Dieci giovani migranti non accompagnati, ma, presto, alfabetizzati a livello informatico. Saranno loro i protagonisti dell’iniziativa ‘Una cultura informatica per i minori migranti’ messa a punto dal Club Roma tre di Soroptimist Intenational, con la collaborazione di Aica, l’associazione italiana per l’informatica e il calcolo automatico’. Il progetto è stato presentato nell’ambito della conferenza ‘L’integrazione culturale dei migranti’ che Claudio Martelli, presidente della Fondazione Opera Onlus ed esperto dei problemi dell’immigrazione, ha tenuto lunedì 11 aprile presso l’hotel Ambasciatori.Più di quindicimila minori stranieri non accompagnati sono presenti sul territorio italiano. 5.588 hanno fatto perdere le loro tracce, rendendosi irreperibili. L’età media di arrivo è inferiore ai sedici anni, un quinto ha un’età compresa tra i dodici e i quattordici anni. Il loro numero aumenta anno per anno in maniera esponenziale: dal dicembre 2012 ad oggi sono triplicati. Una situazione drammatica accentuata dalle migliaia di profughi in fuga dai conflitti, come in Siria, Afghanistan, Iraq, dal terrorismo in Pakistan, dalla siccità, dalla fame e da regimi dittatoriali nell’Africa sub-sahariana. Il corso è rivolto a loro e dovrebbe avere inizio a maggio. I corsi si articoleranno in quattro ore per otto giorni e si svolgeranno presso le sedi di alcuni Istituti di formazione accreditati da AICA.Il progetto intende offrire una istruzione informatica di base, regolarmente certificata dall’Ecdl, patente europea del computer, a giovani migranti non accompagnati di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Un modo per far loro acquisire una conoscenza indispensabile per l’inserimento nel mondo del lavoro favorendone così l’integrazione. Per la realizzazione del progetto il club Roma tre di Soroptimist Intenational intende avvalersi della collaborazione di organizzazione quali il Centro Astalli, Civico Zero, Caritas e Comunità di Sant’Egidio.Introdotto da Lucia D’Aleo presidentessa club Roma Tre ha aperto la conferenza Claudio Martelli che, di fronte ad una folta e attenta platea che si è rivelata poi molto partecipativa, ha fatto una relazione sull’integrazione culturale parlando dei vari modelli e dei loro fallimenti. A cominciare dal melting pot al modello francese dell’assimilazione culturale sfociato poi nelle banlieu a quello del multiculturalismo inglese o americano che, mentre enfatizza i diritti civili e il diritto al lavoro genera poi isolazionismo e conflitti urbani molto violenti.Ha sottolineato la difficoltà del comunicare, del capirsi, anche quando si parla e si conosce la lingua del paese in cui si è emigrati. La capacità di tradurre non basta perché ci sono valenze culturali difficili da assimilare. E’ necessario tuttavia sviluppare un linguaggio comune. Quello del computer e dell’informatica, magari? Poi l’ex politico e ministro è entrato a parlare di politiche migratorie – Martelli realizzò la prima legge organica sulla questione dell’immigrazione e si trovò a fronteggiare l’emergenza degli sbarchi dall’Albania – ribadendo che bisognerebbe limitare l’accesso in Europa dei migranti puntando su iniziative mirate e umanitarie. Fondamentale anche non alimentare le paure di “invasione” o le spinte a “escludere o cacciare”.
Fabio Bellumore(12 aprile 2016)