Schiavitù. Sembra una parola del passato, ma non è affatto così. A spiegare come questa parola possa ancora raccontare molto delle nostre società, e non di quelle dell’800 e nemmeno quelle del profondo “sud del mondo”, Paola Scevi, docente di diritto penale internazionale e delle migrazioni e direttore del master universitario in diritto delle migrazioni, Università di Bergamo. La presentazione del libro “Nuove schiavitù e diritto penale”, alla presenza dell’autrice, si terrà giovedì 21 maggio alle ore 16.30, presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati. L’evento è organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti. Interverranno l’on. Rosy Bindi Presidente della Commissione Antimafia, Stefano Paleari, Rettore dell’Università di Bergamo e Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) e on. Livia Turco già Ministro della Solidarietà Sociale e della Salute. A coordinare i lavori la giornalista Liana Milella.Tratta di persone, traffico di migranti “il mio lavoro nasce dall’esigenza di offrire una sistematicità” afferma Paola Scevi. Ed infatti basterebbe prendere questo testo per ritrovarvi insieme gli strumenti di contrasto non solo italiani, ma anche Europei. Tutto condensato, con dei tuffi nel passato per andare a vedere quale fosse la concezione dei delitti di schiavitù nel codice Zanardelli del 1889 e codice Rocco del 1930.Occorre, secondo l’autrice, fare una distinzione, che è punto di partenza di tutto, tra tratta di persone in condizioni di schiavitù e traffico di migranti. “La vittima, nel primo caso è coartato, non ha scelta. Pensiamo alla schiavitù nelle nostre strade” la prostituzione “in quel caso vi è una induzione ingannatoria e una minaccia”. Nel caso del traffico di migranti la persona si rivolge volontariamente al passeur per raggiungere il Paese in cui si desidererebbe vivere. Se nella realtà ci sono intrecci, sovrapposizioni e nodi si pensi come nel cammino del migrante verso quel Paese il percorso degeneri e si trovino incrocino vere e proprie riduzioni in schiavitù, il giurista deve operare un distinguo. Così “se nel caso della tratta viene lesa la libertà della persona, nel secondo vengono lesi la sicurezza dei confini e il governo dei flussi”.L’incontro di giovedì avrà il merito non solo di entrare in questi nuovi delitti – molto attuali e resi ancora più sentiti dai ripetuti sbarchi dei migranti e del susseguirsi di tragedie – ma affrontare le questioni delle associazioni per delinquere, associazioni di tipo mafioso anche straniere, della criminalità organizzata transnazionale in rapporto alle nuove schiavitù. Luci e ombre. Tra le luci Paola Scevi cita la tutela della vittima nel nostro sistema – testo unico, legge 40 (c.d. Turco-Napolitano) – “perché non pensa ad essa a fini strumentali, ma come soggetto”. “Un approccio che pensa prima a togliere la vittima dal gioco degli aguzzini e poi, in seconda battuta, può scegliere di collaborare” per individuare i responsabili dei reati. Interessante sarà anche scoprire nel corso dell’incontro quello che l’autrice definisce “il tratteggiare delle soluzioni per il contrasto al traffico di migranti da una prospettiva che non è solo quella di ordine pubblico”.
Fabio Bellumore(19 maggio 2015)
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