Ad un anno dalla nascita dell’Africa Creation, situato in via Macerata al Pigneto, Ndiasse mi accoglie nel luogo che rappresenta se stesso ed il suo mondo. “Ho creato questo spazio per esprimermi” spiega. Il nostro incontro sfocia così nell’esplorazione del suo Senegal e della sua Africa. A Roma, il paese e il continente d’origine di Ndiasse hanno trovato riflesso nelle attività promosse da questo centro, dando continuità a quelle gestite a Dakar prima dell’arrivo in Italia nel 2004, quando si è ricongiunto alla donna italiana sposata precedentemente in Senegal.
Tra le mura dell’Africa Creation si respira aria di terra africana, con un’immersione nel mix di colori, luci, ed odori dei tessuti e dei materiali di cui si compongono gli abiti vintage esposti, in vendita insieme a svariati gioielli e manufatti artigianali. Ogni oggetto, dal più semplice al più elaborato, colpisce per accuratezza di dettagli e per raffinatezza o estro di stile. Tutto è realizzato nell’ottica di un mercato equo e solidale, ed è spia di richiamo e di scoperta della moda e dell’arte dell’Africa occidentale. Alle pareti campeggiano quadri e pannelli luminosi e colorati, frutto del lavoro di amici e conoscenti africani, che nel tempo hanno lasciato in dono a Ndiasse una traccia della propria identità e bravura artistica. Trasferendo a Roma un piccolo scorcio della realtà senegalese di provenienza, il quartiere Medina a Dakar, nella sede romana Ndiasse organizza iniziative culturali e ricreative. Le porte sono aperte a quanti tra africani, italiani o persone di altri paesi e culture, per curiosità o interesse verso orizzonti diversi, desiderano vivere momenti di comunanza e di scambio.
L’atmosfera si fa ancor più palpabile in vista della festa del Tabaski 2015, prevista per il prossimo 24 settembre. “In questo giorno di pace e di richiesta reciproca di perdono per i torti commessi, la festa musulmana del sacrificio investe la duplice sfera famigliare e spirituale. Con i festeggiamenti provvediamo ad accontentare la famiglia e a farle un regalo” racconta Ndiasse. Questo avviene sin dal mattino, in occasione della preghiera. Vestiti a festa, i fedeli musulmani usano riunirsi nella moschea, dove accorrono soprattutto uomini e bambini; le donne, nel frattempo, curano la preparazione delle bevande e dei cibi per il pranzo a casa. “Quando gli spazi dell’edificio sacro non bastano, si sceglie un ampio luogo all’aperto, che faccia da ‘grande moschea’, accogliendo quanti più fedeli possibile, anche da vari quartieri”.
Il clima di condivisione culmina nel pranzo, per il quale in cucina gioca un ruolo importante il contributo maschile per la cottura del montone: si tratta di un atto simbolico chiave nell’ambito della Tabaski, in ricordo del gesto di fede di Abramo, disposto a sacrificare il figlio Ismaele. “L’insegnamento spirituale su imitazione dello stato d’animo di unicità di Dio rappresenta l’altra dimensione della nostra ricorrenza: siamo tenuti ad orientare l’amore ed il servizio unicamente verso Dio” sottolinea Ndiasse.Danze e canzoni religiose e di divertimento animano il resto della festa, il tutto accompagnato da vivande e bevande tipiche. Tra queste figura l’attaya, un the verde digestivo ottenuto da foglie di menta. “L’attaya ha una funzione di socialità per i senegalesi” – precisa Aida, attuale moglie di Ndiasse, nonché sua spalla nella gestione dell’Africa Creation. “La lunga attesa richiesta dalla fase di mescolamento per il desiderato effetto schiumato è resa piacevole dal contesto di spensieratezza e convivialità che l’accompagna.” Ed ancora, durante la Tabaski non può mancare il caffè touba, a base di pepe nero e chiodi di garofano. A fronte della sorprendente capacità rinvigorente per i colonizzatori francesi di fine Ottocento, “è stato ‘senegalizzato’ da Amadou Bamba, il fondatore della comunità musulmana Murid. “Considerato dapprima una bevanda energizzante, è diventato simbolo di etica del lavoro. Oggi è fonte di un’intensa attività di produzione in Senegal.”
L’Africa creation si prepara al clima di festa in occasione della Tabaski 2015. L’augurio è di riuscire a trasmettere aria di casa a coloro che vorranno parteciparvi insieme a Ndiasse e alla sua famiglia. Per un verso Ndiasse è convinto di avercela già fatta, riempiendo quest’angolo a Roma di una parte di sè e del suo Senegal.
Clara Agostini(23 settembre 2015)
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