IX rapporto CNEL: indice di integrazione degli immigrati in Italia

La comunità rumena positiva e laboriosa. “Abbiamo presentato un rapporto che ci dice quanto la crisi economica del paese incida sulla condizione degli immigrati nelle diverse regioni italiane, sia rispetto all’occupazione che all’integrazione sociale. Secondo i dati le potenzialità d’integrazione occupazionale e sociale che vedevano in testa quelle del nord-est, sono fortemente orientate in tutte le parti d’Italia, in particolare nel nord-ovest del paese e sopratutto in Piemonte e Liguria”, spiega Giorgio Alessandrini, il presidente delegato del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro durante la presentazione della IX edizione del rapporto sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia il 18 luglio 2013 presso la sede romana del CNEL Viale David Lubin N°2. L’Emilia Romagna rimane una zona forte d’integrazione per gli stranieri. Visto uno grande sviluppo dei comuni medi e piccoli del centro Italia, sono stati sollecitati al convegno gli interventi dei sindaci di Pistoia, di Macerata, di Teramo che sono nelle posizioni più alte in queste graduatorie di potenzialità. “Le comunità integrate di più sono quella albanese, marocchina. La comunità romena è la più forte tra quelle comunitarie: ha un’antica tradizione d’inserimento nel nostro paese ed è positiva e laboriosa. Ci sono dei problemi riguardanti la sicurezza ma le situazioni difficili appartengono alle realtà con emergenze sociali già presenti in Italia, nelle periferie delle grandi città, così come l’illegalità di lavoro soprattutto in agricoltura meridionale. Ovviamente la presenza nuova crea problemi, ma è ingiusto e scorretto attribuire il fenomeno all’immigrato”. All’incontro ha partecipato anche il ministro dell’integrazione Cecile Kyenge.

I dati del rapporto. L’indice di attrattività territoriale rappresenta la capacità di attirare e trattenere stabilmente al proprio interno quanta più popolazione straniera presente a livello nazionale. In tale categoria rientrano: incidenza, densità, ricettività migratoria interna, stabilità, natalità ed incremento annuo. Al primo posto si trova nuovamente la Lombardia, che vanta la più alta densità demografica degli immigrati, con 44,6 residenti stranieri per kmq, rispetto a 31,5 immigrati nel Lazio. L’incidenza media di minorenni tra gli stranieri residenti è pari al 24, 2% dimostra il più elevato grado di stabilità delle presenze. Così com’è elevata la quota di incremento annuo degli immigrati: In Lombardia si trova un quarto – 24,5% – di tutti i nuovi residenti stranieri registrati in Italia nel corso dell’anno, nella condizione in cui Milano e Roma ospitano da sole, rispettivamente il 11,8% e 11,1%. Tra le altre regioni, l’Emilia Romagna detiene l’incidenza più alta di stranieri, la Liguria il saldo migratorio interno positivo più consistente e la Valle d’Aosta il tasso di natalità straniera più elevato.

L’indice di inserimento sociale misura il livello di accesso degli immigrati ad alcuni beni e servizi fondamentali di welfare, come la casa e l’istruzione superiore e il grado di radicamento nella società attraverso un’adeguata conoscenza linguistica dell’italiano. Include anche il raggiungimento di determinati status giuridici che garantiscono un solido inserimento nel tessuto sociale, come la durata illimitata del permesso di soggiorno per i non comunitari, l’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione, la ricomposizione in loco del proprio nucleo familiare. Il miglior inserimento sociale degli stranieri si registra in due regioni a statuto speciale: il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta, che con valori pari rispettivamente a 77,3% e 70,4% distanziano notevolmente le regioni che seguono. Si rivela ancora una volta che l’autonomia amministrativa e ridotte dimensioni geo-demografiche favoriscono l’inserimento sociale degli immigrati in loco, grazie a politiche d’integrazione locali. In questi regioni i ritmi di vita sono meno frenetici e competitivi, le relazioni umane più immediate e quelli con le strutture meno appesantiti dalla burocrazia, i rapporti sociali sono meno anonimi.

L’indice di inserimento occupazionale mette in evidenza il grado e la qualità della partecipazione degli immigrati al mercato occupazionale locale. Le regioni italiane che nel 2011 hanno offerto agli immigrati le migliori condizioni di inserimento nel mondo di lavoro sono state: L’Emilia Romagna, la Liguria, La Toscana e Lombardia, seguite da Piemonte e Sardegna, Friuli Venezia Giulia e il Lazio.

Il potenziale d’integrazione in Italia si è ridotto rispetto al 2009: per motivi di crisi che si è accentuata negli ultimi anni sia per gli stranieri, ma anche per gli italiani, le condizioni di inserimento sociale e lavorativo degli immigrati hanno conosciuto un peggioramento. La regione con più alto potenziale d’integrazione degli immigrati è Piemonte, invece nel 2009 al primo posto si trovava Friuli Venezia Giulia. Il nord-est ha sofferto gli effetti della crisi economica, le piccole e medie imprese hanno pagato il prezzo della crisi globale dei mercati e dell‘economia, andando incontro alle chiusure o contrazioni di vendite, produzione e personale. In conclusione, l’integrazione è facilitata “nel piccolo”, in complessi più ristretti e a bassa complessità sociale.

Raisa Ambros(25 luglio 2013)

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