Le Linee Guida dedicate alle modalità di predisposizione e valutazione dei programmi di formazione professionale e civico-linguistica rivolti a cittadini di paesi terzi residenti all’estero, sono state pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 7 luglio. Si tratta delle Linee guida previste dal nuovo art.23 del T.U. Immigrazione, così come modificato dalle novità introdotte dal c.d. decreto “Cutro”, convertito dalla Legge 50 del 5 maggio 2023, e approvate da una Conferenza dei Servizi che ha coinvolto tutte le istituzioni interessate.
Le Linee Guida intendono disciplinare la progettazione e la successiva implementazione dei programmi di formazione professionale e civico-linguistica, nei paesi terzi, finalizzati all’inserimento dei lavoratori stranieri in Italia che potranno così essere assunti al di fuori delle quote dei decreti flussi.
Inoltre, le attività di formazione avranno lo scopo di contribuire allo sviluppo di attività produttive o imprenditoriali nei paesi di origine.
Le Linee Guida si propongono, infine, come un riferimento per i programmi di formazione professionale e civico-linguistica prevedendo, transitoriamente per gli anni 2023 e 2024, che le organizzazioni dei datori di lavoro presenti nel CNEL ( Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) possano concordare con gli organismi formativi o con gli operatori dei servizi per il lavoro, accreditati a livello nazionale o regionale, programmi di formazione professionale e civico-linguistica per la selezione e la formazione di lavoratori direttamente nei Paesi di origine.
La possibilità per i lavoratori stranieri di entrare in Italia, al di fuori delle quote legali dei decreti flussi, già era presente nella normativa che disciplina i casi particolari di ingresso, per lavoro subordinato dei cittadini extracomunitari.
Si tratta di categorie particolari di lavoratori come i professori universitari, gli sportivi, i ballerini ecc. che, data la peculiare natura delle loro prestazioni, possono fare ingresso in Italia al di fuori delle quote stabilite dal Governo mediante il decreto flussi. Parliamo quindi di numeri d’ingresso molto limitati.
L’adozione delle Linee in argomento aprono, invece, alla possibilità di dotare una platea più numerosa di stranieri degli strumenti formativi idonei a fare ingresso nel nostro Paese, senza attendere l’emanazione del Decreto flussi, perciò, se alla teoria seguiranno concretamente i fatti, cioè se i programmi di formazione presentati dai “soggetti proponenti “ non troveranno ostacoli e intoppi sul loro percorso, provocati dalla farraginosa macchina amministrativa destinata a valutarli ed approvarli, determineranno, diversamente che in passato, l’ingresso di un cospicuo numero di lavoratori stranieri formati, al di fuori delle quote previste dalla programmazione triennale del decreto flussi e del “decreto flussi integrativo”, recentemente approvato, che prevede una quota aggiuntiva di 40 mila unità per lavoro stagionale nel settore turistico-alberghiero e in agricoltura, entrambi insufficienti a coprire le richieste d’ingresso.
Peraltro, anche le Regioni e Province Autonome, nel parere della Conferenza delle Regioni e delle PPAA, dello scorso 12 luglio, chiedono al governo più ingressi di lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025 rispetto a quelli ipotizzati nel nuovo decreto flussi triennale, tarati sui bisogni dei territori e con una condivisione delle procedure attuative.
Le linee guida, per perseguire le finalità che si propongono, in primo luogo definiscono quindi la platea di soggetti che possono promuovere i programmi di formazione, da soli o in partenariato, prevedendo premialità per il coinvolgimento delle parti sociali, delle rappresentanze diplomatico-consolari italiane, presenti nei paesi in cui si prevede la realizzazione dei progetti, e dei Centri provinciali di istruzione degli adulti (C.P.I.A.).
Indicano, poi, i contenuti essenziali della formazione, che non sarà solo settoriale, ma dovrà prevedere necessariamente anche:
l’insegnamento della lingua italiana,
elementi di educazione civica,
nozioni in materia di lavoro e diritti dei lavoratori,
elementi di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Soggetti coinvolti e destinatari
Sono “soggetti proponenti“ che possono promuovere i programmi di formazione, da soli o in partenariato :
-Regioni e Province Autonome e loro enti strumentali;
-Enti locali, loro unioni e consorzi;
-Organizzazioni nazionali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, nonché proprie associazioni e articolazioni;
-Organismi paritetici ed enti bilaterali, posti in essere dalle Organizzazioni di rappresentanza datoriale e sindacale comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
-Organizzazioni internazionali ed intergovernative;
-Organizzazioni della società civile e altri soggetti senza finalità di lucro iscritti all’Elenco pubblicato e aggiornato periodicamente dall’Agenzia per la Cooperazione italiana;
-Associazioni senza scopo di lucro o altri soggetti privati (enti, fondazioni, cooperative sociali, onlus ecc.) iscritti al Registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività a favore degli immigrati;
-Enti del terzo Settore iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS);
-Università e Istituti di ricerca, ITS Academy;
-Centri Provinciali per l’Istruzione degli adulti (CPIA);
Inoltre, operatori pubblici e privati accreditati per lo svolgimento di servizi al lavoro, organismi accreditati dalle singole Regioni/Province Autonome per lo svolgimento di attività di formazione professionale e servizi al lavoro.
I destinatari dei corsi di formazione professionale e civico-linguistica sono i cittadini stranieri residenti in Paesi Terzi e/o gli apolidi e gli stranieri rifugiati presenti nei paesi Terzi di primo asilo o di transito.
Contenuti dei percorsi formativi
I percorsi formativi proposti devono essere finalizzati a fornire competenze coerenti con l’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni e con le finalità di inserimento lavorativo e di sviluppo delle attività produttive e/o imprenditoriali.
Si dovranno prevedere obbligatoriamente:
-l’insegnamento della lingua italiana con il superamento di un esame che attesti il raggiungimento almeno del livello A1 e,
-elementi di educazione civica,
-l’acquisizione di una sufficiente conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica
-la conoscenza del funzionamento e dell’organizzazione delle istituzioni pubbliche e del contesto socio-culturale italiano.
L’attestazione rilasciata ad esito del livello A1 potrà essere riconosciuta dal CPIA ai fini del raggiungimento del livello A2 e l’eventuale acquisizione di un titolo di studio.
I percorsi di formazione professionali dovranno includere anche nozioni in materia di lavoro e diritti dei lavoratori, elementi di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, prevedere sessioni di orientamento al lavoro, per il potenziamento delle competenze e il supporto della ricerca attiva del lavoro.
Inoltre, i percorsi devono essere costruiti a partire dagli obiettivi di apprendimento espressi in competenze e dovranno includere sessioni di pratica oltre alle nozioni teoriche.
La formazione, teorica e pratica, potrà essere erogata combinando diverse metodologie didattiche: lezione frontale, FAD, altro.
Prima dell’avvio delle attività formative, i soggetti proponenti dovranno garantire un’adeguata informazione sulle opportunità offerte dai percorsi formativi e, in fase di realizzazione, i partecipanti dovranno essere informati di eventuali offerte di lavoro.
Modalità di attuazione
A conclusione dei corsi, ai candidati dovrà essere rilasciata un’attestazione finale dei risultati conseguiti.
–Per la formazione professionale, un’attestazione di frequenza con le indicazioni delle conoscenze maturate competenze acquisite, riferite ai settori economici professionali (SEP) e alle aree di attività (ADA) in cui si articola l’Atlante del lavoro e delle qualificazioni.
–Per la formazione civico-linguistica, almeno il raggiungimento del livello di lingua A1, da accertarsi tramite il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana organizzato dall’ente formatore, in alternativa potrà essere attestato da una certificazione rilasciata da parte di uno degli enti certificatori riconosciuti, ai sensi dell’art.4, co 1, lett.A del Decreto interministeriale del 7 dicembre 2021, ovvero rilasciato da un Istituto Italiano di Cultura, dove presente.
Requisiti per la predisposizione dei programmi
I programmi saranno valutati in base ai requisiti dei proponenti, alla rilevanza dei percorsi rispetto alla domanda di lavoro, all’organizzazione delle attività, alla capacità di realizzazione dell’intervento e agli aspetti relativi al piano finanziario.
Fondamentale il requisito relativo alle Fonti di finanziamento utilizzate per lo svolgimento delle attività– al fine di assicurare il rispetto del divieto di oneri in capo ai partecipanti. Per gli effetti del quale, è fatto assoluto divieto, ai soggetti proponenti di esigere o, comunque, di percepire direttamente o indirettamente, compensi dai destinatari delle attività.
Procedure per l’invio delle richieste di approvazione dei programmi formativi
Le richieste di approvazione dei programmi di formazione, compilate secondo i modelli allegati alle Linee Guida, devono essere presentate al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali- Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione-e saranno valutate da una Commissione interministeriale.
Nelle more dell’attivazione di una piattaforma digitale sul sito istituzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le richieste e la relativa documentazione dovrà essere inviata per posta elettronica certificata (PEC).
Obiezione alle modalità di applicazione del Decreto Flussi
In seguito all’emanazione del decreto flussi sembra utile leggere le osservazioni mosse da più voci. Esprimono una visione critica, infatti, non solo i sindacati dei lavoratori, che con una nota unitaria diffusa da Cgil, Cisl e Uil, hanno definito il decreto flussi “un dispositivo farraginoso che ha mostrato nel tempo la sua inadeguatezza a gestire gli ingressi regolari per lavoro” e affermato la necessità che la gestione dei flussi migratori sia affrontata con un programma lungimirante, modificando radicalmente la legge Bossi-Fini, permettendo l’ingresso di stranieri per ricerca di lavoro e l’emersione degli stranieri già presenti irregolarmente nel nostro Paese, ma anche appartenenti al mondo della Confindustria che, nelle sedi regionali, bocciano in generale le iniziative del governo.
A partire dal vice-presidente di Confindustria di Vicenza, Alberto Favero, che definisce quella del click day una modalità che non ha più ragione di esistere. Una lotteria che niente ha a che fare col merito e niente ha a che fare con il fabbisogno del Paese, delle aziende e i diritti delle persone.
Favero si riferisce in particolar modo all’industria, che avrebbe da offrire anche lavori non stagionali perché il fabbisogno è grande e continuo. Suggerisce così di partire dalle richieste di lavoro: quali posizioni, dove, con quali competenze, per quanto tempo. Questi parametri, qualora rispettati, devono permettere alle persone di arrivare legalmente in Italia, tutto l’anno. Anche il metodo va rivisto: deve essere rapido, chiaro, concordato col mondo del lavoro.
Con riferimento alla formazione, poi, il rappresentante di Confindustria di Vicenza si dichiara convinto della scarsa utilità che la medesima venga attuata nei paesi di partenza: “Se aspettiamo che nei paesi di partenza ci siano i centri di formazione professionale e le scuole di italiano-obiettivi sicuramente da perseguire con serietà nel medio termine- non si farà niente per cambiare la situazione. La formazione si faccia qui, anche sul campo, con una precedenza e particolare attenzione alla sicurezza, ovviamente. Inoltre, già oggi, sono presenti nel paese persone che godono di protezione internazionale che potrebbero essere formate, con l’obiettivo di dar loro la possibilità di acquisite competenze (compreso l’italiano), lavorare stabilmente ed essere sottratti al rischio di ricadere nel lavoro nero o essere sfruttati dalla criminalità”.
Uguale opinione, poco lusinghiera nei confronti del governo, esprime il responsabile dell’area sindacale di Confindustria di Bergamo,Stefano Malandrini che elenca le seguenti criticità:
«1. Il numero complessivo degli ingressi consentiti è molto contenuto rispetto alle esigenze di vari territori; 2. La selezione del personale straniero è difficoltosa, dovendosi riscontrare una convergenza non agevole tra nazionalità autorizzabili, settore ammesso, tipologia contrattuale consentita, reperibilità presso i centri per l’impiego di profili rispondenti alle caratteristiche richieste dal datore di lavoro; 3. L’attivazione dell’iter autorizzativo rimessa a un cosiddetto click day privilegia la tempestività dell’inoltro dell’istanza piuttosto che l’effettiva esigenza di inserimento».
Nadia Luminati
(25 luglio 2023)
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