Cidis: Italiano L2, ma a domicilio

CidisAl civico 272 di Via Merulana, esattamente a metà strada tra la Stazione Termini e Piazza Vittorio, c’è la sede di Cidis, piccola realtà che sorge proprio al centro dell’Esquilino, considerato a ragione il “quartiere etnico” di Roma. Cidis ha sedi sparse in varie città d’Italia e fornisce assistenza ai migranti a diversi livelli: uno sportello che aiuta a risolvere questioni legali o amministrative, attività di ricerca sul tema dell’immigrazione, e soprattutto alfabetizzazione dei migranti attraverso corsi di Italiano L2.

“E’ strano come a volte ti trovi a fare il lavoro che hai sempre desiderato dopo aver percorso la strada più assurda…”. Lo racconta Pamela Aquilani, una delle insegnanti di italiano della struttura. Si illumina, mentre parla del suo percorso in Cidis: “Sono laureata in relazioni internazionali. Dopo l’ennesimo stage al MAE, ho sostenuto l’esame Ditals nel 2010 con un preciso scopo: volevo emigrare, avevo già la valigia pronta. Poi ho conosciuto quello straordinario posto che è la CDS, la Casa dei Diritti Sociali, e sono rimasta lì un anno come volontaria. Da una collega ho saputo che Cidis cercava un’insegnante per dei corsi: mi sono presentata, ho iniziato a collaborare con loro, ed ora lavoro qui”: l’Italia – ça va sans dire – non l’ha lasciata più.

Un momento delle lezioni in casa. Photo credit Cidis Onlus
Un momento delle lezioni in casa. Photo credit Cidis Onlus

È entrata quindi nel mondo di Cidis, i cui corsi – alcuni, per meglio dire – hanno una particolarità: durano 30 ore e sono a domicilio. I destinatari sono principalmente di sesso femminile, per un motivo specifico: “le donne sono quelle che hanno più difficoltà a frequentare un corso: alcune lavorano e non hanno tempo, altre sono madri e devono badare ai bambini. Lo scopo dei nostri corsi è quello di avvicinarle alla lingua, rompere il ghiaccio. Una volta superate le barriere, le incoraggiamo a continuare lo studio della lingua, uscendo finalmente di casa”.

Eppure all’inizio la casa ha un ruolo fondamentale nell’apprendimento: innanzi tutto abbatte quel filtro affettivo che spesso viene a crearsi in classe, al punto che le studentesse – generalmente già amiche tra di loro – si sentono davvero parte della stessa famiglia. E l’insegnante? “Nelle case trovi bambini che giocano, nonne che cucinano, panni da stendere…anche tu in un certo senso diventi di famiglia. A volte, durante le lezioni della mattina, facciamo colazione insieme: anche quello diventa un pretesto per conoscersi e parlare”, soprattutto – aggiungiamo – quando il gruppo è eterogeneo.

“Generalmente facciamo lezione a gruppi di amiche o vicine di casa appartenenti alla stessa comunità: è più semplice per loro, in un primo approccio alla lingua, potersi aiutare, e farlo in una lingua comune”. Ma nei gruppi che segue Pamela ci sono anche studentesse provenienti da diverse realtà, che imparano a conoscersi in classe: “a volte nascono discussioni e curiosità, come nel caso delle donne non musulmane che chiedono alle compagne musulmane il significato del velo”.

Pic-nic "con danza" al Pincio. Photo credit Cidis Onlus
Pic-nic “con danza” al Pincio. Photo credit Cidis Onlus

La cucina, i giochi di ruolo e le “escursioni” esterne sono per Pamela il tramite per creare momenti di socializzazione e insegnare alle sue studentesse che imparare l’italiano può avere dei risvolti estremamente utili: “molte donne migranti riescono a vivere in Italia anche senza imparare la lingua” ci spiega “perché la comunità di appartenenza supplisce in tutto: ci sono donne che vivono qui ormai da dieci anni senza parlare nemmeno una parola di Italiano. Eppure l’Italiano è fondamentale nelle attività di tutti i giorni, dalla spesa ai colloqui con le maestre, ai rapporti con le istituzioni ”. Per questo con le colleghe di Cidis Pamela organizza anche “incontri con la città”: pic-nic, colloqui di orientamento nei consultori, gite in biblioteca. 

E gli uomini? “A dire la verità non li abbiamo mai invitati a partecipare a questo tipo di iniziative…” dice ridendo, sottintendendo che quelle gite “extra” sono momenti speciali riservati alle sue speciali studentesse. Ma questo non significa che gli uomini non siano ammessi alle lezioni: “le donne bangladesi preferivano che fosse così, si sentivano a proprio agio restando fra donne. Ma le donne cingalesi, per esempio, hanno chiesto di poter portare al corso il marito, il fratello, il vicino di casa pachistano…se non è un problema per loro, perché dovrebbe esserlo per noi?” In fondo, qualunque sia la composizione della classe, a lezione ci si diverte. Pamela è infatti una grande sostenitrice dell’aspetto ludico dell’attività didattica: “tra i tanti giochi che organizzo mi piace molto quello che chiamo il gioco dei sostantivi. Distribuisco tra gli studenti dei post-it e li divido in squadre: vince la squadra che scrive il nome del maggior numero di oggetti , posizionandoci sopra il post-it. Una volta terminato il gioco, si analizzano l’ortografia e la fonetica di quei nomi”. Il gioco evidentemente funziona, se si pensa che tutte le donne che hanno frequentato i corsi di Cidis hanno raggiunto l’attestato di livello A2, e qualcuna persino il CELI.

Gioco dei sostantivi con i post-it. Photo credit Cidis Onlus
Gioco dei sostantivi con i post-it. Photo credit Cidis Onlus

Di donne che hanno imparato ad aprirsi alla lingua italiana, ormai con Cidis Pamela ne ha conosciute tante. In “L’Italiano a casa di Nazmin, diario di una docente L2” racconta insieme ad Angela Giallorenzi  l’esperienza maturata nell’ambito del progetto Con…tatto: L2 di prossimità per le donne del subcontinente indiano, spiegando i contesti, le metodologie, le storie delle sue studentesse. Le problematiche che emergono all’interno dei corsi spesso sono comuni tra le appartenenti alla stessa comunità: “le donne bengalesi hanno spesso una storia di ricongiungimenti familiari con mariti che conoscono a malapena, sposati tramite matrimoni combinati. Quelle provenienti dall’Est Europa lavorano come assistenti domiciliari e hanno poco tempo per frequentare i corsi: alcune hanno il permesso del datore di lavoro, altre, invece, sono costrette loro malgrado a lasciare la frequenza a metà. Le cinesi generalmente hanno pochissimo tempo per frequentare le lezioni, e sono molto emancipate”, racconta Pamela.

E i prossimi corsi? “Per organizzarne uno chiediamo che ci siano un minimo di cinque persone e uno spazio a disposizione. Si fa un incontro preliminare con gli studenti e si decide insieme un calendario, considerando che in media gli incontri sono di due ore e mezza ciascuno. I corsi a domicilio durano trenta ore, mentre quelli più lunghi saranno organizzati probabilmente nel nuovo anno”… e chissà chi saranno questa volta le protagoniste.

Veronica Adriani

(31 ottobre 2013)

Per informazioni sui corsi:

Cidis Onlus RomaVia Merulana 27200185 – RomaTel/fax: 06483066www.cidisonlus.org

paquilani@cidisonlus.org

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