti è JJ “ E’ la cosa più importante che ci sia, anzi no, la seconda, prima c’è la mia ragazza!” Per Julian” E’ importantissimo, e lo sport più importante è il calcio”. “Anche per me è fondamentale – prosegue- Costi “perché grazie allo sport, qui, ho fatto tante amicizie, e a volte riusciamo anche a vederci fuori dal campo. Iltempo a disposizione è finito e i ragazzi corrono verso la struttura gonfiabile che nasconde la piscina, ridendo e scherzando, pronti per un’altra ora insieme.
Adriano Di Blasi
(24 luglio 2012)