“Andare a dormire vestiti, le sirene che suonavano in continuazione, l’arrivo delle prime bombe che ti costringevano a scendere nella cantina sotto terra per mettersi al sicuro, avevo paura di questo terrore continuo, non sapevi mai a chi sarebbe capitata la disgrazia”. Aleksandra è fuggita dalla Serbia in Italia all’età di 13 anni: “Io ero spaventata, piangevo e quando mia madre ha detto che potevamo andarcene, non ho esitato, ho fatto subito le valigie”.
Dopo aver vissuto per diversi anni con la madre all’Aquila, Aleksandra si trasferisce a Roma per motivi di studio. Oggi sta per finire il master in Editoria multimediale e nuove professioni dell’informazione alla Sapienza, sta completando il tirocinio come Web e social media editor presso la camera di commercio e ha da poco concluso il percorso all’interno del laboratorio Infomigranti promosso dal settimanale online Piuculture. In Italia si è integrata perfettamente: “Quando sono arrivata per imparare la lingua nel minor tempo possibile io e mia mamma parlavamo solo in italiano. A scuola, il primo semestre avevo due insufficienze, nel secondo ero la più brava perché da noi devi spiccare, aspirare all’eccellenza, essere bocciati è una vergogna”.
Non le manca la sua terra d’origine e non sente il bisogno di allacciare legami con i propri connazionali: “le persone serbe che ho conosciuto erano amici di mia madre e il loro attaccamento alla terra natale era comprensibile visto che erano più grandi di me ed io fino a quando sono dovuta partire non ho avuto molti contatti con la cultura del mio paese”.
Non è d’accordo con la tendenza patriarcale della società serba e con l’attaccamento alla religione alla quale è fermamente contraria. Questo secondo lei l’ha fatta allontanare dalle sue radici. “Non ho mai sentito il bisogno di far parte di un gruppo per sentirmi forte e protetta, devi essere forte da solo” sottolinea Aleksandra.
“La mia casa è l’Italia, perché è quello che ho costruito negli anni. Le amicizie, le esperienze sono spesso legate ai luoghi in cui vivi. Io penso che la casa non è dove sei nato ma dove ti trovi bene.”
E si sente di dire che: “Ognuno si sente protetto dentro la propria comunità ma spesso uscire dal proprio guscio porta tante sorprese.”
Violeta Ciobanu
(26 agosto 2015)
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