“Chi mette in giro delle informazioni inquinate deve essere punito come la persona che mette in giro il cibo avariato”, suona forte il discorso di Roberto Natale, portavoce di Laura Boldrini, al workshop Comunicare l’immigrazione il 22 gennaio tenutasi al Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale della Sapienza Università di Roma alla presenza di oltre cinquanta studenti e dottorandi. All’interno dell’evento è stato presentato il nuovo portale per cittadini stranieri Migrando.it, realizzato da In Migrazione Onlus in collaborazione con Istituto Luigi Sturzo, Coris Sapienza, Provincia di Roma e la Cooperativa Be Free.
Essendo uno degli autori della Carta di Roma, Natale ha sottolineato che l’immigrazione è diventato uno strumento di speculazione dei politici. L’esempio della notizia sui migranti di Tor Sapienza è stato condiviso da tutti: i media dicono che lo stato paga 40 euro al giorno per ogni migrante, mettendo in contrasto il fatto con la precarietà degli anziani italiani, senza specificare che i soldi non vanno nelle tasche degli stranieri ma alle strutture che li ospitano. “C’è l’urgenza di affrontare questi argomenti insieme, altrimenti continueremo a svuotare il mare con il secchiello”. Natale promuove la notizia positiva sui migranti, “altrimenti si rischia che gli stranieri crescano con l’idea che l’Italia è solo schifo, incompetenza e corruzione”. Sostiene l’iniziativa dei corsi di aggiornamento per i giornalisti che hanno sempre da imparare cose nuove.
“Solo il 10% dei media fornisce il numero esatto degli immigrati nel nostro paese, l’80% sbagliano”, sostiene Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale. “Lo storytelling ha acquisito più potere rispetto alla realtà. I delitti non aumentano ma la cronaca nera sì. Se non ci liberiamo del populismo, non andiamo avanti”. Morcellini dice che l’università non può fornire da sola l’informazione sui migranti ma in sinergia con Centro Astalli e altri. “Abbiamo collaborato sempre con i giornalisti, non con la Rai troppo bloccata dalla burocrazia”.
“Come raccontiamo i migranti così saranno percepiti”, questa è la dichiarazione di Simone Andreotti, presidente di In Migrazione Onlus, che gestisce un centro accoglienza per i ragazzi afgani. “Le persone straniere non sono venute per utilitarismo, ma perché vogliono bene al paese. Senza delle norme non si fa l’inclusione sociale”. Andreotti pensa che “se dietro la notizia non c’è il dibattito, come si spiega cosa c’è dietro il fenomeno?” Bisogna raccontare a fondo la storia dei migranti, da dove arrivano, cosa li ha spinti ad attraversare il mare. Molto importante potrebbe essere la collaborazione con degli istituti locali che diano delle notizie concrete ai giornali. “I migranti che stanno da tanti anni in Italia rischiano di fare i caporali della comunicazione e sono freni per l’insegnamento dell’italiano ai membri della comunità e per la loro integrazione”. Simone parla anche del ruolo della mediazione e della traduzione: i ragazzi afgani rifiutano dei contratti di lavoro a tempo determinato, perché così magari gli è stato spiegato dal mediatore, pretendendo quello al tempo indeterminato, ma non si rendono conto della realtà lavorativa in Italia.
“I giornalisti spesso hanno la capacità di istigare, lavorare sugli istinti”, sottolinea Marco Bruno, ricercatore in sociologia dei processi culturali e comunicativi. “Se il problema è il populismo, allora bisogna segnalare la non accuratezza dei testi”. Bruno propone un elenco di esempi, soffermandosi sulle ultime notizie che hanno omologato i terroristi allo stato islamico, mettendo in difficoltà i musulmani. “La nostra società è ripiegata su se stessa, non ricordo un servizio che parli di come reagiscano gli ucraini che vivono in Italia rispetto alla loro crisi”. E conclude con l’invito a mantenere il pluralismo, sentire più punti di vista e correnti politici, lavorare sulla comunicazione di servizio e ricerca. La situazione dell’evoluzione della comunicazione dell’immigrazione nel tempo è stata documentata da Valeria Lai che denuncia la superficialità nell’esposizione delle notizie: “Spesso ci sono troppi pregiudizi e gli stereotipi legati alla spettacolarizzazione delle notizie, ma i migranti sono passivi, non hanno voce”.
“Chi è contro gli immigrati ci fa perdere la guerra: sono dei traditori, dei vigliacchi”, esprime così la sua rabbia Giovanni Maria Bellu, presidente dell’associazione Carta di Roma. “Noi siamo i giudici e possiamo presentare un esposto all’ordine dei giornalisti. Ma prima di sanzionare dobbiamo vedere se sia fatto per dolo, per colpa o per l’ignoranza”. Bellu pensa che tante volte le violazioni sono esplicite, una provocazione. Il dolo, purtroppo, rientra nella libertà di espressione del pensiero. “Le vignette legate al caso Charlie Hebdo sono delle violazioni della Carta di Roma. Ma se noi facessimo l’esposto saremmo allo stesso livello dei terroristi, anche se in forma diversa”. L’obiettivo del workshop è stato raggiunto, visti i tantissimi interventi dal pubblico da parte di studenti e associazioni impegnate con i migranti.
Raisa Ambros
(28 gennaio 2015)
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