Reportage di Marco Grandelis e Noè Ayo Bañares per il workshop Raccontare L’intercultura
Farfalle in volo. “Se non sei già su un termitaio devi faticare molto perché ci si accorga di te” dice Evelyn Ampon Sekyeredu, originaria del Ghana, residente a Roma dal 1993.Costretta a rinunciare al sogno di studiare legge, perché nel suo paese fare l’avvocato significava rischiare la vita, Evelyn si orienta verso la passione che l’accompagna fin da bambina: disegnare abiti. Dopo aver frequentato corsi di moda europea si trasferisce in Italia per studiare come stilista e lancia un suo marchio.Evelyn destruttura letteralmente i vestiti europei che ha in casa, in uno stile volto a realizzare ponti tra le due culture. Una sua collezione di vestiti si chiama Le farfalle in volo, dove tredici nomi di farfalle raccontano altrettanti caratteri di donna: “Le donne, proprio come le farfalle, oltre alla loro bellezza sono fondamentali per la vita e la società”.L’alto costo dei laboratori sartoriali e il gusto del pubblico, che non è ancora preparato a questo stile, la inducono a lasciare l’attività avviata a Trastevere. Lei però non si scoraggia: ora lavora come ausiliaria presso una scuola d’infanzia che adotta il metodo Montessori. Aspetta il momento giusto per tornare a Recobot, il suo brand che significa spazio libero. Il riferimento è a Isacco, che asseconda la volontà di Dio e viene ricompensato con un luogo di pace e serenità, dove i propri progetti possono realizzarsi.
Comunque nonna. Galina Doncenco, Moldava, vive a Roma da sedici anni. “In Moldavia lavoravo come operaia in una fabbrica di salumi, quando sono arrivata in Italia ho cominciato a lavorare come badante”.Racconta che il suo paese è bellissimo, ma dopo la conquista dell’indipendenza dalla Russia negli anni ’90 sono venuti a mancare i sostegni statali che permettevano di condurre una vita serena, come le cure mediche gratuite o gli assegni per l’istruzione dei figli. Lei ne ha due: “Mio figlio vive a Roma, mia figlia a New York. Qui il suo diploma era carta straccia mentre negli Usa è riuscita a realizzarsi. E allora ho visto crescere i miei nipotini oltreoceano, ne ho sentito su Skype le prime parole”. Tutto l’amore di nonna che avrebbe voluto regalare lo ha dato ai due bambini di cui si occupa ormai da un po’ di anni, lavorando come babysitter.Tra le sue grandi passioni ci sono la cucina e il fimo. Con questo materiale simile al pongo realizza collane, orecchini e altri originalissimi oggetti che ha già esposto a Roma e a Torino, dove dovrebbe tornare questa primavera. “Ogni tanto il mio paese mi manca, ma amo l’Italia e voglio viaggiare per conoscerla meglio”.
Hindmade! “Quando sono arrivata in Italia avevo cinque anni, mi sono sentita accolta fin da subito. Posso davvero dire di considerarla la mia seconda casa”.Hind Rajil, di origini marocchine, è l’ideatrice del marchio Hindmade ovvero Creazioni di Hind.Che si tratti di collane o orecchini non troverete mai due oggetti realizzati allo stesso modo. “Cerco sempre di creare qualcosa di unico ed irripetibile, come lo è ognuno di noi”.Mentre frequenta il liceo artistico a Roma Hind si iscrive all’accademia di moda, e si diploma come modellista. Vuole sperimentare, raccontare le sue esperienze, la sua cultura: “In Marocco torno ogni anno, eppure conservo sempre lo stupore del turista che è lì per la prima volta”. Una sua personalissima idea è quella di utilizzare nelle collane e negli orecchini gli sdifa, dei bottoncini di filo realizzati a mano che di solito si trovano sui vestiti tradizionali marocchini come il Kaftan.È possibile ammirare le sue creazioni negli spazi dell’associazione culturale Incontrando.
La magia del cristallo. Ex portiere di una squadra di pallamano di serie A della Repubblica Ceca, Lenka Kosikova ha vinto nel 2015 il Moneygram Award come migliore imprenditore straniero nella categoria crescita del profitto.L’azienda che ha fondato si chiama Kvetna 1794, attiva a Roma nella produzione e distribuzione di cristallerie d’alta gamma della Repubblica Ceca. “Kvetna è il nome di un piccolo villaggio della Moravia, dove nel lontano 1794 fu fondata una cristalleria per volere di Alois, Principe del Lichtenstein”.Una tradizione lunga due secoli, che Lenka è orgogliosa di far conoscere all’Italia, paese che ama per quanto a volte non ne condivida la mentalità, l’eccesso di burocrazia e la zona grigia del rispetto delle leggi.Ma tradizione non è in contraddizione con innovazione: gli aspetti più dinamici della sua azienda, le strategie di marketing, una rete di vendita che sta raggiungendo capillarmente l’intera Italia, non sono altro che ramificazioni di quel rizoma sotto cui sente pulsare forte il cuore della sua terra. E allora il cristallo riflette atmosfere moderne ma allo stesso tempo risuona di tradizione, di sapienza e di memoria condivisa in cui tutti possano riconoscersi.“Sono grata all’Italia perché ho avuto l’opportunità di rendermi conto che riuscire con il lavoro in questo meraviglioso paese è un fatto concreto e realizzabile”.
Marco GrandelisNoè Ayo Bañares(3 marzo 2016)
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