Dal 4 al 13 luglio il MAXXI e la Casa del Cinema respireranno aria di Mediterraneo. Il MedFilmFestival, che torna con la sua 20a edizione, presenterà un programma che ancora una volta unisce nel cinema l’Europa e l’Africa, e di nuovo avrà giurati d’eccezione nella giuria Piuculture.
Tra questi c’è Emery Bavogui, infermiere cinquantaduenne che viene dalla Guinea ma vive in Italia dal 1989, con quella che viene definita carta di soggiorno a tempo indeterminato ma che, spiega, “ in realtà va rinnovata ogni cinque anni, ricominciando ogni volta da capo”. Prima di arrivare in Italia, Emery il Mediterraneo l’ha girato davvero: prima ha vissuto in Algeria, grazie a una borsa di studio universitaria per un programma di cooperazione bilaterale. Poi è stato il turno dell’Africa Occidentale, con Senegal e Costa d’Avorio, e solo alla fine, l’Europa: prima di approdare a Roma è stato in Spagna, Francia e Russia.
Arrivare da straniero in paesi così differenti permette di acquisire uno sguardo molto lucido sulle diverse politiche di integrazione. “A differenza di altri paesi l’Italia ha una storia migratoria molto recente: per questo il lavoro da fare è ancora tanto”. Nell’89 l’Italia stava appena iniziando a sperimentare l’immigrazione, mentre in altri paesi era un fenomeno consolidato: “in Francia e in Belgio c’è una maggiore integrazione dei cittadini stranieri nella vita amministrativa e sociale. Chi lo merita può aspirare a un avanzamento di carriera, mentre in Italia spesso gli stranieri sono relegati in posizioni lavorative più umili”. E anche quando il lavoro è dignitoso, non sempre questo è garanzia di accettazione sociale: “ci sono persone che vivono qui da trent’anni, e ancora vengono identificate come extracomunitari”. Per non parlare di chi in Italia è solo di passaggio: “mia madre è stata con me per tre mesi, e le sono capitati episodi talmente spiacevoli che credo che non ci tornerà più”.
Emery nell’intercultura ci crede, e anche se l’iter di richiesta di cittadinanza lo ha scoraggiato presto per i mille ostacoli nei quali è incappato, non manca occasione per costruire con il suo esempio qualcosa di positivo. Essere un giurato del MedFilmFest è una di queste opportunità: “proprio ieri si è riunita la giuria Piuculture con giurati provenienti dal Marocco, dalla Romania…ci siamo scambiati opinioni, abbiamo raccontato i nostri percorsi, ed è stato bello capire le diverse ragioni che ci hanno portato qui”. Il cinema è una passione: “Mi piacciono le commedie, ma preferisco i film storici e quelli di avventura”. Tra i registi italiani, in cima alla sua personale top ten spicca Franco Zeffirelli.
C’è un’altra passione, però, che emerge anche al di sopra del cinema, e che viene fuori con prepotenza ad ogni concerto di musica africana o latino-americana: quella per la danza. “Adoro ballare, è la cosa che mi piace di più in assoluto”, confessa: “ogni volta che c’è un concerto i miei amici mi coinvolgono e ci ritroviamo lì tutti insieme”. Tra i gruppi preferiti spiccano proprio i Tam Tam Morola che i lettori di Piuculture hanno ormai imparato a conoscere da un po’.
Cinema, musica, danza: tutti elementi di integrazione e dialogo. Sembrerebbe, come ci raccontava alcuni giorni fa Carla Romana Antolini, che la chiave dell’integrazione possa passare proprio dall’arte.
Veronica Adriani
(3 luglio 2014)
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