Da molti anni, si discutono, in Parlamento e in Europa, le norme che permettono ai lavoratori irregolari di ottenere, attraverso contratti di lavoro, il permesso di soggiorno. In Italia l’ultima “sanatoria”, così viene definita la legge che si occupa di questo argomento, è datata 2009. In quell’anno, durante un periodo circoscritto, fu possibile pagare un contributo di 500 euro, da parte dei datori di lavoro, per regolarizzare i lavoratori. Poche settimane fa, in Parlamento, è stato approvato un nuovo decreto legge (109/2012) che ricalca quello del 2009 con alcuni cambiamenti: il più rilevante è l’ articolo 5. Il contributo che i datori di lavoro devono pagare entro il 15 ottobre non è più di 500 euro ma del doppio. Per capire quali siano state le reazioni a questo nuovo provvedimento, abbiamo intervistato alcuni lavoratori e datori di lavoro.Teddy,di origini filippine, vive da quasi vent’anni in Italia e da quindici ha il permesso di soggiorno: “ Rispetto a quando sono arrivato la situazione è cambiata molto. Prima era semplice trovare lavoro, il più delle volte anche ben pagato, ma oggi è tutto più complicato e bisogna accettare dei compromessi, altrimenti non si riesce ad arrivare a fine mese.” Quando le domande si spostano sulla nuova sanatoria lo sguardo sembra quasi infastidito : “ E’ una riforma ridicola secondo me. Innanzi tutto è aumentato il costo. Inoltre è ingiusto che non sia il lavoratore ma solo il datore a poter versare il contributo per poter ottenere il permesso. In questo modo il “padrone” ha sempre il coltello dalla parte del manico, come dite qui in Italia”. La sua è una storia affascinante, ha compiuto una vera e propria odissea per arrivare nel Bel paese: “ Sono partito dalle Filippine e per oltre un anno ho viaggiato. Singapore,Dubai,Cecoslovacchia,Francia, Germania, non ricordo più neanche io quante nazioni ho dovuto attraversare. Ho passato anche una notte in una prigione tedesca prima di poter superare il confine e venire in Italia”. “ Qui –prosegue- l’accoglienza è stata ottima e dopo quattro anni ho trovato delle persone di “buona volontà” che mi hanno concesso di ottenere il permesso di soggiorno. Sono stato molto fortunato”.Un’altra testimonianza importante, che in parte ricalca quella appena descritta, la fornisce Khondokar, originariodel Bangladesh, in Italia dal 1999. Era irregolare fino al 2002, poi ha ottenuto il permesso con la sanatoria di quell’anno. Ora è un libero professionista, lavora con partita Iva come autista. Anche lui è a conoscenza della sanatoria: “Non è buona, secondo me è anche peggio di quella del 2009”. Non è d’accordo sull’esclusione di chi è giunto in Italia nel 2012: “Chi è arrivato dopo il 2011 che fa? Ruba? Non capisco questa discriminazione, se fai una norma devi farla per tutti”. Spiega che molti migranti pagano di tasca loro per regolarizzarsi e questo a volte porta anche alle truffe: “Un mio amico quando c’è stata l’ultima sanatoria ha trovato un italiano disposto a fingersi datore di lavoro che gli ha chiesto 2000 e poi è scappato, non gli ha fatto nessun contratto. Altri miei amici avevano datori di lavoro che non erano disposti a pagare e non hanno potuto fare niente perché gli dicevano ‘se parli troppo chiamo i carabinieri’”. Sul versamento di 1000 euro più contributi: “C’è la crisi va bene fai la sanatoria, ma ho sentito che se non accettano la domanda i mille euro neanche te li restituiscono. Per me questa legge vale zero”. È alla disperata ricerca di un datore di lavoro per il fratello, che l’ha raggiunto in Italia ma è senza permesso di soggiorno e lavora come ambulante: “Non c’è scelta, devi pagare. Che fai altrimenti? Rischi che poi non faranno più la sanatoria e resterai senza permesso. E senza permesso non si può vivere. Se un parente sta male non puoi neanche tornare nel tuo paese perché poi non puoi rientrare in Italia”.Anche Gabriella, una ragazza peruviana che è in Italia dal 2000, esprime la sua opinione: “E’ un’iniziativa in parte positiva perché tante persone prive di documenti avranno la possibilità di regolarizzarsi. Mille euro però sono tanti,troppi. Conosco molte persone che faranno domanda ma pagheranno da sole perché i datori di lavoro non sono disposti a versare di tasca loro la somma richiesta. Quindi scaleranno le cifre dai salari che si aggirano intorno agli 800 euro. Anche questo è sintomo della crisi che l’Italia sta vivendo”. Lei è stata regolarizzata con la sanatoria del 2002, lavorava come domestica e il datore di lavoro pagò quanto previsto dal provvedimento. “Quando sei irregolare vivi nella paura. Cammini per strada ma sei sempre in allerta e se vedi la polizia devi nasconderti come un ladro. Una volta mi hanno fermata, mi hanno portata in questura per interrogarmi e poi mi hanno fatto il foglio di via. Avevo 15 giorni per lasciare l’Italia, ma sono rimasta qui e con la sanatoria ho ottenuto il permesso di soggiorno.Non solo i lavoratori dimostrano qualche perplessità sul decreto. Anche alcuni datori di lavoro hanno la stessa linea di pensiero. Sandro ad esempio, nonostante non viva sulla sua pelle questa situazione, si dice contrariato: “ In casa nostra lavora un dipendente di origini filippine con regolare permesso di soggiorno. La sanatoria colpisce in maniera discriminatoria i lavoratori, soprattutto a causa del costo. Capisco che ci troviamo in un momento storico difficile, ma non per questo dobbiamo fa ricadere sulle tasche dei contribuenti più poveri, altre spese onerose”. Si dimostra informato, ma non sempre è così. Francesca proprietaria di un ristorante non sa nulla della sanatoria. Dopo averle illustrato brevemente il provvedimento, commenta: “Io ho un dipendente straniero e gli ho fatto un regolare contratto. Non prenderei mai a lavorare una persona senza permesso di soggiorno. In tanti però lo fanno perché costano poco. Mi sembra tanto mille euro più arretrati. I risultati secondo me saranno nulli, chi ha lavoratori irregolari se li terrà così continuando a rischiare”.
Adriano Di Blasi
(5-settembre-2012)