Accoglienza a Roma: condizioni critiche per operatori e migranti

Locandina Lo sguardo conDivisoDa un lato Tor Sapienza e la guerriglia urbana che ha infiammato il quartiere lo scorso novembre, dall’altro lo smantellamento della baraccopoli di Ponte Mammolo avvenuto pochi giorni fa. Nei tempi recenti, l’attenzione pubblica nella capitale in materia di immigrazione si è focalizzata principalmente su questi fatti, rendendoli oggetto di una cronaca spesso disinformata e fuorviante. L’acuirsi della violenza xenofoba in città ne è stata un effetto. Poco è stato detto circa le condizioni nelle quali versa il sistema d’accoglienza di Roma, che impegna operatori ed operatrici del terzo settore in servizi di accoglienza e di sostegno verso migranti, richiedenti asilo e rifugiati.

Muovendosi in tal senso, la A.L.A, Assemblea dei lavoratori dell’accoglienza, il 14 maggio ha organizzato una prima iniziativa pubblica nella struttura di ESC Atelier autogestito nel quartiere di san Lorenzo, per un momento di dibattito e di riflessione sullo stato di molte strutture SPRAR. Isolamento nelle periferie, affollamento, mancanza di proporzionalità numerica tra utenti ed operatori; e ancora, macchinosità del sistema burocratico ed esiguità delle commissioni: questi gli elementi che interferiscono con il percorso di integrazione per gli stranieri nei centri d’accoglienza, producendo forme di devianza e malessere per chi ci vive, e di disagio e sfruttamento lavorativo per chi ci opera.

La voce dei presenti all’incontro si è alzata a partire da tali nodi critici, approfonditi dal documentario proiettato per l’occasione Lo sguardo conDiviso. Nell’ambito del progetto Riprendiamoci, il film passa in rassegna diverse realtà migratorie in Italia, portando alla luce le problematiche dei centri siciliani di Vizzini e Mineo, e soffermandosi sulla struttura trentina di Sardagna come esempio positivo di comunità accogliente, che gli operatori dell’A.L.A. sperano di veder replicato anche altrove.

Tuttavia, le difficoltà per loro sono all’ordine del giorno. Ne ha dato testimonianza Emiliano, che lavora in una struttura romana a dodici chilometri fuori raccordo, dove trovano ospitalità circa novanta persone: “I nostri turni di lavoro si dividono tra pochi operatori. Ci ritroviamo a fare spesso da guardiani e distributori di pasti, costretti ad eseguire ruoli che snaturano il nostro prioritario intento di assistenza e di inserimento per migranti e rifugiati”. Gli ospiti devono essere controllati ed indirizzati nell’esecuzione di pratiche burocratiche che si rivelano spesso lunghe e complesse, fino a soffocare l’autonomia e accrescere il senso di frustrazione delle persone.

Lo sguardo conDiviso: proiezione del documentario e dibattito il 14 giugno all'ESc atelier
Il 14 maggio a San Lorenzo operatori ed operatrici dell’assemblea dei lavoratori dell’accoglienza a Roma hanno organizzato un momento di dibattito e riflessione sulle condizioni di alcune strutture SPRAR della città.

L’inchiesta Mafia Capitale ha smascherato alcune storture del sistema di accoglienza romano quali frutto del proliferare del “business delle cooperative sulla pelle di operatori e migranti”. Le parole di Emiliano hanno trovato eco nell’intervento della sua collega Sara, che ha sottolineato la necessità di arginare la logica di profitto dominante e il ricorso a favori ai politici, per privilegiare il benessere di utenti ed operatori. “Lo sfruttamento e la svalutazione del lavoro degli operatori dei centri SPRAR impone una lotta incrociata tra noi e i migranti, che passi per la rivendicazione e la garanzia dei diritti di entrambe le parti”. Si chiede da un lato, il rispetto da parte delle cooperative delle norme del Contratto Collettivo Nazionale per quanti operano nei centri di accoglienza; dall’altro, la tutela dei diritti fondamentali per quanti lasciano il paese d’origine per lasciarsi alle spalle guerra e persecuzioni e ricostruirsi un futuro, in primis grazie ad un’occupazione lavorativa.

La criticità delle condizioni per operatori e migranti è all’origine di disservizi e violazioni di diritti, ed attiva una lotta comune, in nome della quale l’A.L.A spera nel maggior sostegno possibile della comunità allargata della capitale.

Clara Agostini
(19 maggio 2015)

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