Amadi ha 12 anni. Quando spara trema e gli si riempiono gli occhi di lacrime. Non ha scelta: deve imbracciare il fucile e se non è capace di essere carnefice, allora sarà una vittima. Sabato 18 aprile il comitato di volontariato del Lazio Intersos, in collaborazione con l’ONG, ha organizzato un aperitivo solidale per presentare la campagna di raccolta fondi La scelta di Amadi. L’obiettivo suona come un dovere per tutti: contrastare il fenomeno dei bambini soldato e donargli la scelta di non cedere alle armi. L’appuntamento è alle 17.00 nella sede di via Aniene, e il contributo per partecipare è di dieci euro.
Il video di presentazione della campagna dura poco più di 12 minuti ed è un concentrato delle storie atroci che gli operatori ascoltano ogni giorno. Amadi è un personaggio creato per la causa, ma potrebbe avere qualsiasi altro nome ed essere uno di quei 250.000 bambini armati. “È un fenomeno tipicamente africano, ma sta crescendo di nuovo anche nel Medio Oriente”, afferma Eleonora Dutto del dipartimento di Comunicazione.
“Con questo evento abbiamo voluto aprire le porte della nostra organizzazione”, spiega. “Dall’ingresso principale ci sposteremo nella sala Starlin Arush dove ci sarà la proiezione del filmato e gli attori della Duse International interpreteranno alcune testimonianze raccolte dagli operatori sul campo, poi arriveremo al Centro A28 per un aperitivo e sarà come portare gli ospiti direttamente dentro un nostro progetto”.
Ogni giorno A28 è la certezza di un pasto caldo e di un letto su cui dormire per i minori non accompagnati. In fuga dai loro paesi, attraversano l’Europa cercando di aggirare la convenzione di Dublino. “Tutto si concluderà entro le 20.00 perché alle 21.30 arrivano i ragazzi”, specifica la responsabile. Al centro A 28 si fermano a dormire persone come Abbas: a 14 anni è partito dall’Iran e ha raggiunto Roma dopo aver pagato conti salati ai trafficanti per attraversare i confini. In Italia è arrivato in condizioni disumane: “Ero sicuro che sarei morto sotto quel camion, non respiravo, avevo freddo, non potevo muovermi, né gridare”.
Anche l’infanzia di Souzanne, come ha raccontato agli operatori, è finita presto: “stavo andando a scuola quando mi hanno presa. I soldati mi hanno portato via con la forza, ho ricordi confusi di quei giorni. Quasi subito sono stata data in sposa ad un soldato, era ugandese. Sono diventata sua moglie, poteva fare di me quello che voleva”.
Il protagonista della campagna La scelta di Amadi, come Suzanne, è stato rapito dal suo villaggio e ingrossa le fila delle milizie impegnate nei combattimenti. Guarda la telecamera e passa a rassegna tutti i problemi di chi vive dalla parte della pace: un capo troppo esigente, le rate della macchina, la banca. E poi conclude: “La tua vita in fondo fa schifo. E io non ci posso fare niente. Tu invece puoi fare qualcosa per me”.
Rosy D’Elia
(14 aprile 2014)
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