Il centro estivo di Piuculture si è concluso con la proiezione di un foto-romanzo animato dai bambini il 6 settembre nel teatro della scuola elementare G. Mazzini in via Volsinio 25. „I piccoli hanno espresso il piacere di stare insieme nel centro estivo chiamato da loro Tarallandia. Ognuno si immaginava a modo suo questo paese magico: „dove i mostri sono belli, un luogo meraviglioso come era nelle Filippine, un posto dove posso stare a letto con la mamma”, racconta Emilia Martinelli, la regista alla conduzione del laboratorio del teatro-foto, nato per creare un gruppo integrato. A seguire il saggio nella sala strapiena i genitori dei bambini, amici e le volontarie di Piuculture, tutti hanno applaudito molto i partecipanti mascherati che da dietro leggevano dal vivo il testo del foto-romanzo. Nella prima parte del racconto è rappresentato il gruppo, nella seconda c’è l’individualità di ognuno con i propri desideri, bisogni e sogni. La storia è ispirata ai racconti di Gianni Rodari, in particolare al Tamburino magico.
„Una volta formato il gruppo abbiamo cercato di costruire una storia insieme ai bambini che hanno contribuito molto con la loro esperienza di vita. Abbiamo fotografato la storia e successivamente sono state inserite le battute con i fumetti e anche delle piccole canzoni”. La maggior parte dei partecipanti sono stranieri – filippini, peruviani, pakistani e portoghesi – e solo alcuni italiani che sono stati inseriti perché c’era ancora qualche posto disponibile. Emilia Martinelli si dichiara soddisfatta del lavoro svolto: „All’interno di un centro estivo bisogna lavorare con un ritmo un pò piu lento perché i ragazzini hanno appena finito la scuola, è importante far sentire i bambini a proprio agio, con giochi liberi e organizzati, con momenti di riflessione o di lettura. Adesso i piccoli che prima non si conoscevano si cercano anche fuori dal centro estivo”. Emilia ha curato il saggio in collaborazione con Francesca Moar, Silvia Martinelli e Antonella Trezzani, responsabile del centro estivo di Piuculture.
I genitori stranieri. „Sono grata alle maestre del centro estivo perché mi hanno permesso di lavorare serena”, dice Alessandra, la mamma di Analisa che ha recitato nel ruolo della fata nel foto-racconto. Viene dal Peru, sta da 8 anni in Italia, fa la collaboratrice domestica e ha chiesto un permesso al lavoro per vedere lo spettacolo. Le piacerebbe vivere ancora qualche anno nel nostro paese e poi ritornare a casa. Analisa racconta di aver imparato tante belle cose al centro insieme agli altri bambini, tornava sempre contenta a casa. Anche John, filippino, il padre di Carl Adrian, in Italia da 14 anni, esprime la sua gioia e soddisfazione per al progetto. „Dovevamo andare tranquilli a lavoro mentre mio figlio che è nato qui si è divertito molto. Carl Adrian si è integrato perfettamente, parla bene italiano, e pensa che conoscere altri bambini con giochi e favole sia molto piacevole. Spera di tornare anche l’anno prossimo. John fa il domestico insieme alla moglie e si trova bene in Italia dove lo hanno raggiunto i fratelli con le famiglie. „La comunità filippina è molto unita, ogni domenica andaiamo a pregare in via Merulana, e dopo la messa ci divertiamo tutti insieme”.
I genitori italiani. „Ho scelto il centro estivo per i miei figli per farli vivere con bambini che hanno origini ed abitudini diverse dalle nostre, qualcuno ha difficoltà linguistiche, è una esperienza molto istruttiva per i nostri figli. E’ un modo per comprendere meglio il loro mondo, per non crescere con pregiudizi, per capire la mentalità di bambini provenienti da paesi diversi”, racconta la mamma di Matteo e Silvia. E’ il primo anno che partecipano e lei stessa pensa che bisogna promuovere il centro con dei volantini, con messaggi semplici per i genitori stranieri. Ha saputo del centro estivo dalle operatrici volontarie di Piuculture che hanno fatto nella scuola Buonarotti dove lavora lei un corso per l’alfabetizzazione per gli stranieri. „E’ importante che arrivi il messaggio alle comunità chiuse, come quella cinese, dove i bambini passano tutta l’estate nel negozio dei genitori”. Le è rimasta impressa una frase di un bambino „voglio che nessuno si arrabbi”: „Spesso nelle nostre famiglie c’è la tensione che scarichiamo sui nostri piccoli e non è giusto”.
Margherita invece è la mamma di Elena e Stefano che non hanno potuto ballare ma hanno partecipato, si sono fatti fotografare e tornano a casa felici. „Loro vengono da classi già molto multietniche per cui è stata come una continuazione dell’anno scolastico, soprattutto Stefano che ha fatto la prima elementare in una gruppo composto metà da alunni italiani e metà da stranieri. A loro piace mescolare i nomi, i colori di pelle, giocare con bambini di vari provenienze”. Margherita è contenta perché i figli hanno superato la timidezza e si sono esibiti senza paura di recitare davanti al pubblico. „Imparare a conoscere e rispettare la diversità è importante, non avere dei pregiudizi, avere il proprio punto di vista e rispettare quello differente dell’altro, sviluppare una maggiore comprensione rispetto a tutto ciò che è diverso”.
„L’obbiettivo finale è stato raggiunto: interragire le culture diverse nel rispetto reciproco. Abbiamo lavorato molto sulla socializzazione”, dice Silvia Maiella educatrice e volontaria Piuculture che nella vita insegna inglese ai bambini inglese e italiano agli stranieri. „Ho accettato con allegria, anche se è stato un progetto molto più impegnativo rispetto di quello che si pensasse. Il gruppo era molto eterogeneo sia per nazionalità che per età, provenivano da stratti sociali difficili, anche da famiglie disagiate, con alle spalle realtà complicate. Nonostante questo, la cosa veramente bella è che tutti siano risciti a stare insieme, a rispettarsi: obiettivo non sempre raggiunto, ma è stato importante provarci”.
Raisa Ambros (11 settembre 2013)
Foto di Vittoria Mannu
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