“La lingua romena la dovremmo festeggiare ogni giorno parlandola e scrivendola bene.”Apre così la festa in onore della Lingua Romena, la direttrice culturale dell’Accademia di Romania di Roma, Daniela Crasnaru.La festa ha avuto luogo il 9 settembre nella sala conferenze dell’Accademia della Romania. “Da qualche anno a questa parte la lingua romena viene festeggiata il 31 agosto, ma a Roma a fine agosto tutti i romeni si trovavano in patria, quindi abbiamo deciso di posticipare la conferenza.” ha spiegato la direttrice culturale.Lo scopo della serata è stato omaggiare la lingua romena con un recital di poesie.Ad aprire la serata il giovane pianista Diego Raita che ha deliziato il pubblico con le note di Chopin.Successivamente il poeta, italianista, critico e traduttore Geo Vasile, ha recitato il più importante poema epico romeno: la ballata “Miorita”, da lui tradotto per la prima volta in italiano.
Non poteva mancare un elogio al grande scrittore nazionale romeno, Mihai Eminescu: “Non ha bisogno di presentazione, conoscete tutti il poeta di fama europea. Chi meglio del fondatore della lingua romena moderna può celebrarla? ” ha affermato Geo Vasile che ha deciso di omaggiarlo scegliendo dei sonetti che cantano il sentimento dell’amore, della solitudine e della donna.
Per concludere il suo intervento Vasile ha condiviso con il pubblico cinque opere tratte dalla sua ultima raccolta di poesie, lette con l’aiuto della platea sia in italiano che in romeno.A chiudere la conferenza è stato nuovamente il giovane pianista Diego Raita che ha suonato una polka di Chopin: “il poeta delle note”.
Cullato da queste note il pubblico ha portato via con sé la lingua di Bucarest e della Bucovina, dei principi della Transilvania, degli oltre due milioni di lavoratori che vivono lontani dalla propria patria.
Miorita
[…] Iar daca-i zari,Daca-i intalniMaicuta batrana,Cu braul de lana,Din ochi lacrimand,Pe camp alergand,De toti intrebandSi la toti zicand“Cine-a cunoscutCine mi-a vazutMandru ciobanel,Tras printr-un inel?Fetisoara lui,Spuma laptelui;Mustacioara lui,Spicul graului;Perisorul lui,Pana corbului;Ochisorii lui,Mura campului?”Tu, mioara mea,Sa te-nduri de eaSi-i spune curatCa m-am insuratC-o fata de crai,Pe-o gura de rai,Iar la cea maicutaSa nu spui, draguta,Ca la nunta meaA cazut o stea,C-am avut nuntasiBrazi si paltinasi,Preoti, muntii mari,Pasari, lautari,Pasarele mii, Si stele faclii! | E se scorgeraiUna vecchia mamma,Dal cingol di lana,Gli occhi lacrimantiCorrendo sui pianiA tutti chiedendoA tutti dicendoChi ha conosciutoE chi ha vedutoUn bel pastorelloFiero, svelto, snelloIl suo sembianteLa schiuma del latteI suoi baffettiIl grano spigatoI suoi capelliDel corvo le penneI suoi occhiettiLa mora del campo.Pecorella cara, pietà ne haiDille soltanto che io sposaiLa giovin reginaAl piè di collina,Qual selva divina.Ma quella mamma non dirle, o caraChe alle mie nozzeUn nastro si sciolse,Che come ospiti ebbiLo pomi abetiI monti come pretiMusici come uccelliMigliaia di uccelli, fiaccole le stelle. |
Violeta Ciobanu
15 agosto 2015
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