“La demografia è come la lancetta delle ore, l’economia quella dei minuti, la politica dei secondi: ognuna, se non è contestualizzata rispetto all’altra, non ha senso. Le previsioni per il 2050 dicono che l’Unione Europea avrà 60 milioni di abitanti in meno, mentre l’Africa arriverà a due miliardi. È una realtà ineludibile con cui, che piaccia o meno, bisognerà fare i conti. Nei prossimi anni nelle scuole i bambini provenienti da altri paesi toccheranno il 30%”, sono le prospettive esposte da Stefania Congia, dirigente della IV divisione della Direzione Generale Immigrazione e politiche di integrazione del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, intervenuta il 13 giugno nell’ultimo incontro del ciclo di conferenze promosso dal Cnr sul tema migrazioni.
Il portale integrazionemigranti Nell’ambito del piano di integrazione governativo varato nel 2010 è stato realizzato il sito internet integrazionemigranti con l’obiettivo di segnalare informazioni relative ai cinque assi portanti individuati per i bisogni dei cittadini stranieri, casa, lavoro, accesso ai servizi socio-sanitari, lingua, minori e seconde generazioni. Per la prima volta si è avuta una collaborazione interministeriale di questa portata, che ha coinvolto i dicasteri di Lavoro, Salute, Interni ed Istruzione, cosa non facile visto che si rischia di sforare nelle competenze altrui. Questo portale centralizza le informazioni sui fornitori dei servizi nel territorio, che possono essere enti pubblici, associazioni, parrocchie. Sono registrati oltre 700, per un totale di più di 8000 prestazioni. Non mancano delle criticità, su cui si sta lavorando: ad esempio sembra maggiormente rivolto agli operatori che non agli immigrati, ma essendo istituzionale non si può nemmeno semplificare troppo. Nei prossimi mesi saranno rese più leggibile l’home page e più facili le ricerche nel sito, Con una maggiore pubblicizzazione tramite media specializzati come quelli interni alle comunità, feste, eventi.
Minori non accompagnati Un altro aspetto di cui la Congia si occupa da vicino è l’ingresso in Italia dei minori non accompagnati, che per l’articolo 15 del Testo Unico sull’immigrazione non sono respingibili, norma di civiltà avanzata, non presente in tutti i paesi. La competenza nell’ambito coinvolge tutta la struttura verticale del settore pubblico. L’accoglienza spetta ai comuni, la normativa delle strutture è regionale mentre lo Stato controlla il Comitato dei minori stranieri. Ogni anno sono 6-7 mila i ragazzi ad entrare nei confini del nostro paese. Non sono bambini, hanno quasi tutti tra i 15 e i 17 anni, con esperienze lavorative che vogliono continuare a svolgere. Ecco il perché dell’organizzazione di bandi per il loro inserimento, cercando di personalizzare il percorso di ciascuno, con risultati evidenti, come il coinvolgimento di decine di loro nella creazione di cooperative a Latina e Padula, la prima un panificio, la seconda frantoio e cantina sociale. Attualmente i minori sono circa 5500, di cui solo 300 sono femmine, oltre 3000 hanno più di 17 anni. La modifica dell’articolo 32 del Testo Unico ha eliminato il requisito dei tre anni di permanenza nel territorio per l’ottenimento del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, sostituendolo con due anni di frequenza di un corso di integrazione sociale e civile oppure subordinandolo ad un semplice parere positivo del Comitato: delle 750 richieste di permesso di soggiorno dell’ultimo anno sono state accettate quasi la metà e i tempi di risposta non superano il mese.
Distorsione mediatica In collaborazione con gli enti locali è stato prodotto un manuale con linee guida per la comunicazione dei media, poca e fatta male, fornendo dati Istat corretti, per sfatare molti luoghi comuni e organizzato un fine settimana per aspiranti giornalisti, con relatori italiani e stranieri, per conoscere il loro punto di vista. Non solo sugli organi di stampa il bisogno di chiarezza e precisione, in Umbria sono stati sperimentati mediatori culturali agli sportelli delle Asl. Quando le informazioni vengono date correttamente c’è un grande risparmio, si evitano ad esempio analisi inutili e si favorisce la conoscenza di servizi gratuiti.
Il livello sovranazionale Un’occasione di confronto a livello europeo è il Forum delle Associazioni, tavolo di confronto a 27 in cui vengono messe in piedi le linee di indirizzo. Lo studio specifico di quest’anno è sugli indicatori di integrazione, da cui risulta che dal punto di vista nazionale non siamo all’avanguardia, ma abbiamo punte regionali come Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia. Anche attraverso l’Ocse – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – si cerca un coordinamento nell’ambito dell’immigrazione, senza lavorare in maniera disgiunta rispetto all’Ue. L’Italia ha investito 18 milioni sui corsi di lingua, tanto quanto gli Stati Uniti. Ma in America è stata formata una rete di volontariato, affidando alle imprese e alle multinazionali l’obbligo dell’insegnamento per i non anglofoni assunti.
Gabriele Santoro
(14 giugno 2012)