“La letteratura e la cultura possono servire da ponte per una maggiore integrazione e comprensione reciproca soprattutto in un periodo dove l’intolleranza si fa sempre più pressante. L’Urdu è un simbolo di forte unione poiché nasce dall’incontro di lingue diverse e si è sviluppato in risposta al bisogno di capirsi l’un l’altro. E’ anche per questo che sono grata a persone come il professor Esposito o la dottoressa Sabrina Lei, che stanno lavorando duramente per permettere agli italiani di conoscere autori come Mazhar Ul Islam o Saadat Manto”. Con questo discorso introduttivo la nuova ambasciatrice del Pakistan a Roma Tehmina Janjua ha aperto la prima conferenza sulla letteratura urdu in Italia. L’evento, organizzato a Roma, nella splendida cornice del Campidoglio, aveva l’obbiettivo di far conoscere la storia letteraria del Pakistan e i suoi maggiori autori. Se si digita su un qualsiasi motore di ricerca la parola urdu, infatti, saranno ben poche le notizie o le nozioni che si potranno apprendere ma la tradizione e l’importanza che questa lingua porta con sé sono ragguardevoli.
“Nata nell’XI secolo, l’urdu, è attualmente l’idioma ufficiale del Pakistan – spiega il professor Piero Vereni, moderatore dell’incontro- e viene parlata anche in India, soprattutto nei luoghi in cui la componente mussulmana è maggiore(14%). “Troppo spesso però – continua Vereni – i suoi scrittori più importanti, non sono stati tradotti in italiano, a causa della mancanza di esperti, rendendone impossibile la diffusione nel nostro paese”. Nel frattempo la sala si riempie di circa sessanta persone, numero sufficiente per iniziare. Così il moderatore invita al microfono l’on. Fabrizio Panecaldo: “ Ringrazio tutti coloro che hanno reso questo evento possibile e i relatori che oggi parleranno, nella speranza a che la conferenza possa aprire una tradizione di incontri per avvicinare i nostri paesi.”Dopo il saluto istituzionale, può avere inizio la fase letteraria dell’incontro che si apre con un lungo intervento da parte del professor Vito Salierno, grande esperto di letteratura urdu in Italia. Durante il suo discorso, allietato dalla lettura di poesia e prosa tradotta in italiano, egli spiega l’importanza e l’influenza che alcuni di questi scrittori potrebbero avere sui lettori moderni. Il suoi occhi sono lucidi al limite delle lacrime mentre legge alcune righe di questi autori e le mani non nascondono un leggero tremore che sottolinea ancor di più l’evidente emozione provata da qualcuno davvero legato a questi testi e al significato che portano con loro. Allo stesso tempo il professore evidenzia, con amarezza, le difficoltà per la trasmissione di questi scritti:“ Purtroppo sono pochi i traduttori in Italia, pochissimi. La mia speranza è che i ragazzi di seconda generazione, di origine pakistana, si impegnino per divulgare la cultura e la letteratura del loro paese di origine”. Il desiderio del professore può essere avvalorato dagli ultimi dati ISTAT, secondo cui i pakistani in Italia hanno raggiunto quasi le 80.000 unità, con picchi di 33.000 in Lombardia e 17.000 ed Emilia Romagna.
Dopo questo intervento è il turno di Ejaz Ahmed, giornalista pakistano ed esperto di lingua urdu, che sottolinea l’importanza di uno scrittore come Saadat Manto: “ Secondo me questo autore può essere paragonato al vostro Pasolini , non solo per la morte prematura. La sua capacità di raccontare le persone, soprattutto le più umili, è impressionante”. Mentre parla tre ragazzi, sui trent’anni, si alzano dalla platea e iniziano a recitare “live” un brano de “Il cane di Titwal” uno dei racconti più importanti dello scrittore pakistano. Il pubblico è stupito ma allo stesso tempo entusiasta dell’espressività che gli attori riescono a dare al testo di Manto. E’ indubbiamente il momento più emozionante della conferenza e un silenzio totale accompagna lo spettacolo. Questo fuori programma dura quasi venti minuti, al termine dei quali, i tre ragazzi ricevono il giusto applauso. Grazie al loro supporto, gli spettatori, sono riusciti ad entrare nel testo, rapiti dal racconto della guerra tra indiani e pakistani e alle vicissitudini di un piccolo meticcio legato ai due schieramenti. Dopo l’esibizione,la parola passa a Franco Esposito che riprende un altro testo di Manto “L’ultimo saluto”. Anche in questo caso si avvale della complicità di un attore per la lettura di alcune righe. La conferenza volge al termine e con il commento di Sabrina Lei, della Jay Editore , su un altro celebre autore pakistano Mazhar Ul Islam, si conclude con successo questa prima edizione della “giornata della letteratura Urdu”. Un mondo nuovo, tutto da scoprire, semplicemente sfogliando un libro.
Adriano Di Blasi
(11-Ottobre-2012)