Zarifa tiene in braccio il piccolo Leith che dorme placido, la donna ha altri due figli, e tranquilla riprende con il suo telefonino quello che si svolge intorno a lei: gli altri viaggiatori arrivati con i corridoi umanitari, i giornalisti, i fotografi e quando chiedi cosa si aspetta dalla vita in Italia, risponde “che sia bella”.Laura ha due bambini, la più piccola ha tre anni, Anthony dieci, lei è libanese e quando si è sposata con Georges, siriano, è andata a vivere a Homs da dove cinque anni fa sono dovuti scappare per la guerra.Ghofran, ha 18 anni è arrivata con il giovane marito, più timido di lei, e con la famiglia di lui, genitori ancora giovani che hanno altri figli piccoli. I due ragazzi sposati da sei mesi stanno uno accanto all’altra e non si sottraggono a fotografi e giornalisti “I ragazzi da noi avvertivano l’instabilità, avevano paura, si sentivano insicuri, stavano in casa. Per me l’Italia è il paradiso” dichiara la giovane.Talaat ha ventiquattro anni e un piccolo bambino di un anno, sorride e racconta che con lei sono arrivate le sue sorelle, i fratelli e i genitori. Quando è scoppiata la guerra frequentava l’università a Homs: Inglese per traduzioni, “è una lingua che so tradurre per iscritto, ma non ho pratica nel parlarlo” dichiara sorridendo.Sono loro alcuni dei 97 siriani e 4 iracheni – la metà sono bambini – che sono arrivati il 3 maggio a Fiumicino da Beirut grazie ai corridoi umanitari realizzati in accordo con il governo italiano da la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche italiane, FCEI, e la Tavola ValdeseL’iniziativa non grava minimamente sullo Stato, è autofinanziata soprattutto dall’8×1000 della Chiesa Valdese e in parte dalla campagna realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio è a Fiumicino ad accoglierli “I corridoi umanitario che consentono di arrivare in Europa senza rischiare la vita sono solo all’inizio, si tratta di una provocazione per gli altri paesi europei, un modo legale e giusto per fuggire dalla guerra”. Gli fa eco Mario Giro, vice ministro degli Esteri “I corridoi umanitari ci hanno portato a fronteggiare l’arrivo dei profughi con la ragionevolezza dell’accoglienza”.L’accoglienza non è un’esperienza recente per la FCEI che, come ricorda il suo presidente Luca Maria Negro, il 22 aprile 2001 stilò a Strasburgo, con tutte le chiese europee: cattoliche, protestanti, ortodosse, una carta ecumenica per “contribuire insieme a dare accoglienza a donne e uomini migranti in cerca di asilo in Europa”.Paolo Naso della Tavola Valdese ha ricordato che sono passati poco più di due mesi dalla realizzazione del primo dei corridoi umanitari e i 97 siriani giunti in Italia stanno frequentando ogni mattina corsi di italiano, mentre a coloro che erano gravemente malati sono prestate le cure necessarie, “perché i corridoi umanitari non sono solo risposta all’emergenza, ma integrazione. In futuro sono previsti nuovi arrivi, questa volta da Marocco e Etiopia, l’obiettivo è che i corridoi umanitari diventino un modello su scala europea, il vero successo sarà quando altri paesi europei adotteranno questa pratica”.Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio traccia la rotta che ancora attende i viaggiatori arrivati questa mattina a Fiumicino con i corridoi umanitari, verranno accolti prevalentemente, ma non solo, dalle organizzazioni che hanno realizzato il progetto: la maggioranza raggiungerà Torino, alcuni verranno ospitati a Milano e Novara. Terni, Frosinone, Cetona, Firenze e Roma sono le destinazioni nel centro Italia. Un gruppo raggiungerà Potenza. L’obiettivo è l’integrazione nella cultura e nel tessuto sociale del paese che passi innanzi tutto dall’apprendimento della lingua e dalla conoscenza della Costituzione italiana che tutti hanno ricevuto in regalo nella propria lingua.
Nicoletta del Pesco(3 maggio 2016)
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