Omar Sharif incontrò Piuculture in occasione della sua permanenza a Roma per il MedFilmFestival, ci piace ricordarlo cosìUn grande vecchio. Pantaloni neri, polo blu scura, alto, tanti capelli bianchi, la schiena per niente incurvata dagli anni, a marzo ottanta, Omar Sharif viene incontro con passo spedito e comincia a parlare amichevolmente nel suo ottimo italiano, privo di accento. L’attore, l’egiziano più noto e amato al mondo, si schernisce “sono anni che non parlo italiano, avevo molti amici nel vostro paese, giocavo nella squadra di bridge perché in Italia ci sono i migliori giocatori del mondo”. E’ a Roma per ricevere il 27 novembre alle 20, all’Auditorium di via della Conciliazione, il premio alla carriera del MedFilm Festival.L’inglese la sua fortuna. “La mia fortuna è dovuta all’ingordigia che avevo a dieci anni, ero diventato grassissimo, mia madre non poteva vedermi ridotto in quel modo, odio mio figlio ripeteva, finché trovò la soluzione, ti manderò al collegio inglese, mi disse, li si mangia malissimo. Dieci anni dopo il grande regista David Lean venne in Egitto alla ricerca di un attore arabo da affiancare a Peter O’Toole in Lawrence d’Arabia(1962). Vide diverse foto e scelse me ‘purchè parli inglese’ disse e mi aprì le porte del cinema internazionale”.Star internazionale. Tre mesi di addestramento per cavalcare i cammelli, due anni di riprese nel deserto con Peter che stabilì che il mio nome era troppo complicato, cominciò a chiamarmi Freddy e fu un amico straordinario. David Lean negli ultimi giorni di riprese mi diede un consiglio prezioso “non accettare ruoli da arabo o non uscirai più da questo cliché. Tre anni dopo ero Yuri, il protagonista del Dottor Zivago. E nel 1968, quando ormai vivevo negli Stati Uniti, Billy Wilder mi scelse per recitare accanto a Barbara Streisard in Funny Girl dove interpretavo un ebreo newyorchese”.Egitto. In questi giorni il suo paese è sulle prime pagine dei giornali per gli scontri e le manifestazioni contro i militari che sono al potere dopo la caduta di Mubarak “Io sono dalla parte dei manifestanti e soprattutto dei poveri, ma non mi sento né di destra, né di sinistra. Vivo da sempre in albergo, anche a il Cairo, sono vicinissimo a piazza Tahrir, posso seguire quanto accade dalle mie finestre. Voglio essere ottimista, anche se i più giovani, come mio figlio Tareq, sono preoccupati. Io desidero che il popolo governi e non voglio che l’Egitto diventi un paese fondamentalista”Femminile. Vive da solo, non ha una compagna “Ho avuto pochissime donne e tantissime ammiratrici. Mi sono sposato giovanissimo con Faten Hamama, star del cinema egiziano, che ho molto amato, dal nostro matrimonio è nato Tareq, dopo qualche anno abbiamo divorziato, il nostro amore non ha resistito alla lontananza. Ci sono state altre due donne nella mia vita, una era italiana, erano innanzitutto delle amiche. Non sono mancate le avventure di una notte, ma non ero né un latin lover, né ambivo al matrimonio. Tutta la vita ho desiderato una figlia, sono nonno di nipoti maschi, ma a gennaio, finalmente, nascerà una bambina”.Giocatore.“Madonna mia, nella vita ho avuto tutti i miracoli del mondo: da giocatore ho sbancato il casinò di Saint Vincent, quella sera sono salito su un taxi e mi sono fatto portare a Roma per paura che di notte, in albergo, mi avrebbero assalito e derubato. Oggi sono pazzo per i cavalli, peggio, ne possiedo otto!”.Maturità. Omar Sharif ha collezionato premi in tutta la sua carriera fino ai recenti riconoscimenti per la magnifica interpretazione in Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2003), il bel film di François Dupeyron, una parabola sulla tolleranza, sul diverso che bisogna imparare a capire per arricchirsi reciprocamente. Ha un consiglio per i giovani? “Devono perseguire le loro passioni e se sono attori, arabi, imparare le lingue, l’inglese innanzi tutto e gli auguro la mia scandalosa fortuna”.Dopo J’ai oublié de te dire(2009) di Laurent Vinas-Raymond, il suo ultimo film, che affronta in maniera lieve la vecchiaia, l’Alzheimer, che programmi ha? “Vivere, arrivare al traguardo degli ottantanni il 10 marzo, superata questa boa immagino un periodo di tranquillità e magari un nuovo ruolo in un film, quello di un simpatico nonno. E con queste parole si accomiata sorridendo, con il suo sguardo, arabo, seducente.
Nicoletta del Pesco(27 novembre 2011)