Non come acqua che si perde nella sabbia

 

Non sempre da un dibattito fra accademici nascono proposte concrete.  E’ successo nella conferenza “Islam e università” organizzata nell’ambito della Settimana della cultura islamica, mercoledì 23 Maggio presso la Grande Moschea di Roma. “Abbiamo già fissato un appuntamento  per discutere su come realizzare al meglio le proposte fatte e risolvere i problemi che i docenti hanno messo in luce” così Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, uno degli organizzatori dell’evento.

Cahier de doléances.   Tutti i docenti e studiosi“orientalisti” presenti all’incontro hanno raccontato la propria esperienza, il primo approccio con il mondo islamico  e soprattutto le difficoltà di trovare spazio negli atenei italiani. Quello che emerge è una scarsa attenzione da parte delle istituzioni e  pochi fondi spesi per dare la possibilità agli studenti italiani di conoscere e studiare l’isalm, le sue lingue, la sua arte, storia e filosofia. “C’è molto giudizio e poca attenzione nei confronti di questa cultura”osserva il  professor Zanini del Pontificio Istituto di studi islamici “non consociamo chi invece ci conosce e ci studia”.  Una conoscenza superficiale  del fenomeno  porta  ad esempio “a confondere gli arabi con gli islamici, mentre esistono moltissimi islamici non arabi, come i musulmani del sub continente islamico” spiega Daniela De Bredi docente di diritto musulmano alla Sapienza di Roma, che a causa dei tagli ai fondi universitari ha visto chiudere il corso di urdu, che teneva nell’ateneo romano. Sempre per le scarse risorse economiche non si riesce a garantire conoscenze complete agli studenti “Non si può studiare diritto islamico senza avere conoscenze storiche e linguistiche adeguate” aggiunge Massimo  Papa, che insegna proprio diritto musulmano a Tor Vergata. Il presidente dell’istituto Nallino, Claudio Lo Jacono ricordando la sua esperienza di docente sottolinea come “gli studenti che arrivano all’università  hanno pochissime conoscenze dell’islam, spesso limitate ad una pagina anche mal scritta in qualche libro di storia” Anche al di fuori dell’ambito accademico la situazione non cambia “il nostro istituto ha pubblicato 250 opere che riguardano l’islam ma non siamo adeguatamente supportati”. Il supporto istituzionale viene richiesto non solo alle istituzioni italiane ma anche a quelle dei paesi islamici “bisogna utilizzare i fondi non per propaganda, ma per far conoscere questo mondo” propone Isabella Camera D’Afflitto, docente di Letteratura araba alla Sapienza.  Anche nell’esperienza francese di Mohamed Nadir Aziza dell’Osservatorio del Mediterraneo, si riscontrano le stesse problematiche che “devono essere superate insegnado l’islam al di là della fede, anche in una prospettiva storica, filosofica e artistica.

La platea. Ad appassionarsi al dibattito c’erano alcuni studenti di lingue orientali  Tor Vergatae  della Sapienza. Studiare arabo è una scelta che necessita di molta buona volontà, non solo per la difficoltà della lingua, ma anche perché questi studenti hanno meno risorse a disposizione. Le borse di studio per la Cina sono tante, mentre andare a studiare arabo nei paesi islamici è sempre più difficile. Ma la tenacia non manca a questi ragazzi. Anche alcuni rappresentati della comunità islamica hanno assistito all’evento, come Saydawi Hamid, presidente della federazione culturale addawa di origini marocchine ma che dopo più di vent’anni in Italia ma che dice di sentirsi italiano anche di sangue. “ Gli italiani sono molto curiosi però sempre sospettosi, bisogna coinvolgerli per spiegare le nostre tradizioni, la nostra cultura”. Nizar Ramadan libanese, ascolta interessato i vari interventi e auspica una “maggiore informazione su eventi come questo che dovrebbero coinvolgere ancora di più la comunità islamica di Roma”

 

Prossimo appuntamento. “Per non sprecare il nostro impegno, bisogna ad esempio,  istituire delle cattedre per studiosi islamici che hanno avuto influenza nella cultura italiana come Averroé, a cui lo stesso Dante fa riferimento”  propone Aziza.  Inizia la discussione sulle proposte, sul da farsi . Il segretario Redouane, mette insieme tutte le idee e si impegna a creare un gruppo di studio affinché quanto detto abbia seguito.  “Il primo appuntamento è per il 23 giugno qui alla moschea dove esporremo le opere dell’istituto Nallino ”

Il cahier si riempirà di appuntamenti, e non più di doléances.

Martina Amendola
( 24/05/2012)