Attese 10 mila persone di 40 nazionalità e 150 tra comunità e associazioni. Sono i numeri della Festa dei Popoli, che si terrà domenica a Roma per la 25a edizione. Una festa animata dalla partecipazione cattolica, ma che punta a coinvolgere tutte le realtà sociali di Roma impegnate nella costruzione di un tessuto sociale segnato da più culture. “Roma ha la vocazione all’intercultura e all’accoglienza da secoli. Da sempre è il centro, il crocevia, di culture diverse” afferma padre Aldo Skoda, uno dei responsabili della festa, insieme a monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle Migrazioni. L’evento inizierà alle 9 di domenica 15 maggio, a San Giovanni in Laterano.
I confini e le frontiere ritornano come nella prima edizione. Il 3 maggio 1992 a Val Melaina va in scena la prima Festa dei popoli e il titolo è “insieme senza frontiere”. Oggi “Misericordia senza confini”. Per Padre Skoda – responsabile dell’evento per i missionari Scalabriniani – questo evento ha una importante chiave simbolica “la chiesa di San Giovanni rappresenta per noi cattolici la madre di tutte le chiese. Portare qui la festa dei migranti significa portarla al centro della nostra realtà, come ha fatto Papa Francesco”. Questa festa nata 25 anni fa è anche un modello nazionale. Di feste dei popoli, a maggio, se ne avranno in giro per tutta Italia: Brescia, Reggio Calabria, Torino, Pavia, Vicenza e diverse altre realtà.
Liturgia, cibo, spettacoli e una serie di stand per raccontare i progetti attivi sul territorio romano: buone pratiche di lavoro su integrazione e inclusione. La manifestazione è suddivisa in due parti, una liturgica nella basilica di San Giovanni in Laterano e l’altra folkloristica e culturale sul palco e nella pazza antistante la cattedrale. Alle 9 apertura degli stand, alle 12.30 si terrà la messa. La Festa proseguirà con la degustazione di prodotti gastronomici tipici delle comunità etniche partecipanti e, dalle 15, con lo spettacolo folkloristico multietnico.
Due sorprese volte a lanciare due messaggi. La prima: “l’accoglienza all’evento sarà fatta da chi tutti i giorni beneficia di progetti di accoglienza. I richiedenti asilo presenti nel centro Casa Scalabrini 634, che accoglie 30 rifugiati. Saranno i primi volti della festa”, afferma padre Skoda. In più, sul palco dove si esibiranno trenta gruppi tra danza e musica, i presentatori saranno Ireneo Spencer, della comunità capoverdiana, Sara Vitali, della parrocchia del Santissimo Redentore a Val Melaina, Ryan Asinas e Jeneca Mangayo, della comunità filippina. “Un messaggio chiaro che vuole parlare delle seconde generazioni di migranti. Giovani cresciuti in Italia, a Roma. Il nostro paese ha già il loro volto. Il loro entusiasmo, lo spirito di integrazione fa ben sperare” ci tiene a precisare padre Skoda, intento a mettere a punto gli ultimi preparativi di una manifestazione organizzata dall’Ufficio per la pastorale delle Migrazioni di Roma, dalla Caritas diocesana, dai Missionari Scalabriniani in collaborazione con le comunità etniche di Roma e provincia, le Acli provinciali, Roma Capitale e la Regione Lazio.
Fabio Bellumore(12 maggio 2016)
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