Il mercato del lavoro in Italia: chi sono i nuovi occupati stranieri

“Ci tolgono il lavoro”, “ci rubano il lavoro”: quando si parla di stranieri in Italia, da anni vediamo e sentiamo rimbalzare su i media frasi come queste, grazie anche ad una schiera di rappresentanti politici e/o istituzionali che ne ha fatto oggetto di slogan e di speculazione ideologica. Disinformazione, strumentalizzazione di notizie, ed uso di stereotipi sono tratti che non risparmiano nemmeno il binomio ‘lavoro ed immigrazione’. La volontà di guardare oltre, senza generalizzazioni che siano il frutto di pregiudizi e di scarso spirito critico, impone un richiamo alla realtà dei fatti, a partire da quella fornita da dati ed indicatori economici sul mercato del lavoro dei migranti.

La forza lavoro straniera rimane principalmente richiesta per qualifiche di tipo manuale: le nuove assunzioni del primo semestre dello scorso anno hanno toccato quota 80%, a fronte della presenza di italiani occupati nello stesso ambito, che è al di sotto del 50%.

Nell’ambito del quinto rapporto annuale, lo scorso 16 gennaio la Direzione Generale dell’immigrazione e delle Politiche di Integrazione ha pubblicato la nota semestrale sulle dinamiche dell’occupazione in Italia, aggiornata al primo semestre 2015, illustrando cifre e statistiche sui ruoli e le tendenze preponderanti degli occupati stranieri nel nostro paese.

L’indagine antepone a premessa alcuni segnali di miglioramento generale del mercato del lavoro in Italia, in controtendenza rispetto ai trend negativi a cui i principali indicatori statistici ci avevano abituati: l’occupazione è in fase di crescita, benché debole, e la disoccupazione in diminuzione.

In particolare, dal secondo trimestre 2014, nell’arco di un anno l’occupazione ha registrato un rialzo dello 0,7%, grazie al duplice incremento dell’occupazione nativa (+0,5 su base tendenziale), e dell’occupazione comunitaria (+6,6%).

Il dato si scontra con l’andamento opposto dell’occupazione extracomunitaria, ridottasi dello 0,3%, a dimostrazione delle difficoltà sulle quali inciampa questo target di popolazione. Guardando alla situazione dei migranti, tra il primo trimestre 2014 ed il primo trimestre 2015, in relazione ad una crescita della domanda – confermata dai dati delle Comunicazioni Obbligatorie – il numero di occupati tra i cittadini comunitari è aumentato di 1,3 punti, e quello degli italiani di 0,6 punti; nota dolente, al contrario, per i lavoratori extracomunitari, il cui indicatore di riferimento è sceso di 0,8 punti. Per intenderci, nonostante le crescenti richieste di posti di lavoro nei settori dove tradizionalmente l’occupazione straniera si concentra maggiormente, basta la forza lavoro già presente sul territorio italiano a coprirla.

La disoccupazione in Italia è diminuita solo nel caso degli italiani e dei cittadini comunitari, ed il tasso resta al 16% circa per i cittadini extracomunitari, contro poco meno del 12%, registrato tra la componente italiana.

Considerando la fascia di popolazione tra i 15 ed i 64 anni, mediamente l’occupazione straniera in Italia raggiunge i dieci punti percentuali; due terzi dei lavoratori sono cittadini extracomunitari, nel 40 % dei casi impiegati in attività  che rientrano nella voce ‘Altri servizi collettivi e personali’.

La maggiore concentrazione di occupati stranieri extra UE si registra nelle regioni del Nord ovest e del nord est del paese: rispettivamente, le unità arrivano circa a quota 565 mila unità e 400 mila. Analizzando il contesto del centro Italia, spicca il tasso dei lavoratori cittadini comunitari, pari al 33%; poco più del 17% di lavoratori stranieri UE, e poco meno del 14% di lavoratori stranieri extra UE risiedono nel Mezzogiorno.

Nei primi sei mesi del 2015, oltre un milione e 300 mila cittadini hanno trovato un nuovo impiego in Italia; solo il 16% di questi sono stranieri: tradotto, numericamente, questo significa 208 mila neo lavoratori.

Le assunzioni si sono concentrate maggiormente in attività tradizionalmente di occupazione straniera, legate ai settori economici ‘Altri servizi collettivi e personali(+36,1%), ed ‘Agricoltura, caccia e pesca(+31,7%); in misura più contenuta, tra gli altri, hanno interessato i settori ‘Costruzioni’ e ‘Alberghi e ristoranti’, dove il numero di neo occupati è salito rispettivamente del 19,9% e del 18,4%.

Permane il nodo della disoccupazione giovanile anche per la componente migrante, perché tra i nuovi impiegati stranieri, solo rispettivamente il 42% ed il 47,7% della forza lavoro UE ed extra UE sono under 35. Lo stesso indicatore supera il 51% per i lavoratori italiani.

Circa le modalità di reclutamento della manodopera straniera, nel 30% dei casi sono utilizzati contratti a tempo indeterminato.

Alla luce della quasi totale assenza del fabbisogno di personale immigrato dotato di competenze e tecniche professionali elevate, il lavoro manuale risulta la forma di inquadramento professionale più diffusa: nello specifico, le nuove occupazioni nel settore operaio registrano quota 80%, a fronte della presenza di italiani occupati nello stesso ambito, inferiore al 50%.

L’agricoltura rientra tra le attività economiche in Italia dove maggiore è la presenza di occupati stranieri. Nel semestre 2015, il settore ‘Agricoltura, caccia e pesca’, ha conosciuto un incremento di quasi il 32% in termini di nuove assunzioni.

Merita segnalazione, inoltre, la tendenza dei migranti al lavoro fatto in proprio, mediante attività commerciali più o meno piccole. Sia per i nuovi occupati UE, sia per quelli extra UE, le percentuali si aggirano attorno al 5%, avvicinandosi al 6,4% della componente italiana rilevata per la stessa posizione professionale.

Se spostiamo l’attenzione al livello di qualificazione della domanda di lavoro immigrata, tra i nuovi assunti oltre i 15 anni, nel secondo trimestre 2015, quasi il  12% dei lavoratori extracomunitari risulta in possesso al massimo della licenza elementare: il numero supera di gran lunga quelli dei nuovi occupati comunitari (1,2%), e dei nuovi occupati italiani (3,5%). Sorprende, al contrario, la percentuale di laureati extracomunitari presenti nell’ambito dell’educazione terziaria e post-lauream: rappresentano il 13 % del totale, staccando di quasi 5 punti percentuali la cifra relativa ai laureati comunitari.

Come strumento di inserimento lavorativo, il canale di ricerca privilegiato dagli stranieri è costituito da ‘parenti, amici e conoscenti’ per oltre il 53% dei casi per i neo impiegati extra Ue, e per più del 57% per i nuovi lavoratori UE; i servizi, il Centro per l’impiego tra tutti, in tal senso hanno rivestito un ruolo residuale, rispetto al canale di accesso al mercato del lavoro fornito dal sistema privato di intermediazione, scelto dal 5-6 % di cittadini stranieri.

Quale, in sintesi, il profilo del lavoratore straniero in Italia oggi? Appartenente al 16% – sulla percentuale della platea complessiva – dei neo occupati migranti, il lavoratore straniero trova impiego più frequentemente in settori quali ‘Servizi collettivi e personali’ ed ‘Agricoltura, caccia e pesca’. Il suo inserimento nel mondo lavorativo avviene in buona parte sulla base di un contratto a tempo indeterminato, siglato, per la quasi totalità dei casi, per la qualifica di operaio con livelli di istruzione medio-bassi. Al di là di questo trend, c’è anche chi, sempre più spesso, trova lavoro dopo aver conseguito un titolo di laurea.

Sin qui alcuni dati significativi sul mercato e le dinamiche occupazionali nel nostro paese, nell’intento di mettere ordine e di dare evidenza agli effettivi risvolti del fenomeno immigrazione e della presenza degli stranieri. Niente di più oggettivo di numeri ed indicatori economici per smorzare luoghi comuni e stereotipi, per uno stimolo alla conoscenza, alla corretta informazione ed ad un comune atteggiamento critico.

Clara Agostini(9 febbraio 2016)

LEGGI ANCHE:- Bando giovani migranti per disoccupati o inoccupati stranieri;- Coris Sapienza: l’università incontra il mondo del lavoro;- La sartoria di Margarita a Roma, un esempio di imprenditoria.