
C’è un quartiere in cui convivono chiese cattoliche, evangeliche, ortodosse e sale di preghiera per musulmani in un tempio buddhista. È l’Esquilino che, come tutta Roma, riesce ad essere una sintesi di mondi e religioni. Lunedì 20 gennaio 2014 la Caritas e la Fondazione Migrantes hanno presentato la sesta edizione di “Immigrati a Roma e Provincia. Luoghi di incontro e di preghiera”, una guida pensata per chi desidera orientarsi, non solo spiritualmente, nella capitale. “Questo lavoro aiuta a trovare una dimensione dello spazio ma soprattutto del tempo” afferma monsignor Marco Gnavi. All’evento organizzato nelle sale dell’Università lateranense hanno partecipato i rappresentati delle diverse comunità religiose.
Il vademecum è diviso in sezioni dedicate ai luoghi di culto cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei, musulmani e orientali. Per ogni voce sono specificati indirizzi, orari, lingue dei riti e responsabili a cui fare riferimento per qualsiasi informazione. Una parte della guida spiega in sintesi le diverse religioni e le loro feste. Secondo i dati aggiornati al 2013 il 65,2 per cento degli immigrati a Roma sono cristiani, il 27,8 è costituito da cattolici, un’altra fetta importante è quella dei musulmani, il 20 per cento, mentre soltanto il 6,5 per cento segue confessioni orientali. “Favorire la convivenza tra le varie comunità è uno degli scopi del lavoro di censimento”, spiega Don Enrico Feroci, uno dei curatori del lavoro.

La guida, oltre che nei luoghi di culto, si trova negli aeroporti, nelle scuole, nelle sedi delle associazioni, nei centri di accoglienza. I destinatari del progetto sono gli immigrati, sottolinea Livia Pittau della Caritas, “Ma allo stesso tempo i romani perché sappiano quanto è bella Roma anche grazie a chi viene da fuori”, ribatte l’assessore alle politiche sociali Rita Cutini. “Riuscire a dare alla città un’idea di comunità è un compito che spetta anche alle istituzioni, bisogna attuare strategie di integrazione in modo tale che il cittadino straniero sia un cittadino romano. L’accoglienza è un problema di bilanci, di amministrazione ma è anche una questione di clima, di simpatia e di antipatia. Questi luoghi di incontro, e non solo di preghiera, devono essere un po’ come delle porte aperte in città”.
Rosy D’Elia
(23 gennaio 2013)