Per Erodoto erano i Garamanti, per il mondo sono gli “uomini blu”. Sono i Tuareg: carovanieri nomadi, unici in grado di portare al di là del deserto cose, animali e persone. Vivono di pastorizia, leggono le stelle per scegliere le strade da percorrere, non lasciano mai la loro terra.Eppure a volte succede, che lascino gregge, famiglia e tende e partano per l’Europa. E se un regista li incontra sul suo cammino, chissà, può persino decidere di raccontare la loro storia. E farne un film che dura dieci anni.
Solo Andata nasce quando Fabio Caramaschi, metà fotografo e regista e metà maestro elementare, dopo anni di studi linguistici e antropologici sull’Africa, si trova in Niger per costruire una scuola, proprio dove le scuole sono poche e lontane. “Da Agadez l’unica scuola francofona è a chilometri di distanza e non offre alloggio né mensa: i bambini camminano a lungo per raggiungerla ogni giorno, e alla fine, spesso, la abbandonano”. Mentre è nel villaggio, Fabio viene a sapere di una donna Tuareg il cui marito, Mohamed, è in Italia. La comunicazione fra i due è difficile, la linea inesistente: “Con il nostro telefono satellitare siamo riusciti a farli mettere in contatto: era circa un anno e mezzo che non si sentivano”, racconta Caramaschi.
La scoperta di una comunità Tuareg a Pordenone nasce così. Seguono viaggi, incontri fatti di scambi di foto scattate in Africa, racconti e confidenze. E nel 2004, finalmente, la storia di Haddou, partito con Mohamed, viene allo scoperto: il gregge perso, la voglia di dare un futuro di istruzione ai suoi figli, la decisione di partire. E soprattutto, le difficoltà di un ricongiungimento.
I Tuareg che il film non racconta
Haddou ha tre figli, ma di questi riesce a portarne in Italia solo due. Il suo reddito è insufficiente, la casa troppo piccola, la questura non si fida. “Ci sono voluti cinque anni per portare in Italia Alkhassoum, il figlio più piccolo” racconta Caramaschi, spiegando che il film, della storia, racconta solo una parte. Non mostra i tanti lavori cambiati da Haddou, il trasloco in una casa più grande, le spese legali, i due test del DNA, di padre e figlio. Non racconta nemmeno il viaggio di Alkhassoum con il nonno ottantenne per consegnare i risultati all’Ambasciata italiana più vicina, in Costa d’Avorio.
Il film non racconta nemmeno le donne, per una precisa scelta stilistica: “la mamma ha chiesto espressamente di non comparire nelle riprese “, spiega il regista. “Trovo che la mancanza quasi totale di una presenza femminile in questo film sia una pecca, ma ho preferito non parlarne del tutto piuttosto che dare un’immagine parziale della donna africana”. Quella dei Tuareg è una società matriarcale, fondata sulla monogamia: per parlarne in modo approfondito servirebbe un secondo film.
Generazioni a confronto
Solo Andata dunque è una storia di tre generazioni di uomini, ma a raccontarla è soprattutto una, quella dei bambini. Sidi, il figlio maggiore, va a scuola, ha imparato l’Italiano, ama lo sport, da grande vuole fare il giornalista. E, telecamera alla mano, racconta la sua Italia, fra le interviste ai familiari e quelle alla gente comune. Che, forse, non sempre dice quello che pensa, perché “la telecamera cambia la prospettiva” spiega Caramaschi.
Sidi è uno dei tanti bambini di seconda generazione, cresciuti in Italia ma appartenenti a due culture. Haddou insiste perché non dimentichi la sua lingua, il tamashek, ma i ricordi del deserto sono lontani: “Già non ti ricordi più?” gli chiede Alkhassoum, raccontandogli della vita nomade in Niger. E se padre e figlio minore non hanno dubbi sul voler tornare in patria, Sidi è combattuto, insieme alla sua doppia identità.
I nuovi Tuareg: cosa è cambiato dopo dieci anni
Sidi sta finendo la scuola e a volte insegna qualcosa anche al padre: l’ultima scoperta è che anche gli italiani sono stati un popolo di emigrati. Non sa se diventerà un giornalista, ma sa che se vorrà avrà tempo per farlo.
Haddou lavora in fabbrica ed è presidente dell’associazione Mondo Tuareg. Promuove incontri interculturali in Italia e ha finanziato la costruzione di una scuola in Niger. Il film ha contribuito a far conoscere la comunità dei Tuareg, rendendogli più facile girare per la città con gli abiti tradizionali. Vorrebbe tornare in patria, ma sa che oggi più che mai farlo sarà molto difficile.
E Alkhassoum? “Quel bambino col vestitino blu è sparito per sempre, con tutto quello che ha pensato, visto e fatto” spiega Caramaschi. “Il senso del titolo del film è questo: quello di chi emigra è un viaggio di sola andata. Anche se si torna in patria non si è mai uguali a quando si è partiti”. In fondo Alkhassoum nel film lo aveva detto: “se sono venuto qui da solo, forse posso anche tornare da solo”. Bene, lo ha fatto, ed ora è di nuovo in Niger. Il sogno del padre però l’ha realizzato: va a scuola e studia. E anche se continuerà la vita del deserto, avrà l’istruzione che Haddou ha così tanto desiderato per lui.
Decisamente, qualcosa è cambiato.
Veronica Adriani
(30 marzo 2016)
Solo andata: calendario delle proiezioni
Solo andata sarà proiettato da Piuculture nel mese di aprile in tre scuole del Municipio II di Roma secondo il seguente calendario:
- 7 Aprile: Winckelmann – ore 10-12
- 14 Aprile: Mazzini – ore 9-11
- 21 Aprile: Fratelli Bandiera – ore 10-13
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