Art is not an escape from life,but rather an introduction to it.John Cage
In the game of land, titolo dell’evento organizzato dall’Auditorium in collaborazione con l’Ambasciata d’Indonesia e dedicato ai 100 anni di John Cage, suona proprio come il gamelan indonesiano, arte sonora a cui il compositore americano si ispirò.
Prepare il pianoforte, affascinante come raccogliere conchiglie. Nel 1938 quando Cage si apprestò a comporre una musica per il Baccanale della danzatrice afro-americana Syvilla Fort, lo spazio era così piccolo che poteva entrarci solo un pianoforte gran coda: “così mi trovai a dover fare qualcosa di adatto a lei su quel pianoforte. All’inizio cercai di trovare una serie di dodici note che suonasse ‘africana’ ma non ci riuscii. Andai in cucina, presi un piatto per torte e lo misi con un libro sulle corde” fissandoli con una vite di legno, “e poi utilizzai guarnizioni di gomma, piccoli dadi in prossimità delle viti, e così via… provai le cose più strane…”. Così John Cage raccontò la nascita di un’invenzione che ha caratterizzato molta musica del secondo Novecento, il “pianoforte preparato”. Un pianoforte che suona mezzo a corde, mezzo a percussioni, con quei trilli che davvero ricordano la musica indonesiana, e che modificò anche i movimenti delle mani dei pianisti, a scatti. Talvolta l’esecutore sembra operare graffi sui tasti. Anche il suono è attutito: “gli oggetti funzionano come delle sordine, e i suoni diventano più tenui, e decisamente diversi. Trovo che preparare il pianoforte sia affascinante come camminare lungo la spiaggia raccogliendo conchiglie”.
“A Book of Music fu il primo lavoro scritto da John Cage per due pianoforti preparati ed è anche la prima composizione pianistica destinata a un esecutore che non fosse l’autore stesso”, spiega il musicologo Renato Bossa. Il 21 gennaio del 1945, Robert Fizdale e Arthur Gold di New York, furono i primi interpreti del brano. Gli ultimi sono stati Lucio Perotti e Francesco Carlo Leone della PCME Parco della Musica Contemporanea Ensemble.
Estremizzare la natura “percussiva” del pianoforte. “Il titolo della composizione rimanda, a quello di molte raccolte di musicisti inglesi tra Rinascimento e Barocco, i quali nei loro Books of Music raccoglievano pagine per lo più destinate al liuto o ai complessi di viole. Ma l’elemento più caratteristico di questo lavoro è il risultato timbrico che estremizza la natura ‘percussiva’ dello strumento pianoforte. La composizione è divisa in due parti e varie sottosezioni, nelle quali si fa un grande uso di scale, arpeggi, note ribattute e figurazioni virtuosistiche”.
“A circondare il brano di Cage, alcuni brani di musica indonesiana, il gamelan, interpretati dai musicisti e danzatori della scuola di Yogyakarta. L’orchestra comprende 75 strumenti tra metallofoni, xilofoni, tamburi e gong, flauti di bambù, strumenti a corda e voce (un coro maschile e tre cantanti soliste)”. Gli xilofoni sembrano culle, per la ricca decorazione che riportano, i tamburi sono suonati in orizzontale, sfiorati dalle dita come non seguissero alcuna partitura, le percussioni metalliche sembrano gigantesche pentole decorate con tanto di coperchio. Anche gli strumenti sono in scala, dal più piccolo al più grande.
“L’impiego dell’orchestra è particolarmente legato alle rappresentazioni del Wayang Kulit, il teatro d’ombre giavanese proclamato dall’Unesco “patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, che racconta, in spettacoli che possono durare anche un’intera notte, le grandi epopee mitiche e religiose giavanesi”.
La battaglia eseguita dalle ballerine. “Il primo concerto è una melodia gamelan nello stile Yogyakarta, con le varie intonazioni del balungan, seguito dalla danza Serimpi Sekar Palagan, tipo di danza della corte di Giava, che prende spunto dal racconto di Panji, risalente al regno giavanese dell’XI secolo”: il racconto di una battaglia, quella tra Raden Guntur Segara, del regno di Jenggala, contro suo fratello Raden Jaya Sena, curiosamente eseguita da quattro ballerine. Entrambi sono potenti e nessuno ne uscirà vincitore: il combattimento viene così fermato e la fraternità ristabilita.
La storia viene raccontata simbolicamente, accompagnata dai suoni (gendhing) e dai vocalizzi (gerongan), mentre i corpi delle danzatrici ondeggiano e i loro piedi non si staccano mai da terra. I movimenti, estremamente lenti e sinuosi, ricordano quelli della danza persiana, come quelli ondulati del collo, e le mani spesso disposte asimmetriche – una con le dita arricciate e una sempre aperta all’indietro, quasi che le dita volessero toccare il polso. È l’idea della pantomima orientale, il racconto danzato, ricco di espressività e movimenti accennati, come la lotta col coltello che le ballerine eseguono in coppia, diventando sempre più concitata.
Ad apertura della seconda parte una composizione di un musicista indonesiano contemporaneo, R.C. Hardjo Subroto, brano gamelan ispirato ai personaggi del culto.
“Il concerto si conclude con la Storia del messaggero Hanuman, racconto mitologico del Ramayana che è uno dei grandi poemi epici e, allo stesso tempo, testo sacro della mitologia induista. In esso vengono narrate le vicende di Rama, avatar di Visnu”.
Il rapimento di Sita e la scimmia bianca dai poteri magici. La storia racconta di Ravana, re di Lanka, che ordina al suo fedele demone Maricha di trasformarsi in cervo dorato per sedurre Sita, la moglie di Rama, che si trova con lui e il fratello Lakshmana nella foresta di Dandaka. I movimenti dei danzatori sono a scatti, quasi robotici, compiono salti, i piedi sono spesso staccati da terra, opponendosi in questo modo a quelli che caratterizzano le danzatrici, quando Sita, per esempio, pantomima il trucco. La donna vede il cervo e vuole averlo per sé: mentre i due cercano di catturarlo Ravana rapisce Sita portandola nel regno di Lanka. Durante il viaggio, Ravana incontra Jatayu, uccello mitico che aveva trasportato il dio Vishnu, che cerca di salvare Sita, ma viene ferito. Prima di morire riferisce a Rama del suo rapimento, mettendosi anche lui in viaggio. Incontra una scimmia bianca di nome Hanuman a cui chiede di aiutarlo, diventando il suo messaggero. Il danzatore, in costume bianco con la coda che si arrampica fino alla bellissima maschera, trova Sita e riesce a sconfiggere dei giganti. Ma sopraggiunge Indrajid, figlio di Ravana che lo sconfigge grazie ai suoi poteri soprannaturali. Ravana ordina al figlio di ardere vivo Hanuman al centro della piazza di Lanka, di fronte al popolo. Il fuoco è rappresentato da giganteschi ventagli di fiamme rosse. Ma anche Hanuman ha poteri magici e sarà lui ad ardere il regno, riportando finalmente Sita da suo marito Rama.
A.R.(14 giugno 2012)