L’approdo che non c’è: il colloquio del Centro Astalli

Padre Camillo Ripamonti introduce "L'approdo che non c'è".
Padre Camillo Ripamonti introduce “L’approdo che non c’è”. Photo credit: Centro Astalli.

L’aula piena fino all’ultimo posto, molte persone in piedi ad ascoltare gli interventi, un grande interesse da parte del pubblico è questa l’atmosfera all’incontro L’approdo che non c’è organizzato da Centro Astalli il 16 giugno in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato.“Chiedo a ciascuno di voi di essere approdo per i rifugiati. Non abbiate paura. Chi scappa dalla guerra, vuole solo la pace,” è Ester a parlare, una rifugiata dalla Costa d’Avorio arrivata in Italia quattro anni fa, che con la sua storia ha aperto l’incontro.

A introdurre il dibattito è il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, che si rivolge ai rifugiati in sala. “la vostra presenza ci stimola, affinchè le nostre coscienze non si addormentino. Di fronte a voi, alle storie che siete e alle ferite che voi portate.” Ripamonti spiega la scelta del titolo dell’incontro che in realtà rappresenta quello che l’Italia e Europa attualmente stanno vivendo. “Un approdo che non c’è rimanda all’immagine della deriva. Della deriva delle vite di tante persone, la deriva della politica sull’immigrazione al livello italiano e europeo.”

Nel corso della serata si sottolinea molto la debolezza di un’Europa solidale, la sua rigidità e, come dice Ripamonti, “la sua stanchezza culturale, la sua vecchiaia. L’Europa si rifiuta di guardare oltre ai propri stretti orizzonti.” Di pari passo viene richiamata la posizione d’Italia che non è, secondo i relatori, diversa da quella europea. “Non siamo in grado di ripensare le nostre città, di aggiungere posti nelle nostre città,” è l’appellao al pubblico Monsignor Giancarlo Perego, il direttore generale della Fondazione Migrantes, citando i dati secondo i quali solo 400 dei 8000 comuni italiani fanno parte del progetto SPRAR (Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

L´aula della Pontificia Università Gregoriana era piena.
L’aula della Pontificia Università Gregoriana era piena. Photo credit: Centro Astalli.

Secondo il costituzionalista Stefano Rodotà stiamo assistendo ad un continuo impoverimento dell’umanità. “Com’è scritto nel Preambolo della Carta dei diritti fondamentali, l’Europa si costruisce intorno alla persona. Dov’è la persona in Europa in questo momento?,” chiede Rodotà con urgenza. La tolleranza, secondo il giurista, oggi non basta più. “Siamo pronti a tollerare che lo straniero venga da noi, arrivi nelle nostre case, faccia pulizia, faccia una serie dei lavori sgraditi, basta che poi la sera si allontani. E non ci turbi con la sua presenza nei luoghi dove noi amiamo di andare.”La paura si supera facendo incontrare le persone, concordano i protagonisti della serata. E non solo la paura dello straniero, ma anche quella del diverso, dell’invasione che non esiste, o quella a cui in Europa si assiste molto spesso – la paura del cambiamento.

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