“Se è vero che l’etimologia della parola clandestino viene da senza destino, come possiamo noi non definirci clandestini? Chi sa oggi qual è il proprio destino?” Con queste parole Valerio Gatto Bonanni e Gianluca Riggi descrivono Neri si nasce, Bianchi si muore, lo spettacolo che andrà in scena durante la rassegna di arti performative Black Reality. Dal 13 al 18 maggio al Teatro Vascello di Roma.
I due registi sono anche gli ideatori del progetto nato nel 2011.“I continui sbarchi che si verificavano a Lampedusa ogni volta li sentivamo bruciare dentro. Non potevamo ignorare quello che stava accadendo e continua ancora ad accadere”, dice Gianluca Riggi. Black Reality torna con una terza edizione molto arricchita rispetto alle precedenti. È una rassegna di musica, teatro e cinema, ma anche un festival delle realtà che svolgono laboratori con i migranti riconoscendo a loro il diritto di parlare di sé stessi.
“Ci siamo sentiti vicini a questi viaggiatori anche perché c’è una condizione di clandestinità che accomuna i migranti e gli attori, i registi, tutte le persone che vogliono fare cultura. Volevamo lanciare una provocazione”. Non per arrivare a uno scontro, ma per ottenere una trasformazione, un dibattito, una reazione.
Adriano Mainolfi nello spettacolo del debutto, Who are you, dirige i ragazzi del Selam Palace (13-14 maggio). Il palazzo della pace è un gigante di vetro ai confini della città. È la casa di circa 1600 persone provenienti dai paesi del Corno d’Africa, fuggono dalle guerre e in Italia sono tutti regolari. “Aumentano ogni giorno, le condizioni di vita sono inimmaginabili. Quando arrivano hanno ancora la salsedine addosso. Bisogna ristrutturare il palazzo, rifare i bagni, portare l’acqua potabile. Bisogna organizzare perfino la raccolta dei rifiuti, nemmeno l’Ama sa che esistono”, denuncia Donatella D’Angelo dell’Associazione Cittadini del Mondo.
Il laboratorio a Selam Palace è cominciato a novembre. Dopo un primo periodo conoscitivo, alcuni inquilini hanno cominciato a farsi coinvolgere nell’esperienza teatrale, che si è trasformata in un appuntamento settimanale. Alcuni di loro, diretti da Giovanni Greco, reciteranno insieme agli attori dell’accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico in Come le lumache strappate dal muro (15-16 maggio). Altri, invece, saranno in platea ad osservare le loro storie in scena.
I giovani del centro di aggregazione MaTeMù insieme a Gabriele Linari hanno riscritto La tempesta di Shakespeare. “Sono ragazzi italiani o di seconda generazione, in realtà sono tutti romani. È questa la vera integrazione”, dice il regista. Dovrebbe essere un rapporto biunivoco, in cui ci si accetta reciprocamente. “Ma per farlo”, dice Sandro Triulzi dell’Archivio Memorie Migranti, “gli italiani hanno bisogno di conoscere le persone e le loro storie”. E allora lasciamo che siano i protagonisti a raccontarle. E accogliamo la provocazione di questa nera realtà.
Rosy D’Elia(12 maggio 2014)