Hanno trascorso una vita tra i banchi di scuola. Amano l’insegnamento e oggi decidono di mettere la loro esperienza al servizio dei bambini stranieri. Sono le volontarie di Piuculture che ogni giovedì, dal mese di novembre, svolgono attività di supporto linguistico presso la scuola media Esopo.
Imparare l’italiano. Laura Pozzi segue due coppie di fratelli filippini. Due dei bambini sono in Italia da un anno, gli altri sono arrivati a maggio. Gli incontri sono focalizzati sull’apprendimento della lingua: “Frequentano classi diverse ed hanno un differente background perché le Filippine sono 7.000 isole con venti o trenta lingue. Evito il più possibile di fare una grammatica canonica, per i pochi riferimenti in questo senso mi affido all’inglese che loro hanno studiato nel paese di origine”. Le sue lezioni sono improntate alla flessibilità: “Arrivo in classe con un’idea di massima di quello che voglio fare, poi invento sulla base delle reazioni che arrivano dai bambini”. Punta, soprattutto, su riferimenti pratici e concreti: “Utilizzo un testo realizzato dalla Regione Toscana per aiutare i bambini che non conoscono l’italiano. Ci sono delle figure che mostrano delle azioni, chiedo ai ragazzi di descriverle, poi facciamo insieme la coniugazione del verbo al presente, quindi gli chiedo di scrivere la frase e cerco di tirare fuori tutto quello che mi viene in mente sulle parole utilizzate”. Per le letture sceglie testi semplici e al tempo stesso interessanti: “Abbiamo letto dei racconti di Piumini, ai bambini sono piaciuti. Ora siamo passati a un libro che parla delle sensazioni, ad esempio nel capitolo sul suono si spiega come funziona il telefono”. Il lavoro da fare è tanto, il tempo poco: “Un incontro a settimana non è sufficiente. Avrebbero bisogno di un sostegno individuale costante.Anche l’orario non è dei migliori. I bambini hanno mezz’ora per mangiare e tornare a scuola. Hanno sulle spalle la fatica accumulata dal mattino, sono stanchi”.
Migliorare le competenze. Paola Forghieri, Mariella Marletta e Anna Meo si occupano di sei bambini che hanno già una conoscenza dell’italiano. “Attraverso lo studio delle discipline che i ragazzi seguono a scuola lavoriamo sul rinforzo della lettura e comprensione dei testi e sulle capacità espositive” spiega Anna Meo. “Li aiutiamo inoltre ad acquisire un metodo di studio, perché i libri di testo in adozione nella scuola media sono piuttosto complicati, anche per molti ragazzini italiani”. “Abbiamo due bambine che seguono regolarmente e hanno raggiunto un buon livello” racconta Paola Forghieri “Una secondo me è molto più brava di tanti alunni italiani. Le difficoltà che incontra sono quelle che hanno i nostri ragazzini: non si concentra, legge superficialmente”. In altri casi si riscontrano maggiori difficoltà che si ripercuotono sulle discipline: “Un bambino aveva un basso rendimento in geometria perché non riusciva a capire le spiegazioni”.
L’esperienza aiuta, ma si può fare di più. “I ragazzi si dimostrano soddisfatti e lavorano con interesse. C’è un’alunna che non ha saltato una lezione, pur avendo la possibilità di essere seguita a casa dalla zia professoressa, perché evidentemente sente che per lei è utile frequentare gli incontri”. “Sono contenta del rapporto che si è creato con i ragazzini” prosegue Paola Forghieri “Ho insegnato per quarant’anni e mi è sempre piaciuto moltissimo il mio lavoro, per questo ho deciso di fare volontariato nelle scuole”.Gli anni di esperienza nell’istruzione garantiscono una marcia in più: “Sappiamo cosa serve a un ragazzino, quali sono le sue difficoltà. Certo, siamo realiste, ci rendiamo conto che il nostro è un intervento parziale e che molte cose vanno migliorate”. È necessario, in particolare, stabilire un coordinamento tra scuola e volontariato: “Uno dei problemi è la sovrapposizione che si è venuta a creare tra i nostri incontri ed i corsi di recupero tenuti dalla scuola. Con il risultato che alcuni ragazzini li abbiamo visti soltanto 3 o 4 volte e sono quelli che avrebbero maggior bisogno di aiuto”. “Il rapporto con gli insegnanti fino ad ora è mancato” conclude Anna Meo “È un aspetto che invece va curato, è importante che ci confrontiamo con i docenti per scambiare idee, punti di vista, capire meglio cosa fare”.
Sandra Fratticci(5 aprile 2012)