Per il terzo anno l’associazione UVA – Universolaltro – ha proposto percorsi informativi e laboratori nelle scuole di Roma, dedicati al tema del pluralismo religioso. L’approfondimento per la stagione scolastica 2012/2013 è stato relativo alla concezione del corpo, dell’abbigliamento e alle questioni di genere, con l’esplicativo titolo dato al progetto di “Corpi, tra sacro e profano”. A chiudere questo ciclo, l’incontro del 25 ottobre presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati, opportunità per analizzare i vantaggi e le criticità dell’iniziativa, in modo da trarre benefici e sviluppi per ulteriori sperimentazioni.
Universolaltro – due modi di lettura, universo l’altro o uni verso l’altro – nasce nel 2011, nei corridoi delle Università Sapienza e Roma 3, dall’unione di studiosi di storia delle religioni, con l’intento di introdurre una nuova disciplina per educare alla cittadinanza partecipata, al rispetto dell’alterità attraverso la conoscenza delle culture, comprese ateismo ed agnosticismo. La prima attività è rivolta verso le scuole, medie ed elementari, per promuovere un pluralismo democratico fondamentale per la convivenza sociale.
“Corpi, tra sacro e profano”, sostenuto dal dipartimento per le Pari Opportunità, ha visto un lavoro in tre macrofasi, la formazione degli operatori, i laboratori nelle scuole e il relativo feedback, con la stesura di una relazione finale. Gli istituti coinvolti sono stati la Di Donato del complesso Manin, la Pablo Neruda e la Pisacane, tutti che rientrano in quella fetta di statistiche che vede la presenza di alunni non cittadini italiani al di sopra del 30%, con la punta del 97% della Pisacane, caso noto a livello mediatico. La finalità è garantire gli strumenti conoscitivi utili per un approccio che non risenta degli stereotipi o che possa condurre a manifestazioni xenofobe e razziste.
Particolarmente interessanti i focus sia sulla condizione e il ruolo delle donne nei culti più diffusi, le tre grandi confessioni monoteiste, cristianesimo, islam ed ebraismo, più buddhismo ed induismo, ma soprattutto sulla simbologia, come ad esempio le vesti tradizionali. Altri moduli sono stati sull’identità culturale, con annesso mappamondo religioso, quasi un compito di geopolitica in cui gli Stati sul planisfero sono stati colorati in base al culto, e sullo studio sui riti di passaggio all’età adulta – ad hoc per chi a quella fase comincia ad avvicinarsi.
Si può pensare sia un percorso fatto “troppo presto”, a partire dai bambini di terza elementare, interviene Miriam Iacomini, maestra alla Di Donato, nel quartiere Esquilino. Ma si tratta di alunni già abituati al confronto con altre usanze, a diverse abitudini nel “vestire, mangiare, pregare”, come risulta dalle loro risposte su domande tutt’altro che scontate. “Molti hanno capito la dimensione etica della religione, del rapporto a volte conflittuale fra credenti e non”. Come punti di forza la Iacomini ha individuato “lo stimolo a riflessioni”, mentre da rivedere sono “il poco tempo dedicato al programma ed una condivisione solo parziale col corpo insegnanti e che non è ricaduta sull’intero gruppo”.
Il dibattito interreligioso in Italia L’inizio si può far risalire al 1924, a cinque anni dai Patti Lateranensi, “con i primi scritti di Raffaele Pettazzoni”, spiega Sergio Botta, docente di Storia delle Religioni all’Università Sapienza di Roma. Due le questioni principali, “combattere l’ignoranza e costruire una religione civica, che si basi sullo studio scientifico”. Lavori come questo vanno “proseguiti sempre”, anzi “ampliati in un contesto europeo uniforme”. L’università ha ancora “barriere sociali” che le scuole hanno superato, la composizione multietnica come quella delle elementari viene a perdersi andando avanti nel curriculum. Per questo il mondo accademico deve “cogliere gli stimoli da una realtà mutata”.
Gabriele Santoro(26 ottobre 2o13)