Sono tornati sui banchi di scuola, gli stessi dei loro figli e nipoti. Sono circa trenta adulti dai venti ai sessant’anni e frequentano le due classi del corso pomeridiano di italiano curato dall’associaizone Più Culture presso l’istituto comprensorio Settembrini nella zona Trieste di Roma.
“Siamo i primi ad aver portato questo tipo di servizio nelle scuole del II Municipio”, territorio e sede dell’associazione, racconta Daniela Sansonetti coordinatrice del corso “Siamo ormai conosciute ed è stata la scuola stessa a contattarci.”
Il dirigente Massimo La Rocca ha promosso e pubblicizzato questo servizio e la classe di corso avanzato si sta preparando per l’esame L2 necessario ai fini del permesso di soggiorno. Lo sosterranno il 30 maggio. “Inizialmente era riservato solo ai genitori dei bambini degli istituti, poi con il passaparola si sono aggiunti zie, zii e una nonna”.
Provengono tutti da Sri Lanka e Flippine con un’eccezione: il giovane Joseph. Ha quattordici anni, è un allievo peruviano dell’istituto. Arrivato da quattro mesi in Italia la madre lo ha iscritto per aiutarlo a meglio integrarsi a scuola sia a livello didattico che sociale.
“Arrivano sempre nuovi studenti, questo servizio è necessario, peccato si regga sul volontariato di professioniste in pensione e su tirocinanti Ditals. Sarebbe un ottimo settore occupazionale per i giovani,” continua Daniela Sansonetti.
Le classi hanno un equa distribuzione di uomini e donne, la maggior parte è arrivata qui da poco per raggiungere i familiari. Dato confermato dal rapporto 2012 sulla comunità filippina del Ministero del Lavoro. Nel 2010 il numero di visti per motivi familiari è stato pari al 48,5% del totale, superando quelli per lavoro, 46,4%. Ne sono esempio Kundumi, domestica trentenne da quattro anni in Italia, e suo marito Chaturamga che l’ha raggiunta sei mesi fa. Diverso il caso dei cingalesi, spesso è l’uomo a partire. La famiglia resta in patria, vive con gli aiuti economici del familiare emigrato e non sempre si ricongiunge. La comunità cingalese in Italia, descritta dal rapporto del Ministero del Lavoro, è composta per il 57% da uomini rispetto al 43% di donne.
L’emigrazione di cingalesi e filippini risale agli anni 70 e si è accentuata negli ultimi dieci anni. Sono così integrati nei lavori domestici presso le famiglie.
Le donne si inseriscono come colf, gli uomini come autisti, oppure giardinieri o, ancora, domestici. Ciò sembra sintomo di un rapporto amichevole con le famiglie di cui sono dipendenti, spesso assumono entrambi i coniugi e permettono il ricongiungimento delle famiglie.
Non mancano altri ruoli lavorativi. Lakinda ha trentotto anni da cinque vive a Roma e lavora come lavapiatti in un ristorante. Sua moglie e le sue tre figlie – di nove, otto e sei anni – vivono in Sri Lanka e Lakinda sogna il ritorno a casa.
Dagli adolescenti, alle giovani donne, dalle coppie a una nonna: Aran Path. Ha più di sessant’anni, è rimasta vedova ed ha raggiunto il figlio in Italia da un anno. Spiccano tutti per la solarità, non si fanno intimidire dalla poca conoscenza dell’italiano e raccontano di sé con cordialità. Rimangono così tutti impressi: Sonali, giovane ventenne da tre mesi a Roma è in cerca di lavoro e colpisce per la dolcezza; Kundumi trentenne in Italia da quattro anni ha occhi in cui si legge generosità; Lakinda vorrebbe dire moltissime cose, ma non può, non ha tutte le parole che gli servono.
Amano Roma e si trovano bene con gli italiani, sebbene non abbiano rapporti di amicizia quotidiana. “Mi piace passeggiare nella zona dei Fori Imperiali, lo facevo soprattuto quando sono arrivato. Il Colosseo mi ricorda lo Sri Lanka. Anche le nostre città hanno vecchi monumenti” sono parole che ritornano spesso chiacchierando con loro.
I filippini sono ferventi cattolici mentre i cingalesi sono buddisti. Così alla fine della lezione c’è chi ricorda i festeggiamenti del recente capodanno cingalese mentre Jobelle, ventiseienne filippina in Italia da tre anni e raggiunta dal marito da quattro mesi, distribuisce gli ovetti pasquali che ancora non aveva avuto modo di condividere.
M. Daniela Basile
(23 aprile 2013)