Chissà se l’azienda enogastronomica di Firenze avrà trovato i tre banconisti da impiegare made in Italy, o meglio “made in una ben precisa parte dell’Italia”. L’annuncio di lavoro apparso i primissimi giorni di aprile sul sito ebay, inserito da un locale con “prestigiosa location nel centro” – recitava il testo – richiedeva personale che non fosse né dell’Italia meridionale, né tantomeno straniero. Dopo aver richiesto esperienza nel mestiere, conoscenza dell’inglese, voglia di lavorare e passione l’annuncio riportava “No stranieri o sud Italia”.
Dopo qualche ora quell‘annuncio è stato rimosso. Si sono subito attivate confesercenti Firenze e Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le pari opportunità della presidenza del consiglio dei ministri. Sebbene sia sparito, quell’inserzione rimane una ferita aperta e quel “no stranieri o sud Italia” suona come un chiaro segnale di razzismo.
Chi prepara un curriculum di solito è più attento a riempire le caselle che richiedono la descrizione delle attività svolte, delle abilità. Ed invece, ci conferma Marco Buemi di Unar, che uno dei fattori discriminanti – assunto/non assunto – è caratterizzato dalla casella “nome e cognome”. Buemi fa riferimento a quei casi di discriminazione dove i datori di lavoro, dopo aver visto che il nominativo è straniero, scartano il candidato. Nel 2013 di tutte le segnalazioni ricevute il 16% sono state discriminazioni nate nell’ambito lavorativo. Percentuale scesa rispetto al 2012, quando si attestava al 30%. “Abbiamo realizzato molte azioni positive e campagne di sensibilizzazione nei luoghi di lavoro – dice Buemi – , questo ha inciso sul calo delle discriminazioni”. Altro dato importante è che il 71% di quei casi di discriminazione lavorativa (16% nel 2013) si hanno in fase di accesso. In minoranza i casi avvenuti durante e dopo la fine del rapporto di lavoro.
L’Unar – evidenzia che quasi un migliaio, dei 1400 casi trattati lo scorso anno, riguardano la discriminazione a sfondo etnico – razziale di cui il 34% nel settore dei media e il 30 nel settore servizi e vita di relazione. “Anche il linguaggio ha la sua importanza nel veicolare pregiudizi e stereotipi che sono alla base del razzismo” – ha dichiarato Marco De Giorgi direttore dell’Unar lo scorso 21 marzo a Torino durante la conferenza europea Il razzismo in Europa e in Italia ”per questo l’ufficio svolge, anche con Carta di Roma, un monitoraggio continuo dei media e dei social network che sono la frontiera più difficile per la pervasività delle comunicazioni su internet”.
Nota curiosa che ci segnala l’Unar è che lo scorso 6 aprile è stato abrogato un regio decreto datato addirittura 1931, per l’assunzione di cittadini extracomunitari per guidare i mezzi pubblici: autobus, tram o metropolitane. La fine di questo decreto la sancisce un altro decreto (n. 40 del 2014), pubblicato in Gazzetta ufficiale, che recepisce una direttiva europea di tre anni fa.
Fabio Bellumore
(10 aprile 2014)
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