Il 16 marzo si è svolto l’evento Donna e straniera organizzato, in occasione della Giornata Mondiale contro il razzismo dall’associazione Genere Femminile che lotta per l’inclusione sociale in favore delle donne e per l’eliminazione dei pregiudizi e degli stereotipi di genere.
Margarita Perea Sanchez, titolare della sartoria “Clinica dei vestiti” ha raccontato come è arrivata dalla Columbia in Italia nel 2001 e grazie al suo talento ma anche agli aiuti degli italiani è riuscita ad avviare la sua attività con solo 5000 euro. Il suo percorso non è stato semplice perchè non sapeva la lingua all’inizio, mancavano i soldi, ma quello che sapeva con certezza era il fatto che doveva fare la sarta ed è riuscita a lavorare per grandi creatori di moda, ha studiato e aperto dopo qualche anno la sua sartoria.
“La società ha bisogno di voi donne, di donne straniere perchè la società si apre con il vostro impegno pubblico” ha precisato Marco Polizzi, presidente dell’associazione Primo Consumo.
Maya Bova, esperta UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale) nel suo intervento focalizzato sulla situazione dei rom, sinti e camminanti ha specificato che nella pubblica amministrazione manca una conoscenza dei diritti umani e, in conseguenza questi diritti vengono negati alle minoranze. Nella concezione comune quando si parla di rom, sinti e camminanti si pensa agli stranieri ma le statistiche mostrano che si tratta di 160.000 persone e la metà sono italiani. I problemi più diffusi tra i minori rom sono l’abbandono scolastico e i matrimoni forzati che UNAR si propone di contrastarli in maniera efficace attraverso diversi progetti.
Marguerite Welly Lottin, presidente dell’associazione Griot ha sottolineato l’importanza della conoscenza delle donne immigrate che riscontrano specifici problemi “dobbiamo sapere da dove vengono, come siano arrivate qui, che ostacoli devono superare e quali sono le aspettative”. Numerose donne lavorano nelle famiglie e succede che non possano andare all’ospedale perchè non sono lasciate libere di farlo dal datore di lavoro anche se “una persona che si cura è un bene per la società”. Marguerite è una combattente in prima fila per le pari dignità ma riconosce che per vincere la lotta c’è bisogno anche dell’intervento dei maschi.
Una riflessione è stata fatta, insieme a Clotilde Marinacci, psicologa sulla parola discriminazione, che è diversa da differenziazione e distinzione perchè ha “un ingrediente” in più, la svalutazione. Le donne straniere che lavorano come colf, badante o baby sitter, subiscono una svalutazione quando gli viene chiesto di accontentarsi di prezzi minori per il loro lavoro.
Un punto sul quale dobbiamo riflettere è il fatto che la donna straniera, sia comunitaria sia extracomunitaria, non conosce i propri diritti e guadagna, secondo le statistiche più recenti, il 27% di meno rispetto alla donna italiana.
Alina Barbulescu
(18 marzo 2015)
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