Si sono chiusi alla mezzanotte del 15 ottobre i termini per presentare le dichiarazioni di emersione dei lavoratori stranieri nell’ambito della sanatoria prevista dal decreto legislativo n. 109 del 16 luglio 2012. Solo 134.576 le domande pervenute, secondo i dati del ministero dell’Interno, a fronte di un’ aspettativa di circa 300 mila, sostanzialmente la quota toccata nel 2009 durante la regolarizzazione di colf e badanti – per l’esattezza 294.744.
Viminale sulla difensiva, per bocca del ministro Cancellieri, che ha giustificato le basse cifre ipotizzando una presenza di irregolari minore di quanto si creda. Teoria quantomeno discutibile, che non analizza diversi elementi come la condizione psicologica di chi avrebbe potuto beneficiarne e le numerose pecche nel testo del decreto. “Chi è clandestino tende a tenersi alla larga dalle certificazioni”, la prima considerazione di S., operatore allo sportello Ital – Istituto di tutela ed assistenza lavoratori – in via Cavour. A questo si aggiunge l’onerosità della procedura, “ingenuo pensare che i costi siano ricaduti come previsto sui datori di lavoro e non sul dipendente in prima persona”, la difficoltà di dimostrare i requisiti richiesti per quanto riguarda ore di impiego e reddito, ma soprattutto le poche certezze e il cambiamento di alcune regole in corsa, “per comprovare la presenza in Italia al 31 dicembre 2011 solo negli ultimi giorni sono state ammessi gli abbonamenti della metropolitana, il che va anche bene, ma contraddice la rigidezza assunta fino a quel momento, visto che quelli cartacei non hanno foto ed è facile aggiungere il nome successivamente”. Non ultime, le spese aggiuntive per chi si è rivolto a studi di commercialisti ed avvocati per la compilazione del modulo, “da noi i servizi sono stati pagati 50 euro, dai privati si è arrivati tranquillamente al migliaio, una mercificazione spropositata”.
Tempi e pubblicità inadeguati A circa una settimana dalla scadenza, i sindacati avevano chiesto una proroga per la finestra a disposizione, perché non si riusciva a fare la dovuta chiarezza sulla documentazione e requisiti necessari, situazione che ha creato confusione agli sportelli. “In quasi tutto il mese abbiamo praticamente solo dato informazioni”, continua S. “ogni giorno dalle 8 alle 18 c’erano una sessantina di interessati che si rivolgevano a noi proprio per capire cosa dovessero fare, ma alla fine di domande vere e proprie ne abbiamo ricevute pochissime. Una proroga sarebbe servita, almeno per pareggiare la data del 9 novembre, termine dei sei mesi in cui il datore di lavoro deve dimostrare di aver pagato i contributi”. “L’idea è che si cercasse da una parte di escludere, dall’altra di fare più cassa possibile”, commenta N., operatrice presso lo sportello Diritti Immediati. Le facilitazioni per i lavoratori domestici, per cui bastava l’impiego part-time, lasciano pensare che “ci fosse più bisogno di loro, mentre i subordinati possono creare troppa concorrenza nel mercato, non si è vista una volontà di farli emergere”.
Dati ufficiali del ministero dell’Interno confermano come delle oltre 134 mila domande a livello nazionale, 79.315 riguardino collaboratori familiari, cui si sommano i 33.458 assistenti a persone non autosufficienti e 3.196 assistenti a persone autosufficienti. Solamente 18.607 i lavoratori subordinati. Nella capitale i moduli consegnati sono stati 13.815, al secondo posto dietro Milano, con 19.055. Alle spalle di Napoli, altre due province lombarde, Brescia e Bergamo, rispettivamente con 5.214 e 3.836. Fanalino di coda Enna, con appena 22 richieste. Bangladesh e Marocco le nazionalità più rappresentate, quasi alla pari, entrambe sopra quota 15 mila. A seguire India, Ucraina, Pakistan, Egitto e Cina, tutte di là delle 10 mila unità. Può stupire la presenza di Stati Uniti, Israele e Canada, con 42, 9 e 6 domande ciascuna. Come prevedibile il picco è stato nell’ultimo giorno utile con più di 16 mila invii e cifre alte anche nel finesettimana del 13 e 14 ottobre, in cui si sono registrati circa 8 mila.
Gabriele Santoro
(20 ottobre 2012)