Sabato 26 maggio 2012, presso la Grande Moschea di Roma, all’interno della Settimana della Cultura Islamica, ha avuto luogo l’incontro “Averroé, pensiero, opere e attualità” organizzato dal Comune di Roma in collaborazione con il Centro Islamico Culturale d’Italia. Sono intervenuti ospiti illustri quali l’ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede Kenan Gürsoy, Mauro Zonta, docente di storia della filosofia araba ed ebraica alla Sapienza di Roma, l’Imam Yahya Pallavicini del Co.Re.Is, Comunità Religiosa Islamica di Milano, Pierpaolo Grezzi dell’I.A.S.E.M. Istituto Alti Studi Mediterranei, Gabriele Tecchiato Direttore della Biblioteca del Centro Islamico Culturale d’Italia e Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia.
Averroè, un ponte tra le culture. Il tema dell’incontro ha richiamato un nutrita platea multietnica e la complessità concettuale degli interventi che si sono susseguiti ha tenuto alta l’attenzione. Averroé è, secondo Mauro Zonta, “la personalità più nota in Occidente della filosofia arabo-islamica, legato alla filosofia aristotelica e greca”. “E probabilmente è stato proprio il suo legame con Aristotele, del quale è stato il massimo commentatore, ad averlo avvicinato alla cultura occidentale” evidenzia Pierpaolo Grezzi. Averroé è collocato da Dante tra gli spiriti magni nel Limbo “Averoìs che ‘l gran comento feo” (Inf., IV, v. 144), con riferimento al lavoro di commento fatto sull’opera aristotelica. “Inoltre, nella sua speculazione filosofica, Averroé ha cercato di riconciliare nella sua speculazione ragione e fede” sostiene Gabriele Tecchiato.
Coesistenza tra fede e ragione. E proprio sulla questione nodale del rapporto tra irrazionale e razionale, ragione e fede, interviene l’ambasciatore Kenan Gürsoy sostenendo che “La ragione nell’Islam è dapprima la facoltà o la capacità dell’uomo di comprendere la necessità che regna nella creazione dell’universo; […] inoltre il ricorso alla Ragione è incoraggiato dal Corano, perché è necessario a causa del suo ruolo unificante e sistematizzante che deve stimolare una coerenza logica. In particolare, la realizzazione personale dell’Unicità divina, che prende il nome di ma’rifa (Gnosi o Conoscenza) sembra essere la coscienza di un contatto diretto con Dio”.
Averroé personaggio poliedrico. Nato in Andalusia nel 1126 e vissuto anche in Marocco, Averroé è stato uno studioso di diritto, medicina, astronomia e filosofia. Egli era un portatore del sapere islamico e pienamente inserito nel suo mondo, partecipe della vita politica del suo tempo. Nel suo intervento Pallavicini si è soffermato sul concetto di metodo elaborato da Averroé in relazione alle qualità che un buon giurista dovrebbe possedere per esercitare la sua professione. Tra queste si colloca la necessità di leggere il Corano sia in modo letterale che allegorico, “l’accanimento sulla letteralità rischia di sfocare in estremismo, razionalista o rivelazionista. L’esclusiva lettura allegorica può invece presentare una dimensione puramente avulsa da qualsiasi applicazione concreta, divenendo una sorta di metafisichese”. Inoltre, l’allegoria è comprensibile solo per coloro i quali, secondo l’Islam, hanno ricevuto il dono dell’esegesi direttamente da Dio.
La conoscenza passa attraverso la comprensione. Non c’è conoscenza della cultura islamica senza comprensione del suo pensiero, della sua religione e del suo substrato filosofico. Approfondire le competenze su di una personalità come quella di Averroé è un elemento fondamentale per acquisire quella “gnosis”, conoscenza al suo più alto livello, della cultura islamica nelle sue molteplici sfaccettature.
Piera Francesca Mastantuono(29 maggio 2012)