“Oltre la frontiera. Quale accoglienza per le donne migranti?” questo il titolo dell’incontro del 3 marzo presso la Sala della Promoteca del Campidoglio di Roma, organizzato dal Comitato 3 ottobre. L’apertura è in musica, con l’Inno alla Gioia cantato in diverse lingue dal Coro dei Grandi Laboratori Riuniti, con una formazione tutta al femminile in omaggio all’occasione.
Eseguito l’ultimo gorgheggio interviene Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre, nato all’indomani della tragedia di Lampedusa, il quale sintetizza chiaramente gli obiettivi che il gruppo si prefigge “vorremmo che fossero applicate le leggi sull’immigrazione, invece di provare a farne sempre di nuove, evitando così di trattare costantemente il fenomeno come un’emergenza. Vorremmo andare a parlare nelle scuole e nelle università per far conoscere la problematica ed abbattere delle barriere, seppur talvolta invisibili, promuovendo così l’accoglienza”.
L’importanza della formazione è centrale anche nelle parole della scrittrice italo-somala Igiaba Scego, nonché presidente dell’Associazione Incontri di civiltà “mia madre è figlia di nomadi e, per scelta, ha voluto rimanere semianalfabeta. Eppure è stata proprio lei a spronarmi nello studio e nella scrittura. Credo che per le donne migranti la formazione sia fondamentale poiché conduce all’emancipazione. Avere una biblioteca pubblica vicino casa per me è stato fondamentale ed ha dato una direzione alla mia vita.” La Scego amplia il discorso andando oltre le donne migranti “il mio invito a studiare ed imparare le lingue è per le donne tutte, italiane e straniere, poiché penso che formando noi stesse saremo in grado di formare una nazione”.
Nella medesima direzione l’intervento dell’ex ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge la quale, inizia con l’attualità “non dovete dispiacervi perché io ho perso il posto da ministro, piuttosto bisognerebbe interrogarsi sull’eliminazione di un ministero come quello dell’integrazione. Il problema non è mio ma dell’Italia intera, e questa lotta non deve essere personalizzata”. E prosegue “la necessità impellente adesso è quella di formare oltre che informare. Tutto questo non può e non deve essere lasciato alle sole iniziative di volontariato”. Ed infine si racconta “quando sono partita dal mio paese avevo una enorme valigia nella quale c’era anche una grande consapevolezza, quella del dritto allo studio, era il mio faro”. Il tempo in Italia l’ha portata a confrontarsi anche con i pregiudizi ed il razzismo “ma ho anche preso coscienza che esistevano altri diritti. È per questo che sono fermamente convinta che i giovani, il loro percorso di crescita ed appunto di formazione, siano il tassello fondamentale per una società che non si fondi sulla frustrazione bensì sulla crescita, insieme”.
Sul ruolo della donna e la sua importanza interviene ulteriormente la presidente della Camera Laura Boldrini, la quale, commenta telefonicamente “nelle società evolute non esistono badanti perché donne ed uomini si dividono equamente i compiti e c’è un welfare statale che funziona” ed è il momento del cambiamento, invocato anche dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini “bisogna iniziare veramente a trattare i migranti come persone e non come numeri. Le storie di violenze subite dalle donne che compiono quei terribili viaggi non possono e non devono più essere all’ordine del giorno. Bisogna perciò ripensare il nostro sistema perché i centri d’accoglienza non sono assolutamente tali ed i CARA, si veda quello di Mineo, non sono molto diversi dai CIE”.
All’incontro sono presenti anche alcune classi di Istituti Superiori della Capitale. Ed è proprio una studentessa dell’Istituto Giovanni XXIII a prendere la parola. Randa è moldava e si trova in Italia da quando ha 15 anni “integrarmi è stato difficile, e per farmi forza ho pensato che fosse una vacanza lo stare qui, anche se sapevo che non era vero. Ma ce l’ho fatta, e mi piace pensare che se sono risultata simpatica o antipatica a chi mi stava intorno sia stato per il mio carattere e non per la mia nazionalità”. E per lei la scuola è stata fondamentale in questo passaggio.
Come ribadito più volte: per avere adulti consapevoli, la formazione è il fulcro dell’accoglienza, nella costruzione di una società futura.
Piera Francesca Mastantuono
(6 marzo 2014)
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