E’sempre difficile raccontare le migrazioni contemporanee senza cadere nella banalità quotidiana, senza inciampare negli errori semantici o, peggio, nella dialettica politica, che rischia di contagiare con la sua sterile astrattezza ogni traccia di chiareza e di umanità. Creare il connubio perfetto tra dati statistici e informazione è il compito che attende il nuovo progetto Open Migration, nato ufficialmente il 28 dicembre 2015, dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili insieme al supporto di Open Society Foundations, con l’intento di riportare l’attenzione sui numeri e sul lessico, come sottolinea Andrea Menapace, direttore Cild e responsabile di Open Migration: “Quando il dibattito su uno dei fenomeni più complessi e controversi della nostra epoca ruota attorno a parole come “emergenza” e “invasione”, le prime vittime sono la capacità di comprensione del pubblico e la dignità di chi, in virtù del suo essere in fuga da povertà e guerra, viene messo sotto i riflettori.”
Le parole hanno un loro peso specifico, a volte ignorato, altre volte capace di opprimere, togliendo il respiro ad un intero paese: “Basti pensare alla leggerezza con cui si parla di “invasione musulmana”, alimentando in un colpo solo paura e pregiudizi. Senza che vi sia alcun fondamento per una tale affermazione. Abbiamo quindi iniziato a pensare a come si potesse strutturare un progetto del genere, di cosa avesse bisogno in termini di ricerca e competenze, di dialogo con chi lavora a vario titolo in questo ambito”.
Il problema continua ad essere la scarsa conoscenza dei dati oggettivi e delle reali situazioni: “Sentiamo parlare quotidianamente della tragica situazione in Siria, ma sappiamo, ad esempio, da cosa scappano i nigeriani, che hanno il record di richieste d’asilo in Italia, ma vengono spesso trattati come migranti di serie B? Sappiamo quante donne ci sono tra i rifugiati, un tema appena sfiorato dai media? Prossimamente contiamo anche di dare spazio agli aspetti legali, troppo spesso trascurati.”
La chiarezza dei dati deve essere accessibile a tutti: ai media, agli addetti ai lavori e a chi semplicemente vuole informarsi sul fenomeno delle migrazioni. Nessuno è immune dall’errore, né dalla leggerezza semantica. L’obiettivo è “arrivare a un maggior numero di persone, sfidando i pregiudizi, che spesso accompagnano questi temi. Un esempio? Tra i nostri contenuti di maggiore successo c’è questo test che mette alla prova le conoscenze sulla crisi dei rifugiati: nelle prime tre settimane 1000 persone hanno fatto il test, con una percentuale di risposte esatte inferiore al 50%. Speriamo che sia stata un’occasione di riflessione su quanto davvero sappiamo di un tema che è entrato nel dibattito quotidiano… e chissà, magari tra qualche mese i risultati saranno diversi e le persone maggiormente informate!”
Elisa Carrara
(10 febbraio 2016)
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