Metti una settimana di fine settembre, una di quelle in cui l’autunno sembra essere particolarmente clemente. Metti un appuntamento fisso, in cui scrittori, fotografi, disegnatori, blogger, si incontrano per parlare della più umana delle attività: viaggiare. Metti delle sedie in fila, un palco rialzato, degli stand in cui prendere informazioni e un laboratorio creativo allestito poco più in là con computer e tavolini, per imparare nuovi linguaggi insieme a professionisti della materia e metterli in pratica in tempo reale.
Il Festival della Letteratura di Viaggio è così: una fucina di pensieri, condivisioni, idee che trasforma per qualche giorno Villa Celimontana – già sede di eventi culturali prestigiosi nonché della Società Geografica Italiana – nella cornice più adatta per esplorare l’altrove. E così le panchine diventano set di interviste, e non è raro scambiarsi parole e idee davanti a una tazza di tè nel caffè letterario del parco o praticare yoga poco più in là.
Sul palco sale il teatro – con la compagnia Voci nel deserto, tra Grande Guerra e Grand Tour, e avvengono le premiazioni – il Navicella d’Oro, di cui è stato insignito lo scrittore Claudio Magris o il Premio Kapuściński per il reportage, assegnato quest’anno al fotografo Gianni Berengo Gardin e al giornalista Ettore Mo. Non mancano le proiezioni e i dibattiti, come #InWebWeTravel, focus sui racconti di viaggio nell’era 2.0, in cui l’informazione viaggia in rete arrivando al pubblico quasi in tempo reale, ed è facile perdere la (virtuale) bussola tra necessario e superfluo, racconto personale e documentario, frivolezza e reale valore aggiunto. Protagonisti blogger di viaggio, esperti di linguistica e comunicazione (è il caso del progetto #Scritturebrevi e di Invasioni Digitali), e la premiata Roberta Zennaro, alias Gamberetta Rossa, con il suo Mani, racconto d’Africa.
Si parla poi della condizione dell’insularità, si affrontano laboratori di storytelling, si accenna anche all’Expo 2015 e al suo focus sull’alimentazione. E poi c’è il resto: perché oltre a Villa Celimontana, altre cornici si affacciano sulla scena, già dal Prefestival. Mostre, come Eritrea, il paese rosso, in esposizione al Pigorini ed aperta ancora fino a fine novembre o Destination Hope, che a Palazzo Braschi racconterà ancora fino al 7 gennaio il diritto alla salute. Non mancano poi le visite guidate, tra cui quelle della Roma Migranda già presentata su queste pagine in passato e narrazioni serali in riva al fiume e a ritmo di jazz.
La Regione Basilicata, sempre più spesso attiva all’interno degli eventi culturali degli ultimi anni – anche in previsione della candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura per il 2019 – è sponsor dell’evento. Se lei racconta di partenze e ritorni, la Sardegna narra la scrittura insulare e il Lazio presenta le vie Francigene, completando il quadro di un’Italia profonda e multiforme. Ad Albania ed Ungheria spetta invece raccontare gli esodi – attraverso le voci di Carmine Abate ed Edith Bruck – con un occhio all’Europa che non smette di essere, per molti, fortezza inespugnabile.
L’appuntamento è al prossimo anno, e per prepararsi al meglio è necessario compiere un solo gesto: viaggiare. Libro o valigia alla mano, ormai lo abbiamo imparato, è lo stesso.
Veronica Adriani
(2 ottobre 2014)
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